I VIGILI NON SANNO COME INTERVENIRE PER ARGINARE IL PROBLEMA (FASULLO) DELLA PROSTITUZIONE IN CITTA’. SPERIAMO CHE I POLITICI SI DIMENTICHINO DELLA COSA
di Andrea Guenna
Alessandria – In un’epoca in cui le donne sanno solo rompere i coglioni e gli uomini stanno diventando bulicci, parlare di lucciole può apparire anacronistico. Eppure sono fondamentali per la vita del mondo, vere infermiere del corpo e della mente. Tutti i più grandi artisti le hanno descritte e simboleggiate, sia in musica, sia sulla tela che sulla carta, da Giuseppe Verdi a Fabrizio De André, da Gustave Flaubert a Dino Buzzati, da Caravaggio a Henri de Toulouse-Lautrec a Picasso. Sono sempre state un traguardo importante nella vita degli uomini: da adolescenti si andava a puttane per curiosità e per dimostrare che si era già uomini, da giovani (sui 18 anni) ci si andava perché se ne aveva voglia e a militare per non spararsi troppe seghe. A volte non si riusciva a consumare l’atto e lei, la lucciola, ti consolava. Mi ricordo che una volta (sì perché anch’io sono andato a puttane una decina di volte, e lo ammetto pubblicamente a rischio di essere trascinato in tribunale da Ilda Boccassini) d’estate, a Lavagna, in campeggio con gli amici, insieme a Giancarlo sono uscito in macchina alla ricerca di una lucciola. L’abbiamo trovata sul lungomare. Era veramente bella, una brunetta di circa 25 anni, ma anche noi due non eravamo male…, trenta chili fa. L’abbiamo rimorchiata e ci siamo andati, uno alla volta per carità!, prima l’amico e poi il sottoscritto. Ma quella sera non ci riuscivo, mi ero appena lasciato con la fidanzata e non ero in forma. Era meglio lasciar perdere, e lei non voleva neppure che la pagassi (10000 lire, eravamo nel 1974, circa 50 euro di oggi). Mi ha consolato: “Certo con me non è come con la tua fidanzata, lo capisco”. Era una brava ragazza. Le ho voluto subito bene e l’ho pagata volentieri, non per l’atto che non c’è stato, ma perché quella sera lei era stata per me come un ottimo psichiatra. Tutta questa splendida poesia impastata di rozzo erotismo e delicata umanità non c’è più, e la prostituzione, da libera che era è diventata argomento all’ordine del giorno in consiglio comunale passando da una volgarità all’altra: la politica di oggi. Proprio in Alessandria dove alla fine del XVIII secolo c’erano 15.000 soldati e tremila puttane, ci tocca dibattere su una delibera che regolamenta la prostituzione in città. Di positivo c’è che, per il solo fatto di parlarne, è del tutto evidente che le lucciole son tornate! Non è cosa che mi tocchi personalmente, ormai sessantenne e felicemente sposato, ma mi fa piacere per i nostri giovani che così, in caso di bisogno, si potranno fare una sana scopata rusticana sui ribaltabili della loro utilitaria. Ma non è più come prima perché ora si gestisce tutto – meno che i bilanci – e anche la vita delle puttane è argomento di dibattito politico. Si deve infatti stabilire il come, il quando e il perché si possa tollerare il meretricio. E i vigili urbani sono chiamati in causa in quanto i residenti delle zone dove le puttane battono i marciapiedi si sarebbero lamentati. Io non ci credo perché ai più non frega un fico secco se per strada c’è qualche donnina. Tuttavia la cosa è finita in cronaca e il capo dei vigili mandrogni, che mandrogno non è, Alberto Bassani spiega: “Siamo senza strumenti per intervenire dopo che l’ordinanza firmata dall’allora sindaco Fabbio è decaduta”. Ora esiste una proposta di modifica del regolamento di polizia che servirebbe anche a contrastare efficacemente questo fenomeno, ma giace in Consiglio comunale da mesi ed è una questione che non è ancora stata affrontata. Non mi si venga a dire che questa giunta di oche starnazzanti e ridanciane (ma quanti denti hanno?) vuole metter mano anche ad un regolamento per imbrigliare le lucciole. Sindaca Rossa, per pietà, almeno quelle le lasci in pace!
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