Pozzolo Formigaro (AL) – L’azienda dell’ex presidente di Confindustria è alle corde. L’effetto domino partito dagli stabilimenti emiliani è arrivato fino a noi e a Pozzolo Formigaro, fino a febbraio, ben 50 dipendenti su 140 (quasi il 36%) saranno messi in cassa integrazione. La crisi Ilva non sembra essere l’unica causa e nemmeno la principale della crisi gravissima che sta passando il gruppo guidato da Emma Marcegaglia. Nel corso del 2012 la produzione dell’acciaio del Gruppo mantovano era già calato del 2% e a risentire di questa crisi oggi è anche lo stabilimento di Pozzolo, in strada Roveri. Leader mondiale nella trasformazione dell’acciaio, Marcegaglia, oltre l’Ilva, fornisce l’industria navale, quella ferroviaria, e quella della cantieristica edile e per la costruzione di sistemi modulari domestici in generale. Da circa due anni, a Pozzolo, l’azienda ha insediato nuove linee per la costruzione di portoni coibentati, ad affiancare le produzioni di ringhiere, serramenti, guardrail stradali, sistemi di facciata, stenditoi domestici e persino manici metallici di scope per conto di note aziende nazionali ed estere. Circa un mese fa scoppiava violentissima la crisi del gruppo con 260 operai delle aziende emiliane e romagnole del gruppo che rischiano il posto. Problemi di liquidità, bilanci in perdita, riduzione dei turni di lavoro: l’azienda siderurgica sta valutando la dismissione di Oto Mills e Oto Lift Trucks, della mantovana Oto Steel e della vicentina Oto Automation. La Fiom: “C’è preoccupazione, non ci raccontano tutta la verità e ci offrono solo la fregatura del salario d’ingresso”. C’è insomma aria di tempesta, oltre che di crisi, all’interno del Gruppo Marcegaglia, tra la dirigenza e le tute blu che hanno appreso, “leggendo un settimanale economico” l’intenzione, da parte dell’azienda, di avviare la cessione del ramo aziendale Engineering. Una vendita che l’azienda sta valutando, avviando un mandato esplorativo per sondare il mercato. Nonostante che l’azienda all’ultimo incontro coi sindacati avesse promesso 50 nuove assunzioni, la situazione reale è di tutt’altro segno. C’è molta preoccupazione tra gli operai che da un anno a questa parte segnalano a gran voce la crisi che il gigante dell’acciaio sta vivendo e che, inevitabilmente, “ricade sulle spalle dei lavoratori”. “Quello che abbiamo rilevato è un sensibile indebolimento industriale – fanno sapere da Fiom Milano – ma l’unica soluzione che l’azienda ci ha fornito è l’introduzione del salario d’ingresso. Un vero e proprio ricatto che, tra l’altro, invece di portare alle assunzioni promesse, all’ampliamento di alcuni stabilimenti, ha ridotto esclusivamente i diritti dei lavoratori”.
Leave a Reply
Devi essere connesso per inviare un commento.