Cuneo – “Adesso cosa faremo? Dove troveremo riparo?” è la domanda che circola maggiormente tra i giovani stranieri accampati al Movicentro di Cuneo dopo l’ordinanza del sindaco Federico Borgna che prevede multe di 500 euro a chi bivacca in strada e per i recidivi addirittura il daspo urbano, una sorta di divieto ad entrare in città, simile a quello previsto per gli ultrà violenti negli stadi.
Arrivano da Milano, Torino o da altre parti d’Italia per guadagnare qualche decina di euro nelle campagne cuneesi. Non avendo un contratto fisso partono all’alba, a volte pedalano fin oltre Centallo alla ricerca di un lavoro a giornata. Se non lo trovano tornano in città con nello zaino qualche pesca raccolta a terra nei filari, che può servire per pranzo in attesa della cena alla mensa Caritas.
Al Movicentro parcheggiano le bici, lasciano i borsoni, sulle ringhiere stendono maglie e giubbotti. La notte, per chi non dorme nelle altre strutture di assistenza, la “casa di vetro” a fianco della Stazione si trasforma in giaciglio. Ora, con l’ultima ordinanza sul decoro, questo non è più possibile.
L’emergenza Covid e l’arrivo in zona dei migranti stagionali della frutta sta mettendo a dura prova la rete di assistenza e di solidarietà così come la tolleranza degli abitanti di alcuni quartieri, per esempio quello della Stazione, dove alcuni giorni fa è scattata anche un’ordinanza comunale che vieta il consumo di alcolici in strada.
Alla sera molti migranti che stazionano nella zona del Movicentro raggiungono la mensa della Caritas di via Massimo d’Azeglio, dove nelle ultime settimane si è registrato un aumento delle richieste di pasti. “La struttura è in grado di consegnare una media di 50 pasti al giorno, dal primo agosto siamo saliti a 70. Recentemente i volontari mi hanno però segnalato la presenza di un centinaio di persone a sera. Per evitare assembramenti il servizio è take away, ognuno riceve una busta con la cena e il pranzo per il giorno dopo. Abbiamo un dialogo continuo con Comune, Croce rossa, cooperative e le altre associazioni di assistenza sul territorio. Bisognerà mettersi attorno a un tavolo e capire e allo stesso tempo essere concreti, tenendo conto che sia gli abitanti dei quartieri, sia i migranti e le persone in difficoltà hanno tutti interessi legittimi. Questa sarà la grande sfida. Un gioco di equilibrio, senza demonizzare nessuno” ha affermato Sara Marchisio, vice presidente Caritas.