Alessandria (r.c.) – Già a febbraio l’Arfea, l’azienda che si occupa del trasporto pubblico nelle province di Alessandria, Asti e Pavia, aveva in previsione di chiedere il concordato preventivo e l’ipotesi aveva fatto capolino durante un summit in Prefettura. I debiti ammonterebbero a ben 26 milioni di euro, di cui 19 con l’Erario.
Ieri, giovedì 26 luglio, l’ipotesi è diventata realtà coi documenti che sono stati consegnati in tribunale ad Alessandria.
Una realtà, però, che non quella vera perché le cose non stanno proprio così.
L’azienda, come peraltro ammesso in un comunicato, ha depositato “domanda per l’ammissione alla procedura di concordato preventivo” anche se , nello stesso comunicato, più avanti si legge che l’azienda “guarda a un accordo di ristrutturazione dei debiti”, soprattutto di quelli con l’Agenzia delle Entrate.
Questo per “completare, in modo trasparente e nella miglior tutela dei propri creditori, il percorso di ristrutturazione aziendale in atto”.
Dal primo aprile l’azienda ha cessato il servizio pubblico di trasporto nell’Oltrepò Pavese e in Lomellina, e questo, a detta dei vertici aziendali, comporterebbe “un sensibile miglioramento del reddito operativo come risulta dal piano economico-finanziario in elaborazione ad opera dell’advisor da cui emerge come, in effetti, la concentrazione dell’attività sul ramo aziendale di Alessandria e provincia migliori inequivocabilmente la redditività”.
Poiché la procedura sulla ristrutturazione del debito prevede l’accordo con chi detiene almeno il 60% dei crediti, è chiaro che sarebbe sufficiente arrivare a un’intesa con l’Agenzia delle Entrate. Sempre che comunque il piano sia omologato dai giudici. Se la richiesta di concordato sarà accettata dovrebbero essere concessi gli usuali 120 giorni, agosto escluso, quindi 150, per il deposito del piano.
La situazione resta difficile: nel 2016 l’azienda era in rosso di 5 milioni, saliti poi a 15 nel 2017 e a 26 già a giugno di quest’anno.
Ad oggi i dipendenti hanno ricevuto metà dello stipendio di giugno e metà della quattordicesima, in tutto una mensilità mal contata. Da pagare resta il saldo di giugno e il saldo della quattordicesima che, in soldoni, fa una mensilità.