Alessandria – Una grave attività di reclutamento e sfruttamento di un gruppo di richiedenti asilo è stata scoperta, al termine di un’indagine durata mesi, grazie alla sinergia tra Polizia Municipale, Carabinieri del NIL, Nucleo Ispettorato del Lavoro e Arma Territoriale.
Diciotto persone sono state trovate in un furgone fermato la mattina dello scorso 30 agosto in viale Giulio Monteverde ad Alessandria. Per diversi giorni Carabinieri e Polizia Municipale si erano appostati per seguire i movimenti di piccoli gruppi di uomini che tutte le mattine si radunavano sempre intorno alle 9 di mattina in Spalto Marengo per poi spostarsi in altri punti della città come via Gentilini e piazza Divina Provvidenza.
A muoverli, la chiamata di chi gestiva un traffico di lavoro nero per la raccolta dei pomodori.
I “caporali” erano due italiani di circa 50 anni che andavano a prendere i richiedenti asilo e li portavano nei campi tra Spinetta e Pozzolo Formigaro. Arrivati a destinazione, intorno alle 10 di mattina, i ragazzi iniziavano la giornata di lavoro sotto il sole nei campi di tre produttori locali per raccogliere i pomodori che i due caporali rivendevano poi a Milano.
Sette ore era la durata media del lavoro giornaliero dei richiedenti asilo per raccogliere quanti più pomodori possibile. Tutti in nero, erano pagati dai caporali “a cassetta” che, a seconda delle dimensioni, poteva valere da 50 a 75 centesimi.
I più forti fisicamente non si fermavano neppure a mangiare per poter così arrivare a circa trenta euro giornaliere.
Il blitz è scattato quest’estate, dopo che era stata scoperta l’attività di reclutamento, trasporto e utilizzo di manodopera “in nero”.
A fermare il furgone, usato per raggiungere i campi e quella mattina carico di diciotto richiedenti asilo, risultati tutti privi di contratto, sono stati gli uomini del NIL, Nucleo Ispettorato Lavoro.
Sequestrato il mezzo, i due conducenti sono stati denunciati per intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo di persone in condizioni di bisogno e dovranno rispondere anche di violazioni amministrative per 39.000 euro.
Le indagini, comunque, non sarebbero concluse.
Restano da quantificare gli omessi contributi Inps e sono in corso accertamenti anche per individuare “i committenti” dell’attività lavorativa in nero e valutare l’eventuale concorso nel reato di sfruttamento dei tre produttori.
L’operazione di quest’estate ha confermato la diffusione del “caporalato” e fatto emergere lo sfruttamento di altri lavoratori, in questo caso richiedenti asilo.