Novi Ligure (AL) – Per la libertà, quella vera e totale, dovrà aspettare ancora fino al 5 dicembre, ma già oggi la vita di Erika De Nardo non è più ristretta nella cella di una prigione, dove è stata rinchiusa per più di dieci anni. Appena sedicenne la ragazza, insieme al fidanzatino Omar Favaro,
anche lui poco più che sedicenne, uccise a coltellate la mamma e il fratellino di 11 anni, nella loro villetta di Novi Ligure, ora è uscita dal carcere di Verziano (Brescia) dove scontava una pena a 16 anni di reclusione. È ospite, per scontare i pochi mesi di fine pena, di una comunità di accoglienza della Fondazione Exodus creata da don Mazzi. Dalla comunità non arriva alcuna conferma, ma – secondo quanto si è appreso – potrebbe essere stato addirittura il sacerdote ad aspettare Erika all’uscita dal carcere per portala in comunità. Più volte, il fondatore di Exodus aveva detto che era pronto a prendere in consegna la ragazza per aiutarla in un percorso di recupero. Sul piano giuridico, fuori dal carcere Erika è seguita dall’Ufficio Esecuzione Penale Esterna (Uepe) al quale è stata affidata per scontare il fine pena, ma la sua vita – ricostruita dal settimanale “Oggi” nel numero in edicola domani – scorre ormai all’insegna di una libertà che le dona serenità, se non addirittura euforia. Pulisce le stalle, dà da mangiare a galline e capre e ha scoperto una vera passione: quella per i cavalli, con i quali fa lunghe passeggiate nelle campagne e nei boschi. Le numerose fotografie che corredano il servizio mostrano un’Erika alta, in tuta, felpa e scarpe da ginnastica, coi lunghi capelli scuri raccolti in una coda, spesso sorridente, “perfettamente sintonizzata sui ritmi di una comunità strutturata e organizzata come una vera e propria azienda agricola”. Ad andare a trovarla, finora, è stato solo il padre, Francesco De Nardo, che in tutti questi anni l’ha sempre seguita e che ha visto di buon grado l’affidamento della figlia a una comunità, dove vive insieme ad altri ragazzi, in mezzo alla natura. Nel servizio non si esclude che Erika “abbia riallacciato i contatti con un vecchio amore, come lascia intendere in una lettera all’amica del cuore, in cui racconta di un promettente invito a cena”. Secondo gli psicologi, tre mesi dovrebbero essere sufficienti a completare il percorso di rieducazione e recupero di Erika, prima del suo ritorno alla vita completamente libera in mezzo alla gente. Completamente libero è, invece, dal 3 marzo 2010, Omar Favaro, che all’epoca del delitto (il 21 febbraio 2001) era fidanzato con Erika e aveva anche lui 16 anni. Con la stessa sentenza che ha condannato la ragazza, il Tribunale per i minorenni di Torino, al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato, aveva inflitto 14 anni di reclusione al giovane. Omar, scontata la pena, tornato in libertà, ha subito condotto una vita normale, con un lavoro e, da qualche tempo, una nuova fidanzata, che, proprio domenica scorsa, in televisione, ha detto che “di Erika, Omar non parla mai”.
Leave a Reply
Devi essere connesso per inviare un commento.