Giusto Buroni 4 – Gli Asiatici comunque non hanno obbedito all’intimazione di cambiare i frigoriferi, perché troppo poveri, sia per acquistarli che per fabbricarli. Chi “può” li compra tranquillamente in Occidente, chi non può ne fa anche a meno, come fa a meno di tante cose più necessarie. I satelliti continuano a monitorare i Poli e i medici a raccomandare di esporsi di meno al sole (ci si può immaginare quanto sia necessaria questa raccomandazione a latitudini maggiori dei Circoli Polari), e dopo una ventina d’anni si stilano rapporti rassicuranti sulla situazione del “buco”, che tende a chiudersi senza avere provocato danni (e per motivi che non sembrano legati all’eliminazione del CFC, mentre nessuno dei grandi scienziati ha ancora messo in relazione il buco nell’ozono col riscaldamento globale: eppure sarebbe un bel colpaccio per il Movimento Catastrofista!). Fortunatamente la “scienza” non ha fatto (ancora) scalpore per questa esigua e incerta “vittoria”, ma certamente la vicenda dell’ozono ha indicato la giusta via agli ecoterroristi, che oggi la usano per allarmare il popolo con inquinamento e surriscaldamento globale: terrorizzare i consumatori, proibire l’uso di sostanze sospettate di fare danni, cambiare completamente il design di apparecchi “inquinanti”, rendendo incompatibili i collegamenti di quelli vecchi alle reti comuni, produrre “studi scientifici” che dichiarano piccoli miglioramenti, ma ancora insufficienti, tassare ulteriormente i consumatori col trucco degli “incentivi”: chi segue le nuove direttive spenderà un po’ di più, ma verrà rimborsato abbondantemente attingendo alle tasse pagate da chi le nuove direttive non può seguire (un ottantenne dovrebbe investire 30 o 40000 euro in impianti solari per la propria abitazione, essendo pensionato con cinque anni di vita al massimo, e un rimborso degli incentivi in dieci anni? C’è chi lo fa, grazie al summenzionato senso di colpa, ma non è un affare per sé, né un vantaggio sicuro per l’ambiente). Fra i sensi di colpa indotti dagli ambientalisti c’è quello che se ci si oppone al rinnovo delle tecnologie si annullano anche moltissimi posti di lavoro; il che sarebbe da prendere in considerazione se le tecnologie a cui ci si oppone fossero veramente “nuove”, ma si è detto mille volte che tutte risalgono ai tempi di Tesla, appunto (fine ‘800) e che solo la vecchia energia idroelettrica ha ancora un certo valore (insieme alla relativamente rara geotermica), mentre tutte le altre arriveranno al massimo, e con “spinte” politiche, a coprire il 5-6% del fabbisogno totale. Quando si dice che in Italia il 35% dell’energia è “rinnovabile” occorre precisare che l’80-90% di essa è appunto idroelettrica e geotermica; si tenga poi conto che quella idroelettrica è contesa dagli agricoltori (divenuti più esigenti da quando l’Italia ha abbandonato l’industria) e la geotermica potrebbe scomparire da un giorno all’altro a causa di un piccolo terremoto, o bradisismo o fenomeno tellurico di altro genere.
Termina qui il tentativo di descrivere la storia e gli stimoli politici o ideologici (se così si vogliono chiamare, nobilitandoli) che hanno portato gli ambientalisti fanatici o mercenari a scegliere gli obiettivi delle loro azioni di protesta e di sensibilizzazione dei consumatori; la scelta dimostra, confermando l’ignoranza e l’interesse per i profitti, la loro meschinità, perché porta sempre a prendersela con l’anello più debole della catena, che viene accusato di cercare la rovina dell’Umanità e a volte costretto a rinunciare a qualche prerogativa fra le più utili o fra le più convenienti.
Inutili cambiamenti
E adesso vediamo di renderci conto della grandezza dei problemi geologici e fisici di cui parliamo. Visti gli intervalli di tempo che si mettono a confronto (qualche secolo di attività antropica e qualche miliardo di anni di evoluzione naturale; ma la gente ha sempre qualche difficoltà nel confrontare i Mega- coi Giga- e i Tera-…) dovrebbe essere logico non preoccuparsi dell’effetto antropico, così breve e poco influente. E soprattutto si dovrebbe smettere di invocare la cessazione dell'”inquinamento” da parte dell'”uomo della strada” per “bloccare” presunti effetti nocivi su fenomeni naturali (come quelli climatici). Ma se basta un normale (ce ne sono ogni anno nella zona) uragano declassato nel Texas a provocare il maggior danno economico di ogni tempo nel Mondo! Il piccolo inquinamento antropico, peraltro da definire nella sua sostanza di fenomeno fisico e chimico, è provocato comunque in quest’Epoca storica (diciamo da cinque o sei secoli) da imprenditori e trafficanti avidi, ignoranti e spreconi, che all'”uomo della strada” impongono: “O mangi ‘sta minestra, o salti ‘sta finestra”. Un esempio facile facile: a che serviva cambiare in digitale in un paio d’anni tutto il sistema televisivo? Ad aumentare i consumi di materiale elettronico e di energia elettrica a favore degli industriali, senza sostanziali vantaggi per i consumatori, che potevano continuare con la TV analogica e il computer digitale: adesso sono inservibili, e da smaltire, milioni e milioni di audio- e videocassette e relativi registratori seminuovi, che sono stati commercializzati per 20 anni o poco più, con la prospettiva di durare per altri 20 anni. Eppure è successo, e tutti hanno cambiato, anche più volte e senza rendersi conto della vergognosa estorsione, televisori e computer, con annessi e connessi.
