Silvano d’Orba – I residenti hanno minacciato le barricate per impedire che sia realizzato l’impianto di recupero e lavorazione dei rifiuti di plastica provenienti dalla raccolta differenziata. Dovrebbe sorgere nel primo lotto dell’ex area dell’azienda di materassi Sapsa Bedding in via Caraffa, a Silvano d’Orba, chiusa definitivamente l’anno scorso. Ad insediarsi nell’area è la ReFuel impresa che fa parte del gruppo Benfante che si occupa della raccolta e del riciclo di rifiuti. Ma la cosa non piace ad una settantina di abitanti del posto che sono pronti a fare ricorso al Tar contro l’autorizzazione che la Provincia rilascerà alla Refuel per l’impianto. Temono problemi d’inquinamento ambientale significativi e un peggioramento complessivo della qualità di vita. In conferenza dei servizi la Provincia ha raccolto pareri tecnici e dubbi, cui ReFuel ha risposto integrando il progetto esaminato il 26 maggio. Accolte anche le osservazioni presentate dall’architetto Maura Leoncini responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Silvano d’Orba in particolare sulla viabilità. Non nasconde una certa perplessità il sindaco di Silvano d’Orba Giuseppe Coco: “Sarà un impianto da monitorare per le ricadute che potrà avere sull’ambiente. L’attività richiederà da parte di tutti attenzione per i controlli. Sarà impegno del Comune tutelare l’ambiente circostante e chi vive nei dintorni. In base al Piano regolatore abbiamo chiesto e chiederemo garanzie di salvaguardia”. Secondo un primo accordo non potranno transitare più di 54 camion al giorno, che non seguiranno percorsi alternativi ma la strada provinciale che attraversa la zona industriale della Caraffa e collega Silvano a Tagliolo e Lerma. Pronta la risposta del comitato spontaneo dei residenti: “La zona della Caraffa nella valle del Piota porta alle aree protette del Parco naturale della Capanne di Marcarolo, in quanto, per quanto l’impianto sia fatto bene, comunque tratta rifiuti, 140.000 tonnellate annue di plastica, il che implica pericolosità per l’ambiente. Questa attività è in contrasto per chi promuove la salvaguardia e contro l’impegno del territorio per la valorizzazione del paesaggio e dei prodotti tipici locali per promuovere il turismo”. L’azienda non può ancora realizzare l’impianto ma può allestire il cantiere. L’obiettivo è attivare la lavorazione entro il 2020 con circa 30 dipendenti, che, stando alla presentazione alla popolazione, avvenuta l’autunno scorso, in parte saranno attinti fra le liste dei disoccupati ex Sapsa. Il nuovo sistema di lavorazione a freddo, finalizzato alla trasformazione dei rifiuti in combustibile per industria pesante sarà realizzato nell’ala nord dello stabilimento ex Sapsa Bedding, la fabbrica di materassi fallita nel 2016, lasciando 93 persone dell’Ovadese e di Genova senza lavoro. Dal materasso al Carbone verde, i tecnici dell’azienda chiamano così il combustibile, che deriverà da questo nuovo sistema di recupero. I fratelli Benfante, titolari dell’impianto assicurano che “la lavorazione non impiega acqua e non prevede combustione. È un metodo innovativo per l’Europa, presente soltanto in Gran Bretagna. Il progetto è nato in collaborazione con l’università di Genova ed il combustibile è rivolto al mercato estero”.