Ha un precedente nel calcolo della velocità dei neutrini galattici provenienti da una supernova
Roma 4 ottobre 2011 – Il Comitato Italiano per il Rilancio del Nucleare (Cirn) richiama l’attenzione sui “neutrini maratoneti” arrivati sulla Terra dopo un viaggio cosmico di centosessantottomila anni luce e, forse per questo, con un passo meno spedito dei “neutrini scattisti” del recente esperimento del Cern. L’acronimo Cern deriva dall’originaria dizione di “Consiglio Europeo per la Ricerca Nucleare”; è stato conservato e viene ancora mantenuto nonostante il cambio di nome in “Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare”, forse per la meno gradevole musicalità del nuovo acronimo Oern.
Di questa “incongruenza” tra velocità di neutrini galattici e neutrini da laboratorio ne sono consapevoli gli stessi ricercatori del Cern/Oern. Alessandro Bertolin dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) di Padova, uno dei partecipanti italiani all’esperimento Opera (Oscillation Project with Emulsion-tRacking Apparatus), nell’ambito di un seminario (lancio Ansa del 28-settembre 2011 delle ore 17:07 NNN) al Centro Internazionale di Fisica teorica “Abdus Salam” di Trieste ha al riguardo affermato «Solo una volta avuta la certezza dei risultati, potremo cominciare a porci altre domande, ad esempio, ci si potrà chiedere se solo i neutrini ottenuti da collisioni superano la velocità della luce. In teoria questa caratteristica dovrebbe essere comune a tutti i neutrini, anche a quelli che risultano dalle collisioni tra stelle, ma è presto per formulare ipotesi».
Comunque alcune ipotesi sui neutrini “tachionici” cominciano a venire formulate da quella “filosofica” del professor Antonino Zichichi che ritiene, se l’esperienza venisse confermata, possa trattarsi di un primo passo verso una nuova fisica ad “enne” dimensioni, specificatamente di un “supermondo” a 43 dimensioni, più complesso di quello della visione attuale a tre dimensioni spaziali più una temporale; all’interpretazione “dozzinale” del fisico sperimentale Marco Delmastro (http://www.borborigmi.org/) che ipotizza un qualche errore sistematico e/o di approccio in una misura estremamente impegnativa.
Qualche sito statunitense parla con ironia del neutrino veloce, definendolo “The Phantom of Opera”; più sarcastico il professor di origine irachena Jim Al-Khalili, docente alla University of Surrey in Gran Bretagna, che ha dichiarato al Guardian: «L’esperimento potrebbe essere corretto e il risultato possibile, ma diciamo che è più probabile che ci sia qualche errore che è sfuggito ai ricercatori. Ma per farvi capire come la penso su tutta questa storia, la metterò così: se dovesse venir fuori che i dati del Cern sono corretti e che effettivamente i neutrini possono superare la velocità della luce, giuro di mangiare i miei boxer in diretta tv».
Con sarcasmo nazionale italico potremmo commentare che non c’è da stupirsi se i neutrini “oerniani” viaggino più veloci degli altri, in quanto il fantomatico tunnel del Miur è ferroviario e, pertanto, essi corrono su rotaia ad alta velocità. La grande scoperta italiana è anche merito dei “no tav”, che intuendone l’utilità e la straordinaria portata scientifica non hanno impedito la realizzazione di questa immaginaria galleria “che non c’è”.
Per chiudere, se il Cern appare euforico e trionfalista, il Cirn assume invece un atteggiamento cauto e prudente. L’argomento delle diverse velocità dei neutrini (misurata e calcolata) viene illustrato, in relazione alla valutazione della velocità dei neutrini di origine galattica, nell’articolo, a firma dell’ingegner Giorgio Prinzi. Segretario del Comitato Italiano per il Rilancio del Nucleare, che riportiamo di seguito.
I neutrini “lenti” di SN 1987A e quelli “veloci” dell’A24
La prima cosa importante da dire è che per valutare la velocità dei neutrini esistono altri dati, oltre quelli rilevati dai “Ragazzi dell’A24”, relativi ad un evento naturale, l’esplosione di una supernova” registrato sulla Terra il 23 febbraio 1987, anche se in realtà avvenuto 168.000 mila anni prima. In quella occasione, venne rilevato da tre diversi osservatori un flusso di neutrini (24 in tutto, ma significativi, anzi un vero diluvio per i metodi del tempo) circa tre ore prima dell’evento luminoso.
Probabilmente l’emissione dei neutrini nella stella collassante, in sigla identificata come SN 1987A, avvenne effettivamente in anticipo rispetto l’emissione luminosa, ma, ragionando per assurdo, come si dice in gergo matematico, ammettiamo che la differenza temporale nell’osservazione sia dovuta proprio al fatto che i neutrini abbiano viaggiato ad una velocità superiore a quella della luce. Il calcolare di quanto superiore ci consente di confrontare il dato con quello del recente esperimento del Cern. Purtroppo i numeri, quando si affrontano questi argomenti sono indispensabili, altrimenti “si danno i numeri”, ma con significato gergale.
