di Andrea Rovere – È vero, gli ambientalisti da salotto hanno decisamente stufato. Certe tirate ecologiste, in bocca per lo più a chi in vita sua non ha mai abbandonato il centro di Milano, e che i funghi li ha visti solamente in tavola da Cracco e da Bottura, fanno un po’ sorridere e un po’ innervosire e, soprattutto, non fanno bene al dibattito sull’ambiente che invece è cosa seria.
Come seria è la questione relativa all’abbattimento di cinquanta alberi nel parcheggio antistante l’Ospedale Civile Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria, in seguito al quale si sono sollevate decise polemiche oltre ai dovuti interrogativi circa la gestione del verde pubblico nella nostra città.
Ora, che il fattore sicurezza sia di indubbia importanza e che i fruitori del parcheggio di Piazzale Berlinguer abbiano il sacrosanto diritto di sentirsi a proprio agio anche nelle prime ore del mattino – quando di auto già se ne vedono essendo che il personale ospedaliero, fra cui molte infermiere, lo utilizza abitualmente – è pacifico e fuor di discussione, che però per garantire questa sicurezza non vi fosse alternativa al taglio degli alberi del piazzale, molti hanno sollevato obiezioni.
Tuttavia, nel corso di una lunga conversazione con Gianni Ravazzi, Consigliere Comunale in quota alla Lega ed esperto di tematiche ambientali, abbiamo avuto modo di affrontare la questione in modo dettagliato, e quello che è emerso lascia quantomeno spazio a dubbi circa le ragioni alla base di molte delle polemiche sulla vicenda.
Partiamo anzitutto col dire che Piazzale Berlinguer era in osservazione da tempo a causa di frequenti episodi di microcriminalità segnalati puntualmente dai cittadini. Ma è solo attraverso una lunga e (pare) non semplice trattativa condotta in prima persona dal Sindaco che si arriva verso fina estate a far passare il parcheggio sotto la gestione del Comune invece che dell’ospedale, riuscendo così a mettere in atto alcune contromisure.
Dapprima, si pianificano controlli della vigilanza urbana ad orari fissi, intervento che dà riscontro positivo ma che tuttavia non sembra sostenibile, in quanto, con l’inizio dell’anno scolastico, si ha la necessità d’impiegare uomini nei dintorni delle scuole sottraendoli pertanto al pattugliamento del piazzale.
Ecco che allora si decide di tentare tramite l’ausilio di gruppi di volontari, ma anche questa iniziativa nasce zoppa: i volontari sono autorizzati soltanto a fare segnalazioni e non possono intervenire direttamente in casi di presunto reato o di disordini, né tantomeno sono preparati a farlo.
In sostanza, la situazione torna in breve ad essere quella di sempre.
Ed è a questo punto che la Giunta, previo parere tecnico, decide per il potenziamento dell’illuminazione e per l’installazione di telecamere fisse nel parcheggio.
Parere tecnico, dicevamo, e su tale aspetto, Ravazzi ci tiene a chiarire un po’ di cose: partendo dal presupposto che la messa in sicurezza del piazzale fosse l’obiettivo primario da raggiungere, si è ritenuto di dare credito ad esperti le cui perizie stabilivano che solo con l’area “libera da ostacoli” si sarebbe potuto attuare un’illuminazione e una videosorveglianza oggettivamente efficaci. Quindi gli alberi andavano tagliati. Tuttavia, l’abbattimento è stato preceduto da indagini botaniche accurate. Lo stesso Ravazzi, che ha al suo attivo la pubblicazione di una settantina di libri e di oltre cinquecento articoli su fauna e ambiente, ribadisce che la consulenza di tecnici del settore sia stata fondamentale per ottenere dati certi così da procedere con tutte le consapevolezze del caso. E i dati hanno confermato quanto segue: gli alberi di Piazzale Berlinguer erano classificati come piante infestanti, nonché vicini al termine del ciclo vitale, fortemente sofferenti a causa della cementificazione delle radici, e malati per circa la metà (infezioni fungine diffuse). Per di più, oltre ad un impatto ambientale positivo praticamente nullo (livello di ossigenazione ridotto ai minimi termini), gli alberi non potevano nemmeno vantare un qualche valore storico.
A fronte dunque di tutto ciò, considerato che la legge regionale prevede vincoli sulla rimozione degli alberi solo nei casi di accertato valore storico o di primaria importanza dal punto di vista botanico, e che effettuare la messa in sicurezza del piazzale mantenendo le piante – e Ravazzi sottolinea si trattasse di esemplari che da lì a poco sarebbero dovuti essere rimossi comunque a causa delle loro condizioni – sarebbe costato circa il 50% in più senza garantire però la stessa efficacia, si è deciso di operare in un determinato modo, prevendendo tuttavia l’opportunità di una piantumazione straordinaria da pianificare in tempi rapidi – si parla infatti di cento nuovi alberi da piantare subito e di altri duecentocinquanta che lo saranno entro novembre dell’anno prossimo –.
Che allora il problema sia altrove?
