Novi Ligure – Ribadita la cassa integrazione di cinque settimane. Ieri al vertice alessandrino in Prefettura tra sindacati e dirigenza, la Arcelor Mittal ha sostanzialmente ribadito quanto detto nei giorni scorsi.
E cioè che l’azienda, perlomeno al momento, non ha in mente piani di rilancio.
Ieri in mattinata presente all’incontro, oltre naturalmente all’azienda rappresentata dal capo del personale Arturo Ferrucci, anche l’assessore regionale al Lavoro, Elena Chiorino, mentre la “controparte” sindacale era rappresentata dai segretari provinciali Anna Poggio (Fiom), Salvatore Pafundi (Fim) e Alberto Pastorello (Uilm), insieme ai rappresentanti delle segreterie confederali alessandrine di Cgil, Cisl e Uil e agli esponenti delle Rsu novesi. Ma le posizioni sono rimaste distanti.
Nel pomeriggio, con la mediazione del prefetto, si è poi tenuto un altro incontro, nel pomeriggio, fra le segreterie provinciali di Fim, Fiom e Uilm con l’azienda. La speranza era che un nuovo confronto potesse far intravedere quella luce in fondo al tunnel che tutti auspicavano. Ma, anche in questo caso, le cose si sono risolte in un nulla di fatto.
L’azienda continua a sostenere la linea di una crisi del mercato dell’acciaio legata all’emergenza sanitaria che avrebbe indotto molti clienti a disdire ordinazioni.
Da parte loro, invece, i sindacati smentiscono affermando che i clienti non hanno ritirato i prodotti a causa dell’emergenza coronavirus, ma nessun ordine è stato annullato. Dunque il lavoro potrebbe proseguire.
Oggi, intanto, nel polo novese dell’azienda nessun mezzo entrerà o uscirà dallo stabilimento e alle 10 sono state convocate le assemblee dei lavoratori per informarli di questa situazione. Nel corso dell’incontro si discuterà delle ipotesi e delle forme di lotta che saranno attuate nei prossimi giorni.
Secondo i sindacati l’atteggiamento del gruppo, non solo per Novi ma anche per Genova e Taranto, sia di voler risparmiare sul costo del lavoro utilizzando l’ammortizzatore sociale utilizzato per il coronavirus, che costa meno.
Si pensa, inoltre, che il prolungamento della cassa possa essere un pretesto per una liberazione di ArcelorMittal dagli impegni presi con l’Italia.