Parlare di circa 3 ore (h) di fronte ai miliardesimi di secondo (nanosecondi, in simbolo “ns”) dell’esperimento del Cern può sembrare dozzinale, ma in considerazione dell’astronomica distanza chilometrica che si compie viaggiando per centosessantottomila anni alla velocità della luce (circa trecentomila chilometri al secondo; 300.000 km/s) l’errore relativo risulta inferiore, di conseguenza il dato che è possibile calcolare risulta più preciso.
Per avere numeri alla portata del lettore comune, noi del Cirn (Comitato Italiano per il Rilancio del Nucleare) abbiamo scomposto il problema in pacchetti semplici, riportandolo alla dimensione temporale di un anno.
Cominciamo col dire che in tre ore ci sono 3 (le ore) x 60 (i minuti di ogni ora) x 60 (i secondi di ogni minuto) = 10.800 secondi (s). Per ridurre il tutto alla dimensione annuale eseguiamo 10.800 (i secondi) : 168.000 (il numero degli anni in cui si sono cumulati) = 0,06429 s, nel senso che ogni anno i neutrini di SN 1987A avrebbero “battuto la luce al fotofinish” per 64,29 millesimi di secondo, che in relazione alla velocità della luce di 300.000 (km/s) x 0,06429 (secondi di vantaggio) = 19.287 (vantaggio espresso in chilometri).
Questi quasi ventimila chilometri annui di vantaggio sarebbero stati accumulati secondo su secondo nel corso dei 60 (i secondi di un minuto) x 60 (i minuti di un’ora) x 24 (le ore di una giornata) x 365, 25 (i giorni dell’anno, tenuto conto che ogni quattro anni uno è bisestile) = 31.557.600 (i secondi di un anno). Se eseguiamo 19.287 (i chilometri di vantaggio ogni anno) : 31.557.600 (i secondi di un anno) = 0,0006 km/s. I neutrini emessi dalla supernova sarebbero stati più veloci della luce di 60 centimetri al secondo. La velocità misurata dal recente esperimento del Cern li accredita, invece, di una velocità più elevata di 6 km/s, diecimila volte superiore di quelli dei neutrini galattici.
Facciamo la controprova inversa. Con una velocità superiore di 6 km/s il vantaggio annuo dei neutrini sulla luce sarebbe stato di 31.557.600 (i secondi annui) x 6 (la maggiore velocità in km/h) = 189.345,600 km, valore diverso da 19.287 (il vantaggio calcolato per i neutrini galattici) x 10.000 = 192.870 km a causa delle diverse approssimazioni di calcolo. Su questa discrepanza attiriamo l’attenzione del lettore in quanto essa è fondamentale per comprendere come i risultati possano variare persino in semplicissimi calcoli in funzione delle approssimazioni e degli arrotondamenti.
Il vantaggio annuo di 189.345,600 (km) x 168.000 (il numero di anni) = 31.810.060.800.000 km. la distanza di vantaggio con la quale sarebbero dovuti giungere sulla Terra i neutrini emessi da SN 1987A, qualora avessero viaggiato alla velocità misurata dai “Ragazzi della A24”. Dividendo il numero per la velocità della luce si ottiene 106.033.536 s, il vantaggio espresso in secondi, che diviso a sul volta per il numero di secondi in un anno fa tre anni e 4 mesi ed una quindicina di giorni, alquanto superiore alle tre ore di anticipo con i quali sono stati rilevati.
Questo ammettendo che i neutrini possano avere velocità superiore a quella della luce; in caso di ipotesi contraria, che a noi sembra allo stato attuale più plausibile, se ne deve dedurre che la differenza temporale riscontrata nel neutrini galattici sia dovuta proprio ad una originaria differenza nei tempi di emissione.
Comunque il Cirn ha provveduto a scaricare da internet la relazione relativa all’esperienza del Cern, che analizzeremo sotto il profilo della precisione (il “delta” di approssimazione in più o in meno) della misura, dato che ad una prima sommaria lettura non l’abbiamo trovato nel documento come sviluppo in senso analitico classico. Sull’approssimazione temporale, calcolata come media quadratica delle singole indeterminazioni, si parla di 7,5 ns, contrariamente al dato divulgato dalla stampa di un’incertezza di 6 nanosecondi. Può sembrare un’inezia, ma in 1,5 ns la luce compie un tragitto di circa 45 centimetri (cm), oltre due volte superiore ai 20 cm di errore dichiarato nella valutazione della distanza tra emettitore di neutrini e ricettore bersaglio.
Per questo rinnoviamo l’invito alla cautela, riservandoci di valutare il valore dell’errore massimo teorico della misura, secondo i dati riportati nel rapporto ufficiale scaricato dalla rete.
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