Alessandria (Andrea Guenna) – Nel caso di Amiu, quella gabellata per una soluzione è invece una truffa a danno dei 193 lavoratori della partecipata fatta fallire da Rita Rossa. Con l’inopinato annullamento della gara di concessione del servizio di nettezza urbana, legittimamente vinta dall’Ati Amiu-Iren nel 2011, che consentiva al Comune di incassare ben 40 milioni (15 subito e 25 negli anni a venire) e ai dipendenti il posto di lavoro con tutte le prerogative mantenute, hanno danneggiato i dipendenti e generato un buco di oltre 43 milioni. Infatti la partecipata della nettezza urbana è costata 3,65 milioni ad Amag per il suo acquisto che, sommati ai 40 milioni persi con l’annullamento della gara vinta dall’Ati Amiu – Iren, fa l’iperbolica cifra di 43,65 milioni. Cioè abbiamo pagato un sacco di soldi per avere ciò che avevamo già e per cui potevamo essere lautamente pagati! Naturalmente De Capitani e Bressan cantano vittoria ma non dicono che i lavoratori hanno perso i superminimi e due anni di scatti di anzianità (vedi tabella sotto). Loro dicono che gli scatti 2015 saranno pagati metà nel 2016 e metà nel 2017, mentre tutta l’anzianità maturata fino al novembre 2014 (11 mesi) sarà pagata in tre rate: 2015 (40%), 2016 (30%) e 2017 (30%) e, se la matematica non è un’opinione, l’anno prossimo i lavoratori percepiranno solo il 40% degli scatti del 2014 (11 mesi), mentre nulla si sa degli scatti del 2016 e del 2017. Insomma tutto lascia pensare che il mancato conferimento degli scatti di due anni si trascinerà all’infinito senza essere mai saldato. È un giochino vecchio come il mondo. Poi c’è il problema del Tfr che Amag Ambiente pagherà (quando?) per il 65% mentre il restante 35% non sarà pagato in quanto rientrante nel fallimento di Amiu. A tutto ciò si aggiunge il fatto che il consorzio dei comuni si è spaccato perché solo il 60% di loro ha votato favorevolmente all’assorbimento di Amiu in Amag Ambiente (vedi grafico a torta). Infatti, in 19 (compresa Alessandria) hanno detto di sì, quattro non c’erano e i restanti nove non hanno dato il loro assenso (5 astenuti e 4 contrari). Ma anche tra quelli che hanno votato “sì” c’è molta perplessità in quanto almeno la metà di loro l’ha fatto per non andare contro i lavoratori, come ha detto a chiare lettere il sindaco di Masio. Se le indiscrezioni di una “secessione” dei comuni (13 in tutto) fossero confermate, il consorzio si spaccherebbe ed il bacino d’utenza diminuirebbe sensibilmente per cui salterebbe subito il piano economico di Amag Ambiente con gravissimo danno, per non dire fatale, per Amag che è il soggetto che paga. Questa è l’esatta fotografia di quello che sta accadendo e fa specie che i sindacati non abbiano mosso un dito per evitarlo, facendo invece finta che l’accordo fosse a favore dei lavoratori mentre invece è la loro condanna per i prossimi anni con grave danno economico. È questa l’ennesima dimostrazione che il sindacato di sinistra fa l’interesse del Pd e non dei lavoratori. Costi quel che costi. Complimenti e avanti o popolo.
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