Milano – I due più antichi ordini religioso-militari, gli Ospitalieri di Gerusalemme o Gerosolimitani ed i Cavalieri Templari, compaiono in Milano con le proprie case o Commende, fuori la vecchia Porta Romana, fin dalla prima metà del XII secolo, cioè quasi subito dopo la loro fondazione.
L’ordine Gerosolimitano, deve la sua prima origine ad alcuni mercanti di Amalfi i quali, nel 1018, secondo Guglielmo di Tiro, o nel 1021, secondo altri, avrebbero ottenuto dal califfo d’Egitto Daher Ledinillah, la concessione, mediante annuo tributo, di erigere vicino al Santo Sepolcro, una chiesa con annesso convento, chiamata Santa Maria Latina, cui venne in seguito aggiunto un ospizio per malati, dedicato a S. Giovanni Battista.
La vera fondazione dell’Ordine dei Gerosolimitani è di mezzo secolo più tardi, dovuta al provenzale Gerardo di Tunc, già custode o guardiano del suddetto ospizio che, nel 1099 si staccò dai monaci di S. Maria Latina e diede un nuovo organismo all’associazione, ingiungendo ai confratelli di vestire l’abito religioso e ricevendo dal Patriarca di Gerusalemme il mantello nero insignito d’una croce di tela bianca.
Il primo documento milanese che fa cenno de’Cavalieri del Tempio porta la data del 29 aprile 1142. Ugo e Guglielmo Girindelli, zio e nipote, cittadini milanesi, donano a Bacone converso del monastero di Chiaravalle “constructo in loco roueniano”, un campo di loro proprietà “in loco vigo majore” e ciò “pro rimedio et mercede animarum nostrarum”. (per la salvezza della loro anima).
Tale monastero è identificato anche in due pergamene dell’ottobre 1135 “ecclesie et monasterii sancte dei genetricis marie quod est constructum “in loco roueniano” et dicitur monasterius de cleravalle”, Chiaravalle.
L’atto, steso “in curte de templo” dal giudice e notaio Martino alla presenza de’ testi Arderico Gastaldo e Giovanni suo figlio, Uberto figlio di Gulino e Malvestito, che vi appongono il proprio segno di croce al pari dei donatori Ugo e Guglielmo, è controfirmato dal giudice e notaio del sacro palazzo Arduino e attesta l’esistenza di un luogo il “templo” appunto, ove risiede la “milizia templi”.
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