di Anna Lisa Bonfranceschi – È di nuovo quel periodo dell’anno. Quello in cui si torna a parlare di influenza. Quello in cui, in attesa delle segnalazioni dei primi casi tra amici e famigliari, riparte la macchina delle raccomandazioni sulle strategie di prevenzione e il sistema di sorveglianza. Il prossimo lunedì, infatti, prende di nuovo il via la rete di monitoraggio InfluNet coordinata dall’Istituto superiore di sanità per tracciare una mappa e un identikit dei virus circolanti, a partire dalle segnalazione dei casi di sindromi simil-influenzali fatte da medici sentinelle sparsi sul territorio nazionale. Nell’attesa di osservare, dati alla mano, come sarà la prossima influenza e quanti italiani costringerà al letto si abbozzano anche le prime previsioni: che stagione sarà quella a venire?
Influenze, e non
Ripasso dovuto. Dicevamo sindromi simil-influenzali (Ili): di influenza propriamente detta, infatti, si parla quando sono presenti in contemporanea febbre superiore a 38 gradi centigradi, dolori, spossatezza e sintomi respiratori, causati dai virus influenzali. Quelli che, a differenza delle centinaia di specie circolanti, sono responsabili di una sintomatologia più grave. “In genere le sindromi da virus parainfluenzali sono meno gravi – conferma a Wired Italia Michele Conversano, direttore del Dipartimento di prevenzione della Asl di Taranto e presidente di Happyaging – ma questo non vale sempre: molto dipende anche dalle caratteristiche del soggetto colpito, perché la sintomatologia è un effetto non dovuto unicamente al patogeno ma più propriamente alla relazione ospite-microrganismo”. Il monitoraggio delle sindromi parainfluenzali, e quindi i prelievi effettuati dai laboratori di riferimento, consentono di fare delle indagini virologiche per identificare i ceppi circolanti: “Il monitoraggio dei ceppi di virus circolanti serve per fare delle previsioni, per capire quale virus ha più probabilità di circolare, per registrare dati preziosi per lo sviluppo di vaccini sempre più mirati in futuro”, continua Conversano.
Il difficile lavoro delle previsioni
Al momento non è possibile fare delle previsioni su quali tra i virus influenzali identificati dall’Organizzazione mondiale della sanità per la composizione dei vaccini per la stagione 2018-2019 (e quindi quelli che più probabilmente saranno in circolazione) saranno più frequenti, continua l’esperto. “Qualcosa di più cominceremo a capirlo non appena avverranno le prime segnalazioni: se per esempio osserviamo la prevalenza di virus che sono stati già segnalati in passato allora, in termini generali, si può immaginare una stagione relativamente tranquilla, grazie all’immunità conferita dalla stagione precedente. Diversamente se i virus circolanti sono altri allora è probabile che l’influenza sia più pesante”. E come si legge nelle raccomandazioni del Ministero per la stagione a venire quest’anno sono attesi (e inclusi nei vaccini) due virus diversi rispetto allo scorso anno, una nuova variante del ceppo A e una nuova del ceppo B. Sulle tempistiche invece è probabile, azzarda ancora l’esperto, che la stagione cominci verso la metà di novembre.
All’incertezza sul tipo di virus circolanti si unisce poi quella relativa al tempo (meteorologico) che sarà, come già osservato in passato. Il freddo sembra influenzare il meccanismo di pulizia delle vie aeree che aiuta a proteggerci dall’attacco dei patogeni, a cui va aggiunta la tendenza, durante la stagione fredda, a ritrovarsi più spesso al chiuso e in situazioni che favoriscono il proliferare e il trasferimento dei virus: dalle scuole, alle feste, al semplice ritrovarsi con più frequenza in luoghi chiusi. “Ma alcuni virus mostrano anche delle preferenze per il freddo, mostrando per esempio di colonizzare meglio l’uomo, le vie aeree, quando le temperature sono più basse”, aggiunge Conversano. Ma da qui a dire che il freddo fa ammalarsi però la strada è un po’ più lunga.
Vaccino, per chi?
Accanto alle immortali norme igieniche per prevenire la trasmissione dei virus – dal lavaggio delle mani, al coprirsi naso e bocca per tosse e starnuti, al rimanere a casa se malati – torna come sempre anche la possibilità di vaccinarsi. Categorie per cui la vaccinazione è consigliata e offerta gratuitamente sono gli over 65, chi soffre di patologie che possano aumentare il rischio complicanze (quali diabetici, malati oncologici o chi ha di patologie infiammatorie croniche), ma anche medici, operatori sanitari, forze di polizia, vigili del fuoco o allevatori (l’elenco completo è contenuto nella circolare del Ministero).
Il periodo ideale per vaccinarsi è quello che cade da metà ottobre fino alla fine di dicembre, ricordano ancora dal Ministero. Con vaccini trivalenti o quadrivalenti, diretti verso i ceppi indicati dall’Oms. Nel dettaglio i vaccini per la prossima stagione influenzali sono diretti verso il ceppo A/Michigan/45/2015 (H1N1)pdm09; ceppo A/Singapore/INFIMH-16-0019/2016 (H3N2); ceppo B/Colorado/06/2017 (lineaggio B/Victoria) e ceppo B/Phuket/3073/2013-like (lineaggio B/Yamagata). Nel caso di vaccini trivalenti la raccomandazione dell’Oms è stata quella di includere nel vaccino, per i ceppi influenzali di tipo B, il B/Colorado/06/2017 (lineaggio B/Victoria).
Vaccino, quale?
“Tradizionalmente i vaccini sono sempre stati pensati per colpire due ceppi A e uno B – ricorda Conversano – ma col tempo si è visto che il ceppo B circolante poteva cambiare, e l’idea è stata quella di allargare l’offerta vaccinale fino a includere protezione contro due ceppi B, così che avesse un raggio d’azione più ampio”. In un tentativo, spiega l’esperto, di evitare il mismatch, ovvero la mancata corrispondenza tra i virus circolanti durante le epidemie influenzali e quelli contenuti nei vaccini. “L’anno scorso il trivalente non aveva il ceppo B che invece è circolato di più – ricorda Conversano – così chi aveva ricevuto un trivalente è stato più scoperto. Quest’anno molte Regioni si sono mosse per offrire l’opzione del tetravalente per migliorare le coperture”. Tetravalente che nella pratica medica è l’offerta di elezione fino ai 65 anni, oltre i 75 secondo l’esperto, diventa raccomandato il trivalente con adiuvante: “Nella fascia a cavallo tra i 65 e i 75 spetta al medico se consigliare, a una persona in salute, un tetravalente o se è meglio un trivalente con adiuvante”.