Alessandria – C’era un centinaio di commercianti stamane, davanti a Palazzo Ghilini, sede della Prefettura, per protestare contro le deboli misure adottate dal Governo a supporto dei comparti della ristorazione e delle attività di vicinato.
In Piazza della Libertà molti hanno intonato, ironicamente, la nota canzone di Mina “Parole, parole, parole” e urlato la loro rabbia sotto le finestre della Prefettura.
Ristoratori, baristi, agenti di viaggio, tutti hanno protestato perché vogliono che le istituzioni “capiscano il nostro disagio, la nostra condizione. Siamo stati chiusi per quasi tre mesi, ora stiamo incassando circa il 30 per cento di quello che si guadagnava prima della pandemia. Così non ce la facciamo. Ci devono aiutare”.
Ma chi lo farà: i politici di Roma, quelli di Torino, quelli alessandrini?
Le loro richieste sono state consegnate – insieme al presidente di Ascom Alessandria Vittorio Ferrari – da alcuni rappresentanti al sindaco e al prefetto. Per farle arrivare direttamente ai ministri.
Senza mezzi termini i commercianti chiedono una cosa: “Vogliamo soldi, questo è quanto. Senza fondi e aiuti concreti non possiamo andare avanti. Fra qualche mese chiuderemo. E poi le tasse chi le pagherà”?