Il Decreto Dignità di recente approvazione ha di fatto cancellato gran parte delle novità introdotte dall’ultima Legge di Bilancio (2018).
Facciamo un passo indietro e, tra le novità introdotte dalla Legge di Bilancio che riguardavano il mondo sportivo, ricordiamo le seguenti:
- l’introduzione della Società Sportiva Lucrativa;
- l’innalzamento da 7.500 a 10.000 Euro della No Tax Area per gli sportivi dilettanti (art. 67 TUIR);
- il conferimento al CONI della delega in materia di inquadramento “lavorativo” degli sportivi dilettanti (co.co.co)
La Società Sportiva Lucrativa era stata istituita con un sistema ibrido a metà tra il profit e il non profit che si rifletteva anche in una tassazione agevolata, perdendo, al contempo, la possibilità di beneficiare dell’adesione al regime forfettario ex 398/91. Con la Società Lucrativa la cessione delle quote societarie, la distribuzione diretta di utili e la distribuzione indiretta sarebbero state consentite al pari delle società di capitali.
La Sportiva Lucrativa, eliminata in un sol colpo dal Decreto Dignità, non avrebbe comunque mai avuto la possibilità di essere messa in pratica, come abbiamo condiviso nei vari interventi fatti sul territorio. Infatti sia lo statuto del CONI che delle Federazioni e degli EPS e DSA non contemplano la possibilità che un soggetto con fini di lucro possa affiliarsi. L’affiliazione delle Lucrative sarebbe stata possibile solo dopo un lungo iter atto a modificare gli statuti di CONI, Federazioni, EPS e DSA.
Possiamo quindi sostenere che in questo caso si possa parlare di un ravvedimento tardivo ma da accogliersi positivamente.
La norma sui CO.CO.CO. è stata eliminata, quindi non sono più necessari una serie di adempimenti relativamente alle collaborazioni retribuite con compensi ex art. 67 TUIR.
Infatti la cancellazione dei commi 353 – 361 della Legge di Bilancio 2018 ha di fatto comportato l’abrogazione dell’inquadramento come collaborazione coordinata e continuativa delle prestazioni sportive dilettantistiche.
Non essendovi più questa connotazione delle prestazioni sportive dilettantistiche, tutti gli adempimenti previsti (istituzione del libro unico del lavoro, comunicazione al centro per l’impiego ed emissione di busta paga) non saranno più necessari.
Al CONI era stata delegata la pronuncia relativamente all’elenco di attività lavorative attratte dalle CO.CO.CO. sportive, ma lo stesso, dopo aver rimandato tale pronuncia in numerose riunioni di Giunta, non si è mai espresso.
Questo alleggerimento dal punto di vista di oneri ed adempimenti in materia di gestione delle collaborazioni sportive, da molti è stato accolto con estremo favore.
Nell’accoglierlo con favore, però, si sottovaluta il grave passo indietro che si produce in termini di tutela dei Presidenti e della continuità della vita associativa e societaria.
Infatti, la Legge di Bilancio – poi superata dal decreto dignità – facendo inequivocabilmente rientrare le collaborazioni sportive ex art. 67 tra le CO.CO.CO., di fatto creava un argine alle numerose richieste di riconoscimento del rapporto di subordinazione e di lavoro a tempo indeterminato da parte dei collaboratori di cui a vario titolo si avvalgono associazioni e società.
Gli stessi adempimenti previsti, per quanto certificassero un aumento degli oneri di gestione, di fatto costituivano uno schermo di non poco conto a tutte quelle richieste da decine di migliaia di Euro che qualcuno tra i presidenti lettori ha ricevuto.
A onor del vero va ribadito che l’intero movimento sportivo da anni viene portato avanti da migliaia di tecnici che vivono di sport e che vengono retribuiti con compensi ex art. 67 spesso barattando (consapevolmente o meno che sia) un maggior netto con la totale assenza di contributi previdenziali versati a qualsivoglia cassa.
È questo un tema di grande valenza sociale e di notevole rilevanza che dovrebbe essere affrontato con grande serietà e con la consapevolezza che chi vive di sport, non potrà vivervi in vecchiaia e non potrà affrontare una vecchiaia serena senza prospettive pensionistiche.
Anche su questo ci si potrebbe e dovrebbe confrontare a vari livelli senza aspettare che le ricette arrivino dall’alto perchè, come abbiamo da poco verificato, le ricette possono anche arrivare ma o non hanno chiara la diagnosi o sono già scadute e, quindi, inutilizzabili.
Per questo, ancora una volta, crediamo che la formazione, il confronto, l’informazione e la passione per ciò che si fa, siano una delle strade su cui lavorare a più livelli nella consapevolezza che senza una diagnosi reale e puntuale, le ricette saranno sempre scadute ancor prima di arrivare.
Rubrica a cura di Emanuele Lusi
Dottore Commercialista e Revisore Legale