Moncalvo – Mancano ormai pochi giorni all’inaugurazione della “Casina delle Rose” contigua alla struttura principale detta “Cascina Graziella” vecchio caseggiato sottratto alla mafia e destinato all’accoglienza di 14 donne vittime di violenza o con problemi di dipendenza. Per i lavori completi mancano ancora 200.000 euro che saranno raccolti dall’associazione “Rinascita Donne” di Asti che con “Libera” gestirà il complesso di Santa Maria. I principali sostenitori del progetto sono Don Luigi Ciotti, primo firmatario dei protocolli, i Comuni di Asti e Moncalvo. Francesco Pace, braccio destro di Bernardo Provenzano, la acquistò nel 1990 e nel 1996 stava per presentare un progetto di recupero al Comune di Moncalvo se non fosse intervenuta in quegli stessi mesi una sentenza di confisca emanata dal Tribunale di Trapani, che la assegnò al Comune. La titolazione della cascina è in memoria di Graziella Campagna, 17 anni nel 1985, lavorante in una tintoria a Villafranca Tirrena, nel Messinese, che il 12 dicembre di quell’anno rinvenne nella tasca di una giacca di un cliente un documento non corrispondente al personaggio che l’aveva lasciata. La mafia non poteva permettere che Graziella raccontasse il fatto al fratello carabiniere e la uccise abbandonando il corpo crivellato da colpi d’arma da fuoco nelle campagne vicine. I suoi due assassini furono arrestati e condannati all’ergastolo, ma uno di loro Gerlando Alberti Junior, nel 2009 ottenne i domiciliari per gravi condizioni di salute.