Alessandria (Andrea Guenna) – D’estate la vita cambia un po’. Cambiano i ritmi. Cambiano gli orari. Cambia il tramonto e si allungano i giorni. Il caldo fa la differenza anche se, nonostante le balle dei climatologi, da tre miliardi di anni è sempre lo stesso e ti affligge tra la fine di giugno e la metà di luglio. Poi bon, la temperatura torna sopportabile fino all’arrivo dell’autunno. Gli è che d’estate si ha più tempo a disposizione perché la gente si riposa e dorme un po’ di più poiché ha preso le ferie anche se resta a casa. Anch’io che non vado mai in ferie ho più tempo a disposizione e riesco a soffermarmi su particolari che trascuro quando fa freddo e si lavora come bestie senza pensare a nient’altro. Anch’io d’estate sono un po’ messicano col sombrero, accucciato per terra sotto il sole, e penso a tutto quello che non serve, al passato e al presente, essendo più attento al superfluo che non all’essenziale. Pettegolezzi, curiosità, aneddoti, maldicenze, balle da bar come quelle che si raccontavano e si sentivano una volta d’estate fra amici. Quattro risate e poi ancora altre balle fino allo sfinimento. Ora sono vecchio e seduto davanti ad un arnese che quarant’anni fa non era nell’immaginario di nessuno, il computer. Ora senza di lui non si vive più. L’hanno messo perfino nei telefonini buoni per tutto e poi, se serve, anche per telefonare. Ma quando torna il caldo torrido e ti difendi all’ombra cercando di metterti nel cono d’aria del ventilatore, ricordi quei momenti sublimi, allorché andavi in Vespa a Tortona per incontrare una ragazza carina che ti aveva sorriso, della quale conoscevi solo l’indirizzo. Gli amici pensavano al resto facendole sapere che fra le tre e le tre e un quarto del pomeriggio saresti transitato casualmente sotto casa sua. Chissà perché lei era lì che, altrettanto casualmente, era scesa in strada per buttare la spazzatura. Altri tempi, ma in certe cose la musica non è molto cambiata. In politica per esempio le abitudini sono rimaste le stesse e tutte in gran parte ispirate dal compromesso che ai tempi di Machiavelli era un’arte mentre oggi è una camarilla. Il mondo politico è popolato da imbonitori di piazza senza idee, soprattutto a sinistra, dove tutti si agitano sempre più in preda al delirio sventolando bandiere della solidarietà e della difesa dei più deboli. Ovvietà disgustose. Ma soprattutto stupisce il fatto che aumenti la tendenza all’insensatezza dove la coerenza è ormai confinata ai margini della consuetudine. Quella coerenza che dovrebbe essere una delle qualità principali d’un uomo. Quella coerenza che i nostri politici dimostrano di aver del tutto dimenticato. Parliamo di Davide Buzzi Langhi (nella foto con Molinari), esponente di Forza Italia che un tempo era nella Lega anche se la Lega lo ha espulso nel 2012. La sua colpa è stata quella di diventare assessore del sindaco Piercarlo Fabbio che lunedì 9 gennaio 2012 annunciava di avergli assegnato le deleghe a Commercio, Cultura e Turismo. La Lega era uscita dalla maggioranza di centrodestra ed il “rimpasto azzurro” che comprendeva anche il figlio di Francesca Calvo scatenava l’ira furibonda del Carroccio. Mercoledì 18 gennaio 2012 il capogruppo in consiglio comunale Roberto Sarti dichiarava alla stampa: “La nostra linea è sempre stata chiara ed evidente, nel senso che a partire dai bilanci abbiamo sempre tenuto una posizione di coerenza: la non partecipazione al voto se non c’era il parere favorevole di tutti i revisori. Se poi qualcuno della Lega, come è stato fatto nell’ultimo consiglio Comunale, prende una decisione del tutto personale e in contrasto totale con le direttive del partito, questa persona è fuori dal partito”.
Come è noto Buzzi Langhi si era già smarcato dalla Lega il 30 dicembre precedente restando in aula per garantire il numero legale alla giunta e, da allora, erano passati solo dieci giorni, quando, il 10 gennaio 2012 il figlio della Calvo accettò di entrare nella giunta di Piercarlo Fabbio.
Il “tradimento” di Buzzi Langhi non era ovviamente piaciuto alla federazione provinciale della Lega Nord che provvedeva ad espellerlo dal partito. Dopo la riunione del direttivo di lunedì 16 gennaio 2012 il Carroccio mandrogno diramava un comunicato stampa in cui si leggeva: “Il Direttivo provinciale della Lega Nord (cioè Molinari, n.d.r.), in data 16 gennaio 2012, visti i ripetuti comportamenti in palese violazione delle direttive impartite dalla Segreteria di Alessandria e dal Direttivo Provinciale, ha proceduto con il formalizzare l’espulsione di Davide Buzzi Langhi dal Movimento”. Cinque anni dopo, lo stesso Riccardo Molinari, numero due di Salvini, che aveva buttato fuori a calci in culo Davide Buzzi Langhi nel 2012, lo avrebbe accolto nella giunta di centrodestra alessandrina come il figliol prodigo, favorendone la nomina a vice sindaco.
Ed ecco che la Lega mandrogna non ha dimostrato – anche in questa circostanza – una grande coerenza. Che dire poi della Lega a livello nazionale che annovera come numero due un tizio – Molinari – che si è barcamenato per anni a livello locale fra compromessi e dietrofront politici come nel caso di Buzzi Langhi?