Quello che inizia, così come quello che si è concluso formalmente a giugno, sarà uno degli anni scolastici più delicati e particolari dal dopoguerra. Il coronavirus ci ha costretti a mesi di sacrifici, ha privato tutti noi di quella normalità di vita che davamo per scontata.
Non ci siamo mai arresi, ci siamo ripromessi, fin dal primo giorno, che avremmo dovuto reagire, combattere per riconquistare ciò che ci era stato tolto.
E in questo senso non posso nascondere la grande soddisfazione per la riapertura delle scuole, che abbiamo fortemente sostenuto fin dal principio, lavorando senza sosta perché questo giorno tanto atteso potesse finalmente arrivare.
Ed eccoci qui, finalmente, ad aprire i portoni dei nostri istituti con tutti gli accorgimenti per garantire il massimo della sicurezza e della tranquillità. Per tutti.
Da oggi si guardi avanti e si riporti al centro la la scuola. Come ben scriveva il filosofo danese Soren Kierkegaard: “La vita può essere capita solo all’indietro ma va vissuta in avanti”. Ed è proprio sul futuro che, ora, abbiamo il dovere di guardare con fiducia, vigile serenità, sicurezza e determinazione.
Non dobbiamo però commettere l’errore di concentrarci soltanto sul virus. Perché la vera sfida, oggi, con tutte le precauzioni garantite, deve essere quella di preoccuparci soprattutto del futuro dei nostri bambini e ragazzi.
Sostenendo la qualità della didattica, rimettendo davvero la scuola e la qualità della stessa al centro dell’attenzione, consapevoli che è proprio tra le mura dei nostri Istituti che si creano le basi, le radici, per formare le generazioni future. Radici che non possono attecchire e crescere solamente di fronte a uno schermo, nonostante le possibilità offerte dalla didattica a distanza favorite dai progressi della tecnologia.
Per crescere, per imparare, occorre frequentare le scuole, respirare l’aria delle aule, ascoltare in presenza le lezioni insieme ai propri compagni, vivere ogni giorno il confronto con gli insegnanti e i professori. Nei quali si ripone tutta la mia fiducia, in quanto determinanti per trasmettere sapere, dare l’esempio, insegnare un metodo di studio e di lavoro che accompagnerà i loro allievi per tutta la vita.
Riapriamo quindi le scuole facendoci trovare pronti, attenti, consapevoli di un rischio che non potrà, al momento, essere «zero», ma che non deve angosciarci nè prevalere sull’attenzione alla qualità dello studio dei nostri ragazzi.
Da qui il mio augurio di inizio anno, rivolto ai ragazzi, alle loro famiglie, agli insegnanti, ai dirigenti scolastici e a tutto il personale che opera negli Istituti è più che mai sentito:
che sia scuola in aula, di crescita e di entusiasmo.
Buona scuola a tutti.