di Andrea Guenna – Chi scrive è stato in Congo nel 2010, per la precisione a Bukavu nella regione del Kivu, perlustrando varie zone dell’area. La cosa che colpiva allora – ma oggi non è cambiato niente – era la presenza dei cinesi un po’ dappertutto. La spiegazione di questa “invasione gialla” era, ed è, data dal fatto che l’Africa è un continente ricchissimo di materie prime, dall’oro al rame, dal coltan ai diamanti, dal petrolio al metano e via dicendo. È del tutto evidente che un tale ben di Dio possa fare gola a molti e infatti l’Africa è stata prima colonizzata selvaggiamente dagli occidentali e poi abbandonata a se stessa, nel senso che i colonizzatori se ne sono andati ma il business è rimasto saldamente nelle loro mani. Ultimamente, diciamo a partire dal 2000, anche la Cina ha iniziato una costante e rapida penetrazione nel territorio africano aumentando col passare degli anni i propri investimenti. Determinante allo scopo è stata la costituzione del Forum Economico Cina-Africa che stabilisce come obiettivo primario una serie di finanziamenti ai Paesi che hanno carenza di infrastrutture primarie, come strade, ponti, scali portuali. Tutto ciò senza interferire negli affari interni di quegli Stati a tutto vantaggio dei loro reggitori, già alleati dei colonizzatori occidentali, i quali, violando sistematicamente i diritti umani, sono solo dei corrotti arricchiti sulle spalle dei loro connazionali che sono sempre più poveri. La Cina, per il principio di non ingerenza, non dice nulla, ed è ben difficile che i capi di Stato africani a loro volta rimproverino Pechino per le sue mosse. Fra le quali si segnala la pressione psicologica che i cinesi fanno sugli autoctoni costretti ad abbandonare i loro paesi ed a venire da noi via mare. Capita che in molti villaggi i cinesi installino dei grandi schermi dove trasmettono documentari inerenti i paesi europei, magnificandone l’elevato tenore di vita. Ecco che nasce la domanda di emigrare ed ecco l’invasione che stiamo subendo. Ma perché i cinesi stanno sfrattando i negri? Per due motivi: il primo è quello di impossessarsi delle risorse, e poi perché i cinesi sono grandi lavoratori e quindi dominanti rispetto agli africani che da sempre non producono praticamente nessuna ricchezza. In sostanza, nonostante quello che dicono oziosamente certa sinistra e certi pensatori da tè delle cinque, stiamo assistendo ad un ricambio di popolazione in Africa per cui agli africani si stanno sostituendo i cinesi e, visto che i cinesi sono circa un miliardo e mezzo, si presume che il tutto possa avvenire in una manciata di decenni. Ecco che gli africani sono espulsi e arrivano in Europa. Per la verità i cinesi sono un po’ restii a trasferirsi in massa in Africa, ma i vantaggiosi incentivi del regime di Pechino sono convincenti ed oggi gli interessi della Cina in Africa non sono una novità. Inoltre, se si analizza bene il fenomeno della presenza cinese nel Continente Nero ci si rende conto che i cinesi in Africa non solo hanno messo piede, ma vogliono restare e comandare, anche in ambito militare, come dimostra la base militare di Gibuti, nel Corno d’Africa. D’altronde le varie infrastrutture di recente realizzazione sono cinesi come il primo treno elettrico del continente che parte dall’Eritrea e percorre 750 chilometri, che serve proprio la base nel Corno d’Africa oltre a rilanciare la nuova “Via della Seta” strategica per l’economia di Pechino. È ormai dimostrato che la Cina investe in Africa ogni anno, da una decina d’anni, circa 50 miliardi di dollari (in tutto, a tutt’oggi, sono circa 500 miliardi di dollari) per costruire grandi opere, ma la progettazione e i posti di responsabilità spettano sempre ai cinesi e non agli africani ai quali sono riservati incarichi di manovalanza, spesso sottopagata, che li esclude dai posti di lavoro con responsabilità importanti. Alla fine, quello che guadagnano serve per pagarsi il viaggio in Europa.