Alessandria (Max Corradi) – Esistono essenzialmente due tipi di luoghi, loghi privati e luoghi pubblici, i quali possono essere aperti o meno al pubblico. I luoghi privati aperti al pubblico sono quelli delle associazioni, dei partiti politici, dei bar ecc., per i quali, in ogni caso esistono delle regole che ne garantiscono la fruibilità.
Se un luogo è aperto al pubblico sono necessarie alcune autorizzazioni come:
- quella igienico-sanitaria rilasciata dall’Asl,
- la conformità della destinazione,
- la licenza per pubblici intrattenimenti,
- la licenza per l’agibilità.
Ho fatto il classico giro di telefonate (Polizia Municipale, Questura, Carabinieri, Vigili del Fuoco, Asl, Comune) per sapere se quelle della Casa delle Donne hanno richiesto una qualche autorizzazione per tenere la pessima carnevalata di domani pomeriggio, ma non risulta niente. Inoltre a nessuno degli interpellati consta che la Casa delle Donne abbia le caratteristiche richieste per qualsiasi manifestazione aperta al pubblico. Tanto meno se la fanno nella piazzetta antistante l’ex asilo Monserrato perché si occuperebbe abusivamente il suolo pubblico.
Ma di cosa si tratta esattamente? Si tratta di una “festa” per bambini delle elementari che dovrebbe tenersi proprio nell’ex asilo Monserrato, sede abusiva della Casa delle Donne, dove due uomini vestiti da donna e truccatissimi insegneranno ai poveri astanti l’arte del travestimento e della trasgressione con tanto di gioco finale rubricato col nome di “Truccabimbi” nel corso del quale sti poveri bambini saranno truccati e travestiti da bambine. Artefice di questo schifo è un certo Pier, omosessuale dichiarato e travestito, che si fa chiamare Vera Aloe (nel fotomontaggio sopra con Cuttica e Salvini) che dice al cronista esterrefatto: “Nessuno è più finta di me, eppure, indossando quella maschera, io indosso il massimo della mia libertà. Divento me stessa senza filtri”.
Una festa abusiva, in un locale abusivo, senza nessuna autorizzazione
Ed è proprio così, “senza filtri”, che domani, domenica 19 maggio a partire dalle 16 circa, nella Casa delle Donne di Piazzetta Monserrato, insieme a Carla Stracci, altra drag queen e madrina del Gay Pride che si è appena concluso a Vercelli (Vera lo sarà di quello alessandrino), non venderà libri ma li leggerà.
Fiabe, nello specifico, poiché l’evento sarà dedicato ai più piccoli, i quali, ascoltando Vera raccontare di un bambino che non si riconosce come maschietto e vuole fare la principessa, impareranno a “mettersi nei panni dell’altro, sviluppando empatia e decostruendo stereotipi e pregiudizi”. Almeno secondo l’opinione degli organizzatori diffusa sul web per chi trova particolarmente educativo leggere fiabe al cui centro vi sia “l’esplorazione della propria identità” a bambini di 5 o 6 anni.
Insomma, domani, alla Casa delle Donne, attraverso le parole del protagonista nei panni di Zaff, i bambini non impareranno tanto il valore sacrosanto del rispetto delle scelte individuali altrui, ma qualcosa di diverso: che nascere con l’accoppiata cromosomica XX o XY non conta nulla, non determina nulla se non dettagli anatomici trascurabili e “limiti” valicabili attraverso la tecnica moderna. Non gli sarà detto esplicitamente, certo, ma il messaggio da introiettare, in soldoni, è questo.
Zaff è preso in giro per la sua “diversità”, e ciò è senza dubbio deprecabile. I bambini devono imparare fin da subito che ognuno ha diritto ad essere pienamente se stesso nel rispetto degli altri e che non sia bene far loro quel che non si vorrebbe subire.
La grande mistificazione
Qui però si va oltre, accostando a simili valori l’idea secondo cui, come per Zaff, il sesso non è un qualcosa di dato alla nascita, ma un fatto culturale, una costruzione sociale. E se è una costruzione sociale, si può quindi decidere di creare una società in cui maschi e femmine non esistono di per sé, ma secondo volontà propria. Prospettiva che oggi sembra non dispiacere a un bel po’ d’intellettuali, politici e “diritticivilisti” vari, e che è cosa ben diversa rispetto ad un mondo che rifiuti, tanto le discriminazioni basate su pregiudizi di genere o inerenti all’orientamento sessuale, quanto l’imposizione di ruoli rigidamente determinati.
Il punto è allora: cosa si vuole davvero ottenere attraverso iniziative come quella di Alessandria? È davvero questo il modo di educare le nuove generazioni alla tolleranza e al rispetto reciproco? Io, francamente, qualche dubbio in proposito l’ho. Anche perché la sensazione rimanda più che altro ad un futuro tragico e vicino in cui “spade saranno sguainate per riaffermare che le foglie sono verdi in estate”.
Ma c’è un altro aspetto di questa deprimente vicenda, perché la manifestazione è totalmente abusiva, priva di qualsiasi autorizzazione, assolutamente avulsa dal Gay Pride in quanto non è mai stata inserita nel calendario delle manifestazioni patrocinate da questo Comune.
In proposito abbiamo sentito il presidente del consiglio comunale Emanuele Locci: “Si tratta di una manifestazione abusiva, organizzata da un circolo abusivo che si svolgerà in locali occupati abusivamente e privi di qualsiasi autorizzazione. Inoltre – ha aggiunto il presidente Locci – saranno lette favole aberranti a bambini nel miserabile tentativo di plagiarli. Sono contrario anche alla lettura delle fiabe ai bambini da parte delle drag queen”.
Per fare un figlio ci vuole una donna, e non un clown
Bisognerebbe ricordare sempre che per fare un figlio ci vuole una donna, nata tale e non un sarchiapone, cioè un maschio trasformato in donna in forza di un pesante maquillage ormonale, fisico e apparente ma illusorio, teso in ultima istanza all’atto omosessuale, a meno che per certa gente l’amore sia inteso esclusivamente come un fatto egoistico e fisico per il soddisfacimento dei propri capricci e non invece un insieme di atti che fanno sì che ci si doni all’altro, ad un amico, alla propria donna, al proprio figlio. E bisognerebbe anche ricordare che, se i figli si possono costruire in laboratorio (ma ci vuole sempre una donna), bisogna tener presente che per costruirli ci vogliono un sacco di soldi, circa 200.000 dollari che la mutua non rimborsa. Mentre è molto più democratico farli gratis come Madre Natura consente. E allora, lasciamo perdere i clown e parliamo di cose serie, come il fatto che certi genitori non sono all’altezza di essere tali se permettono ai loro bambini di assistere a spettacoli simili.
Ma soprattutto, prima di organizzare qualsiasi cosa in locali aperti al pubblico, ricordiamoci di chiedere le autorizzazioni del caso previste dalla legge.