Alessandria (Andrea Rovere) – L’emergenza abitativa ad Alessandria si sta facendo sempre più pressante. Ne sanno qualcosa i residenti del condominio dell’Atc in Via Volturno, da lungo tempo ormai costretti a confrontarsi quotidianamente con una situazione di degrado a cui pare non si sappia porre rimedio. Le cantine dello stabile sono diventate infatti i rifugi di tanti poveri cristi, e certo qualche piccolo delinquente, senza un’alternativa reale all’occupazione di una cantina o di un palazzo abbandonato per potersi mettere un tetto sulla testa. Ed è proprio da qui che bisognerebbe partire, mentre, il più delle volte, si inverte l’ordine di priorità dei problemi.
Per intendersi, è ovvio che i residenti di Via Volturno vivano una situazione di grave disagio: sono stati di fatto espropriati di un pezzo della casa per cui pagano un regolare affitto, si ritrovano bollette maggiorate a causa dell’utilizzo della corrente da parte degli occupanti, per non parlare poi di igiene e sicurezza. Tuttavia, questo è un problema che si può risolvere concretamente solo affrontandone prima un altro, ovvero quello della condizione di chi, finito ai margini, non ha nemmeno più l’opportunità di accedere a quei presupposti di base necessari a fornire la spinta a risollevarsi, a sperare in un futuro diverso. Un uomo che finisce per strada e che non può nemmeno più contare sulla certezza di un pasto caldo mattina e sera, su un angolo in cui lavarsi e su un tetto per la notte, è un uomo la cui dignità è calpestata in modo tale da non consentirgli altro se non la rassegnazione ad uno stile di vita degradato che genera a sua volta degrado. Si è dei disperati, e a quel punto le scelte possibili sono solo al ribasso: c’è chi tenta di rimanere a galla elemosinando qua e là per poi rifugiarsi la notte in una cantina o in un palazzo diroccato (vedasi la situazione all’Europista, nella zona fra Via Silvio Pellico e Via Galilei), e chi invece sprofonda nel tunnel della droga e, di conseguenza, in quello della criminalità.
L’Amministrazione alessandrina se ne rende conto? Probabilmente sì. E tuttavia non sapremmo dire se vi siano in atto delle strategie attraverso le quali spezzare un circolo vizioso che va affrontato partendo dalle origini: la mancanza di opportunità lavorative stabili in provincia, nonché di riqualificazione professionale, e quella di un sistema coordinato che coinvolga enti pubblici e privati nella realizzazione di progetti di edilizia popolare e di assistenza agli indigenti.
Sgomberare le cantine dello stabile di Via Volturno e alcuni edifici abbandonati in città sarebbe sì auspicabile per il bene dei residenti, ma di fatto possibile solo sapendo dove andare a ricollocare gli occupanti abusivi consentendogli però di compiere un passo verso una vita diversa e, di conseguenza, non diventare motore di ulteriore degrado altrove. Se allora l’ampliamento di strutture sufficienti a garantire una prima assistenza (pasto caldo, docce, letto per la notte) ai senza tetto sarebbe cosa buona e necessaria, nondimeno occorre lavorare affinché gli ospiti temporanei di tali strutture possano abbandonare quanto prima la propria condizione “parassitaria” trovando un’occupazione che consenta loro di “ripartire”. Uno stipendio per sostenere i costi, pur minimi, di una casa popolare e dei beni di prima necessità, è il punto d’arrivo di un percorso che solo l’Amministrazione pubblica può gestire a braccetto con quei cittadini finiti ai margini. Così come, nel caso si parli invece di persone impossibilitate per varie ragioni a svolgere un lavoro, ci si dovrà adoperare per garantir loro quantomeno i termini minimi d’integrazione nella società che qualunque cittadino onesto o proiettato all’onestà merita. Si chiama Stato Sociale, una macchina complessa da concepire, non certo in termini di assistenzialismo peloso, quello della propaganda politica di chi ciancia di integrazione promuovendo le condizioni affinché questa resti per lo più un eterno miraggio, ma in modo razionale e votato allo sviluppo.
Ed è proprio di questo che avremmo voluto parlare con Vittorio Ciccaglioni (nella foto), Assessore comunale con deleghe ai servizi alla persona, nonché alle politiche sociali, abitative e per la famiglia, ma a quanto pare nel momento sbagliato. L’Assessore ha infatti rimandato l’intervista a causa di problemi personali, e dunque noi restiamo qui con molte domande e un dato su tutti: Alessandria tira la cinghia ma i cittadini che hanno terminato i buchi sono in aumento. Vogliamo fare qualcosa?