Di chi è stata la colpa della disastrosa alluvione nel Trevisano con morti e distruzione? Per i politici ed i tecnici di Stato, demiurghi dell’italica opinione, e conseguentemente per la gran parte delle televisioni e degli altri mezzi di informazione di massa, non c’è stato dubbio veruno: la colpa è della Pioggia! Ossia della natura da un po’ di tempo “matrigna”, per dirla con le parole di Gicomo Leopardi, e propensa al crimine contro le italiche genti. Giusto! Vero! Un giudizio scientificamente ineccepibile, una perfetta analisi che affonda le sue radici giuridiche nell’immortale cultura della classicità greca. Come narra il grande storico Erodoto nella sua immortale opera giunta fino a noi, il grande Serse, sommo re dei Persiani, quando il mare improvvidamente distrusse il ponte di barche da lui fatto costruire sul Bosforo, per punirlo di questa inaccettabile offesa alla sua maestà, lo fece frustare dai servi. Poichè in Italia, sacra Patria del diritto, non possiamo lasciare impunita la responsabile di ben quattro morti e delle distruzioni avvenute nel Trevisano, diviene indispensabile che la pioggia sia a lungo frustata pubblicamente da alcuni boia assunti in precario per l’occasione. Tacciano i soliti buonisti contrari alle punizioni corporali. Di fronte ad un delitto così efferato non c’è buonismo che tenga. E c’è di più! Affinchè la pioggia, come suo solito, non fugga furbescamente a valle cambiando dolosamente il suo essere e trasformandosi in un innocente torrentello, proponiamo pure che, in attesa dell’esecuzione della pena, sia incarcerata in apposite cisterne penali e sorvegliata a vista da coraggiosi addetti alla Protezione civile. E giustizia va fatta subito, senza i soliti rimandi all’italiana, senza stare ad ascoltare le tesi degli avvocati difensori, propensi a dannose soluzioni, o aspettando forti precipitazioni non sempre disponibili. In base all’efficace e luminoso principio legale di “punirne uno per ammonirne cento” sarà sufficiente incaricare il boia di frustare anche una semplice pioggerellina estiva, la prima che capita. In tal modo anche i più distruttivi temporali ci penseranno due volte prima di scaricare le loro acque nei nostri territori. Solo così, facendo giustizia, riacquisteremo a livello internazionale il prestigio, la stima e l’onore che da sempre merita la nostra Patria. Ugualmente non possiamo che compiacerci dell’aiuto apportato a questa nostra nobile crociata in difesa dell’onore d’Italia, arrecato dalla “Sapienza”, la prestigiosa università di Roma che ha invitato il capitano Schettino a tenere una lezione per spiegare ai giovani come ci si comporta in caso di naufragio. Indirettamente si è anche loro spiegato qual è l’equa grandezza dell’italico concetto di giustizia in cui il presunto colpevole è ritenuto innocente fino al giudizio definitivo che, per chi ha i soldi per pagare l’avvocato e magari anche qualcun altro, arriva dopo oltre venti anni. È una vera e propria lezione morale data dall’Italia alla feroce e spietata Inghilterra in cui un capitano di nave che fugga per primo durante un naufragio, abbandonando i passeggeri e l’equipaggio al loro destino, sarebbe impiccato all’istante, al primo pennone disponibile senza nemmeno perdere tempo a fare il processo.
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