La Croce Rossa stima oltre 4.000 feriti, ospedali in ginocchio. Coinvolto anche un militare italiano, ma sta bene. Una saldatura avrebbe innescato la deflagrazione di 2.700 tonnellate di nitrato di ammonio in un deposito nei pressi del porto. Il governatore stima danni fra 3 e 5 miliardi di dollari, 300.000 persone senza casa. Secondo fonti israeliane il magazzino era utilizzato da Hezbollah. Domani Macron in visita. Trump: “Una bomba”
Beirut (Agi) – È salito a 113 morti, oltre 4.000 feriti e un centinaio di dispersi il bilancio della doppia devastante esplosione di ieri nei pressi del porto di Beirut. Ma intanto sono stati messi agli arresti domiciliari tutti gli ufficiali dell’autorità portuale della città, responsabili dello stoccaggio dei materiali nei magazzini e della sicurezza della struttura.
I militari ai domiciliari sarannno controllati dall’esercito. Il responsabile della dogana, Baabri Daher, ha reso noto che la sua agenzia aveva ripetutamente richiesto di rimuovere dal porto il nitrato d’ammonio ma ciò non è mai accaduto.
La prima stima del governatore della capitale libanese, Marwan Abboud, parla di danni per 3-5 miliardi di dollari, il disastro ha lasciato senza casa 250-300 mila persone. I soccorritori sono al lavoro per fornire rifugi, cibo e acqua ai sopravvissuti.
Per il presidente Usa, Donald Trump, le esplosioni sono state causate da una bomba. Una tesi che è stata però contraddetta da tre fonti anonime della Difesa Usa citate dalla Cnn, secondo le quali non ci sono indicazioni di attacchi. Le stesse autorità libanesi, che hanno invitato chi può a lasciare la città a causa dell’aria tossica, hanno al momento ammesso che le deflagrazioni sono avvenute in un deposito nei pressi del porto, dov’erano custodite 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, confiscate anni fa a contrabbandieri. Una sostanza pericolosissima che è deflagrata forse per le scintille sprigionatesi durante un’operazione di saldatura nel magazzino.
“Stiamo assistendo ad un’enorme catastrofe”, ha detto il capo della Croce Rossa libanese George Kettani ai media locali. “Ci sono vittime e vittime ovunque. Oltre 100 persone hanno perso la vita. Le nostre squadre stanno ancora conducendo operazioni di ricerca e salvataggio nelle aree circostanti”, ha spiegato, mentre il governatore Abboud, ha confermato che i dispersi sono più di 100. Una nave della task force marittima Unifil attraccata nel porto è stata danneggiata e alcuni soldati delle forze di pace navali sono rimasti feriti, alcuni dei quali gravemente. Si è già scatenata una gara di solidarietà con offerte di aiuto da tutto il mondo. L’Ue ha attivato il meccanismo di Protezione civile e offerto 20 milioni. Dalla Francia partiranno oggi tre aerei carichi di aiuti e personale e l’Eliseo ha annunciato che domani il presidente Macron sarà a Beirut.
La Difesa ha confermato che un militare italiano rimasto ferito sta bene. è stato lui stesso ad informare i familiari. L’effetto delle esplosioni è stato apocalittico: un boato udito fino a Nicosia, sull’isola di Cipro, distante più di 240 chilometri, un urto pari a quello di un terremoto di magnitudo 4,5.
La capitale del Libano è piombata nel sangue, nel caos, nella disperazione, in un incubo che il governatore ha sintetizzato così: “Sembra quello che è successo a Hiroshima e Nagasaki”. Le scene sono di spaventosa devastazione: moltissimi gli edifici danneggiati seriamente nel raggio di chilometri. Tra questi anche il palazzo presidenziale e diverse ambasciate.
Indenne la rappresentanza diplomatica italiana. Nella città è stato proclamato lo stato d’emergenza per due settimane. La Farnesina sta monitorando l’eventuale coinvolgimento di altri italiani, che al momento non risulta.
Gli ospedali di Beirut sono entrati immediatamente in crisi, investiti dall’ondata immane di feriti. In uno solo di questi, l’Hotel Dieu, sono giunte 500 persone bisognose di cure urgenti.
La Croce Rossa libanese si sta coordinando con il ministero della Sanità per individuare luoghi per allestire obitori improvvisati.
Gli ospedali hanno chiesto ai pazienti con ferite non letali di rimanere a casa perché non sono in grado di far fronte ad un afflusso del genere. Numerosi ospedali sono stati danneggiati dalle esplosioni e nel distretto di Gemmayze, il personale medico è stato costretto a curare i pazienti in un parcheggio.
Mancano forniture di medicamenti base, a partire dagli antibiotici.L’Organizzazione mondiale della sanità ha annunciato che sta preparando 23 tonnellate di aiuti umanitari nel suo magazzino di Dubai da inviare a Beirut
Si sono moltiplicati gli appelli alla donazione di sangue e al rientro immediato in servizio di tutti i medici e infermieri. Ma per Save the Children, il rischio è che i bambini non potranno essere curati negli ospedali al collasso: “Intere strade sono state spazzate via, i bambini sono dispersi, mentre le squadre di soccorso lavorano negli edifici distrutti estrarre gente dalle macerie”. Il Porto principale di Beirut, ormai completamente devastato, è vitale per gran parte del cibo, i cereali e il carburante che il Libano importa e le famiglie, già colpite dalla crisi sanitaria ed economica, risentiranno immediatamente della carenza di beni di prima necessità a causa di questa tragedia.
Il presidente, Michel Aoun, ha convocato il Consiglio supremo di difesa, e ha definito “inaccettabile” il fatto che 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio siano rimaste immagazzinate per sei anni nel porto di Beirut senza misure di sicurezza. Il premier, Hassan Diab, ha assicurato che tutti i responsabili di “questa catastrofe”, saranno “chiamati a risponderne”. Si indagherà, certo.
E intanto fonti israeliane suggeriscono che quel magazzino venisse utilizzato da Hezbollah. Da parte sua, il movimento libanese sciita ha affermato stamattina che tutti i poteri politici del Paese devono superare la “dolorosa catastrofe” e unirsi.
Da ieri,le scorte di grano stoccate in porto non sono più utilizzabili, ma il Libano dispone di abbastanza grano per un mese e mezzo. Il silos nel porto di Beirut, con una capacità di 120 mila tonnellate, era quasi vuoto al momento dell’esplosione, ha rivelato al quotidiano Ahmed Hatteet, direttore del sindacato degli importatori di grano, aggiungendo che quattro navi che trasportavano 28 mila tonnellate di grano non sono state in grado di attraccare al porto.
Intanto il porto di Tripoli, nel Nord, sarà il principale centro di spedizioni del Paese, ha annunciato il ministro dei Lavori Pubblici, Michel Najjar.
Diab ha chiesto sostegno alle nazioni amiche, e tra i primi a rispondere è stato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha promesso il sostegno dell’Italia. Anche Israele ha offerto aiuti umanitari e l’Ue si è detta pronta a fornire assistenza, così come Germania e Francia. Il Libano, devastato da una profonda crisi economica, è alle prese con un ritorno dei contagi da coronavirus, che hanno indotto il governo a reintrodurre misure restrittive. Venerdì inoltre è attesa la sentenza del Tribunale speciale per il Libano (Tsl), con sede all’Aja, sull’omicidio dell’ex premier Rafiq Hariri, ucciso il 14 febbraio del 2005 con altre 21 persone.