Se del resto le argomentazioni del consigliere Ravazzi ci appaiono convincenti, va anche detto che le rimostranze circa l’agire degli organi preposti siano state molto dure. A tal proposito, è lo stesso Ravazzi a parlarci di polemiche strumentali, fomentate per mere ragioni politiche invece che sulla base di motivazioni sensate, e a spiegare che la situazione vada inquadrata correttamente nei suoi vari aspetti. In questo caso, prosegue il Consigliere, la macchina operativa si è messa in moto con straordinaria celerità, tanto da dare l’impressione di un intervento poco meditato. Cosa che allora può farci suppore il verificarsi di una circostanza in cui la stessa Giunta sia stata in qualche modo presa in contropiede, non aspettandosi una tale rapidità esecutiva.
Se si trattasse quindi di leggerezze inerenti la comunicazione?
Fermo restando il fatto che un provvedimento d’urgenza non debba passare necessariamente attraverso una discussione in Consiglio Comunale, ci sembra tuttavia verosimile che una maggiore attenzione all’aspetto comunicativo circa le ragioni alla base di alcune scelte, specie quando vanno a toccare tematiche alle quali molti cittadini e molte associazioni sono particolarmente sensibili – e pertanto passibili di facili strumentalizzazioni politiche –, potrebbe garantire, non solo un sereno svolgimento della prassi amministrativa, ma anche l’opportunità di sedare sul nascere eventuali attriti evitando inoltre che si formino malintesi e polemiche al seguito.
Questo forse non è stato fatto, e a quanto pare il sassolino è divenuto una montagna.
A sentire Ravazzi, senza motivo, anche perché, non solo la Giunta ha operato nel massimo rispetto delle regole, ma fin dall’inizio – sempre a suo dire – ha inteso farsi interprete di una visione che tenga conto molto seriamente dei problemi ambientali e dell’incremento delle aree verdi in città. A tal proposito ci parla di un piano in via di elaborazione attraverso il quale, nel giro di due anni, si prevede di portare a termine una piccola “rivoluzione green” ad Alessandria, e di un progetto già in atto per giungere ad una piena razionalizzazione della gestione del verde pubblico, anche attraverso una separazione delle responsabilità d’intervento sul cosiddetto “verde verticale” e su quello “orizzontale”, ad una riorganizzazione tecnica per favorire l’efficientamento e per risparmiare fondi da reinvestire nella tutela dell’ambiente – comprese incentivazioni per l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili –, nonché alla risoluzione di problematiche accumulatesi nel tempo sia a livello pratico che burocratico.
Insomma, nulla che faccia presagire che a Palazzo Rosso si siano insediati dei feroci diboscatori né tantomeno persone insensibili al tema della salvaguardia ambientale.
Tanto più che se la precedente amministrazione sembra aver eluso per cinque anni l’applicazione della legge che prevede si pianti un nuovo albero alla nascita di ogni bimbo – nota è ormai la vicenda delle piante da fiore che sarebbero state calcolate alla stregua di alberi –, gli attuali propositi fanno sperare che almeno qualche venticello abbia cominciato a soffiare in altre direzioni.
Per quanto riguarda ad esempio la norma sul regolamento edilizio, Ravazzi dice di essersi speso in prima persona e con determinazione per il passaggio dal 10 al 15% da adibire a spazi verdi nel caso di nuove costruzioni da parte sia di aziende che di privati, e che parimenti, fermo restando che un luogo come Piazzale Berlinguer e un parco siano cose diverse, s’intende far sì che le piazze di oltre quindicimila metri quadrati siano realizzate con grigliato traspirante, così da evitare il “soffocamento” di eventuali piante come nel caso degli alberi rimossi.
Ma c’è anche un altro dettaglio che pare piuttosto rilevante: il Consigliere fa notare come il fatto di approntare lavori mantenendo le spese inferiori a quarantamila Euro consenta alle amministrazioni di potersi regolare senza passare attraverso le lungaggini derivanti dall’obbligo di indire un bando di partecipazione ad una gara europea, cosa che avrebbe verosimilmente fatto slittare i tempi di messa in sicurezza del cosiddetto “parcheggio dell’ospedale” di circa un anno. Ora, se si fosse trattato di badare unicamente a tempi e costi, potremmo dire che magari si sarebbero potute elaborare strategie diverse per far sì che le piante rimanessero al loro posto; se però – come hanno confermato le perizie dei botanici interpellati – non sussistevano ragioni plausibili per far lievitare le spese e i tempi di esecuzione in virtù della salvaguardia degli alberi, in quanto di valore storico e botanico praticamente nulli, in evidente stato di sofferenza cronica e per di più vicini al termine naturale del ciclo vitale, forse qualche fraintendimento di fondo, o la volontà di creare un caso ad arte per fini politici, c’era eccome.
Insomma, se fosse una commedia, potrebbe intitolarsi “Molto rumore per nulla”. Almeno stando a quel che emerge dalla ricostruzione di Ravazzi.
E a questo punto non ci resta che attendere i cento nuovi alberi entro fine anno promessi dall’amministrazione, nonché un cambio di passo durante il 2019 in direzione di quella “green revolution” che molti auspicano ma che, fermo restando i buoni propositi, non siamo certi arriverà.