Novara – A distanza di qualche giorno dal blitz della Squadra Mobile di Novara con 26 perquisizioni fra Cerano, Milano e le province di Pavia e Genova sulla psico-setta, il “Dottore”, al secolo Gianni Mara Guidi, ha rotto il silenzio.
Tramite il suo legale, l’avvocato Silvia Alvares del foro di Torino, ha dichiarato di essere “più che esterrefatto. Niente di quello che ho letto sui giornali in questi giorni corrisponde al vero”.
Si sono parlati per la prima volta mercoledì. Il «Dottore», settantasettenne residente a Milano e spesso dimorante in una delle casette di località Cerano beach, all’interno del parco del Ticino dove gli investigatori ritengono ci fosse il centro logistico dell’organizzazione, respinge ogni addebito.
E’ indicato come capo di una psico-setta che almeno da trent’anni avrebbe circuito psicologicamente decine di donne, spesso di famiglie facoltose, per introdurle in un «mondo magico, fantastico, segretissimo», dietro al quale si nascondevano invece, secondo quanto ha raccontato due anni fa da una donna che ha avuto il coraggio di scappare, pratiche sessuali spesso estreme e dolorose, vere e proprie torture, anche ai danni di minorenni.
«Non conosco nessuna delle ragazze indicate come vittime», aggiunge. Su di lui gravano accuse come associazione per delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù e alla violenza sessuale.
Guidi, laureato in farmacia, persona di cultura, gestisce, fra l’altro, la «Quintessentia», laboratorio di fitocosmesi, oli essenziali, estratti fluidi e erbe medicinali che si trova in via Osoppo a Milano, che poi è anche il luogo in cui risulta la sua residenza.
Secondo l’avvocato Alvares, l’uomo è molto provato fisicamente. Ha qualche acciacco legato all’età, viaggia con un bastone, e nonostante tutto si sente anche tranquillo in merito allo sviluppo della vicenda.
A breve presenterà ricorso al tribunale del Riesame contro il sequestro di domenica da parte della Polizia.
Nelle dimore e nelle attività commerciali del «Dottore» e degli altri indagati è stato portato via di tutto: pc, telefoni, penne usb, e poi libri, videocassette. Molti i volumi della casa editrice milanese «Edizioni della Terra di Mezzo». Gli investigatori sono convinti di poter ricavare altro materiale utile alle indagini, partite grazie alla segnalazione di una donna oggi trentacinquenne che due anni fa, dopo un lungo percorso di riflessione, ha deciso di raccontare in questura a Novara quando da lei vissuto fin dalla tenera età: ad otto anni, tramite uno zio, aveva subito di tutto. Nel 2010 era poi riuscita a «sganciarsi» dall’organizzazione che, in base a quanto verificato dalla polizia, è rimasta attiva fino a qualche giorno fa. Dagli uffici della questura di Novara, a partire dal questore Rosanna Lavezzaro, è stato lanciato un appello ad altre potenziali vittime: “Fatevi forza, denunciate, rompete l’indugio”.