Torino – Il gay pride di Torino si è tenuto ieri ma gli strascici polemici sembrano destinati a durare per giorni, forse anche settimane. Quest’anno l’evento arcobaleno è coinciso con l’insediamento della nuova giunta regionale di Alberto Cirio (centrodestra), che ha segnato una parziale inversione di tendenza in senso conservatore sui temi della famiglia, sia rispetto alla precedente amministrazione di Sergio Chiamparino (centrosinistra), sia rispetto all’amministrazione comunale torinese in carica, guidata da Chiara Appendino (M5S).
Oggetto del contendere è in primo luogo il patrocinio al gay pride, che la giunta Cirio ha seriamente intenzione di ritirare. Ad annunciare il cambio di passo è stato il neoassessore ai diritti civili Roberto Rosso (nella foto), che, intervistato dal Corriere della Sera, ha ribadito: “Un bambino deve avere un padre e una madre. I gay devono smetterla di pensare che ogni desiderio possa trasformarsi in un diritto”. Sul pride, a dir la verità, il presidente Cirio ha dato il via libera al patrocinio regionale già stanziato da Chiamparino. Per le prossime edizioni, tuttavia “è giusto verificare se confermarlo. Penso che certe cose non devono essere pretese”, ha aggiunto Rosso. Il riferimento è all’utero in affitto che l’assessore regionale ha definito “il mero sfruttamento di una donna che diventa una schiava”. Sull’omogenitorialità, l’esponente del centrodestra piemontese, dopo aver ricordato che in Italia la stepchild adoption è illegale, ha chiarito: “Io applico le norme, non le interpreto a modo mio come ha fatto la sindaca Chiara Appendino”.
Quanto all’omogenitorialità, “la natura non lo consente”, mentre il diritto del bambino di avere un padre e una madre è sostenuto dagli “studi” di vari “psicologi”. Al giornalista che gli ricordava la sua partecipazione ai passati gay pride, l’assessore Rosso ha argomentato: “Ma certo, perché ci sono tante conquiste realizzate, come le unioni civili, che è giusto difendere. Ma ci sono cose che vanno contro natura”.
Pronta è arrivata, sempre sul Corriere della Sera, la replica dell’assessore alle famiglie del Comune Torino, Marco Alessandro Giusta, di cui è nota la militanza nell’Arcigay e il suo appoggio alla causa del matrimonio egualitario. Secondo Giusta, anche il centrodestra dovrebbe prendere atto della realtà per cui “esistono tanti uomini e donne che hanno formato una famiglia e hanno dei bambini” e, proprio per questo, dovrebbero essere tutelati con opportuni supporti giuridici. “Se poi la Giunta regionale – minaccia Giusta – il prossimo anno dovesse disdire il patrocinio al pride, il Comune farà tutto il possibile affinché questa manifestazione continui ad esistere, insieme al lavoro svolto tutto l’anno dalle associazioni Lgbt”.
All’atto di postare l’intervista sul proprio profilo Facebook, l’assessore Giusta si è soffermato nuovamente sull’omogenitorialità, rivolgendosi nuovamente a Rosso: “Ho letto che il neo assessore parla di studi scientifici che affermano che un bambino ha bisogno di due figure genitoriali di sesso diverso. Ora, me le citi. Perché, da laureato in psicologia, conosco bene le ricerche in questo campo, e sono davvero curioso. Chissà, forse sono uscite nuove ricerche che sconfessano tutta la letteratura esistente che, guarda un po’, tranne se non erro due ricerche che hanno però un grosso problema di fallacia nella raccolta dati, afferma che l’importante è l’affetto e l’attenzione, sinonimo di cura, ciò di cui necessitano le bambine e i bambini”!
Dati i disastri causati dagli psicologi e da certi pedagogisti di sinistra in due secoli di devastante attività nel mondo da Wilhelm Maximilian Wundt in poi, sarebbe ora che la gente facesse esattamente il contrario di quanto affermano. anche perché – e non è cosa di poco conto –
nemmeno l’assessore Giusta ha avuto l’accortezza di citare le fonti a sostegno della sua tesi.
Di sicuro si può dire che, senza contare le testimonianze negative di persone cresciute da coppie omosessuali, la fallacia metodologica delle ricerche a cui – verosimilmente – allude Giusta, è stata messa in luce da sociologi come Paul Sullins, da psicologi come Vittorio Cigoli, dal presidente della Società Italiana di Pediatria, Giovanni Corsello, persino da laicissimi psicanalisti freudiani come Jean-Pierre Winter. Con buona pace dell’assessore Giusta e dei circoli Lgbt torinesi, il dibattito sull’omogenitorialità è più che mai aperto e non pende certo dalla parte dell’arcobaleno.