di Ugo Peano
Alessandria – Oggi pomeriggio alle sei si terrà la Santa Messa in Suffragio di Sua Altezza Reale Umberto II di Savoia, il “Re di Maggio” che, per favorire la riappacificazione nazionale, preferì lasciare l’amatissima Patria piuttosto di far valere le legittime sue ragioni in merito ai brogli elettorali che liquidarono la monarchia compiuti quando ministro dell’interno era il tortonese Giuseppe Romita. La cerimonia si svolgerà al Santuario della Madonna di Loreto e di Santa Rita (Padri Domenicani). Il programma delle celebrazioni prevede alle 17,30 la recita del Rosario e la messa alle 18 celebrata da Padre Angelo. Il Re di Maggio preferì lasciare l’Italia per evitare il peggio, ma non è mai stata fatta piena luce sul referendum “Repubblica o Monarchia” del 2 giugno 1946. Pare certo che alcuni politici considerati “Padri della Patria” sapessero perfettamente come erano andate le cose, essendo al corrente che il 4 giugno i carabinieri, a metà spoglio, comunicarono a Pio XII che la Monarchia si avviava a vincere, e nella mattinata del 5 giugno, De Gasperi annunciava al Re Umberto II che la Monarchia aveva vinto. Pare certo anche che circa 200 funzionari furono inseriti illegalmente al Viminale dal ministro della giustizia Togliatti per la revisione di 35.000 verbali circoscrizionali e sezionali. Seguirono indegne pressioni ed intimidazioni che avrebbero influenzato i giudici della Corte di Cassazione, dopo che i rapporti dell’Arma dei Carabinieri, presente in tutti i seggi, segnalarono al Ministro degli Interni Romita la vittoria della Monarchia. Ma nella notte tra il 5 ed il 6 giugno i risultati si capovolsero in favore della Repubblica con l’immissione di una valanga di voti di dubbia provenienza. La cosa non ha mai convinto gli italiani onesti, monarchici o repubblicani non importa, che hanno cercato e cercano ancora oggi di capire cosa sia veramente successo, anche perché sommando le nuove schede elettorali alle precedenti il numero dei votanti era addirittura superiore agli aventi diritto al voto. È del tutto evidente che i voti giunti al Ministero dell’Interno all’ultimo momento – che consentivano la vittoria alla repubblica – erano scaturiti dal nulla. Erano falsi.
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