Il falso problema della Co2
Come si diceva, per bloccare l'”inquinamento di origine antropica” è necessario definire prima in che cosa esso consista, visto che finalmente, dopo quasi mezzo secolo di presunti studi, ma di irreversibili decisioni prese dall’ONU con l’approvazione dei maggiori governi e il supporto dei presunti scienziati, fa capolino qualche dubbio sulle responsabilità dell’anidride carbonica rispetto al metano e soprattutto di entrambi questi gas rispetto al vapore acqueo; e magari esistono ancora altri fattori che non sono stati presi in considerazione, o per pigrizia o perché non sono così manifesti, ma soprattutto perché hanno trascurabili effetti non tanto sull’economia quanto sul commercio (è già successo per il “buco nell’ozono”, ma non è vero che si impara dagli errori: ai padroni del mondo basta riuscire a nasconderli). Poi si dovrà stabilire quanto questo presunto inquinamento è confrontabile con quello dovuto a fenomeni naturali (compresi macchie solari e riscaldamento del nucleo terrestre, di cui si sa e si studia meno che niente), e infine quanto si prevede che dureranno questi fenomeni naturali, e anche quelli antropici, perché in fin dei conti esiste sempre un livello di saturazione, o un picco massimo, anche a proposito della temutissima crescita demografica.
Il medioevo presente
Riassumo: anche ammesso che l'”inquinamento” sia quello che hanno definito sedicenti scienziati, nella consistenza e nel tempo esso è trascurabile rispetto alle effettive emissioni delle stesse sostanze da parte di costituenti dei corpi celesti su cui l’Uomo non ha controllo. Quindi è auspicabile che i suddetti scienziati lascino in pace quegli esseri viventi, in particolare l’Uomo, che hanno a cuore, come è naturale, il proprio benessere, ma sono facilmente “infinocchiabili” da falsi “scienziati”, suggestionabili da finti sacerdoti, mentalmente confusi da stimoli mediatici che generano ignoranza e superstizione, ingannabili con sporadici ma spettacolari fenomeni astronomici, o anche solo geologici, esattamente come una volta eclissi lunari e solari permettevano di vincere battaglie grazie alla sola furbizia di chi la sapeva più lunga: del resto, un compassato “americano medio”, intervistato in TV durante l’eclissi solare del 21 agosto 2017, dichiarava, senza contraddittorio: “ero qui a vedere l’eclissi nel 2001 e in settembre è successo quello storico disastro; speriamo che non succeda niente del genere questa volta” (e con questa sentenza del tutto medioevale si concludeva il servizio televisivo); e con l’arrivo, pochi giorni dopo l’eclissi, dell’uragano Harvey nel Texas il signore americano avrà trovato conferma della sua superstizione.
L’uomo non determina catastrofi ma solo disagi
Alla base di tutto, sostengo, sta l’incapacità dell’Uomo, mal guidato da interessati “studiosi”, di confrontare le dimensioni fra fenomeni astronomici e fenomeni umani: la durata della vita di un uomo è trascurabile rispetto a quella di un’Era Geologica e quello che l’Uomo o mille generazioni di Uomini possono fare o anche “sbagliare” (come distinguere fra giusto e sbagliato, specialmente da un’Era all’altra?) è praticamente niente rispetto a ciò che accade in un’Era Geologica. Eppure c’erano i soliti scienziati, aizzati dai giornalisti, che in occasione dell’accensione dell’LHC per cercare di “vedere” il bosone di Higgs avevano sparso la voce che si sarebbe potuto formare a Ginevra (!) un “buco nero”, che si sarebbe inghiottito il CERN e tutto il Pianeta o il Sistema Solare; certamente sarebbe stato un risultato da Premio Nobel, ma l’uomo della strada ha il diritto di sapere che la notizia è frutto di pura presunzione o di pazzia totale, così come la più banale modifica del calendario nel passaggio all’anno 2000 aveva portato alla disperazione molti rinomati economisti (e futurologi) per i presunti danni ai programmi dei computer: i danni non ci sono stati, e in ogni caso c’era stato mezzo secolo di tempo per porvi riparo, se gli studiosi fossero stati veramente “studiosi”. Stranamente in queste occasioni la Scienza dimentica di avere ammesso infinite volte, almeno negli ultimi 20 anni, che la conoscenza attuale dell’Universo è meno del 5% del totale (e traduco: meno di un ventesimo, che può significare anche un centesimo).
Ecco la copia dell’articolo di Caprara
“È difficile accusare di estremismo questo rapporto sul cambiamento climatico preparato dagli scienziati americani in quattro anni di poderoso lavoro. Alla fine si sono limitati a raccogliere delle precisazioni rafforzando però, con dovizia di nuove analisi scientifiche, una tendenza già rivelata dai dati emersi negli ultimi tre decenni. Il rapporto, pur focalizzato sugli Stati Uniti, offre un utile quadro planetario, ribadendo che le evidenze sui rapidi mutamenti in corso emergono dal top dell’atmosfera alla profondità degli oceani. Varie sono ormai le prove per affermare che i gas emessi dalle attività umane sono responsabili del riscaldamento climatico ed è «estremamente probabile» che oltre la metà dell’aumento della temperatura media a partire dal 1951 sia dovuta all’influenza dell’uomo. Tra le prove ci sono gli eventi meteorologici estremi (dalle ondate di calore alle «bombe d’acqua») di cui siamo ormai frequenti vittime. Con inquietudine si nota che se magicamente bloccassimo le emissioni di gas nell’atmosfera la sua temperatura crescerebbe comunque di 0,3 gradi per la fine del secolo. Intanto, mantenendo la produzione attuale, rimane il faticoso obiettivo di contenere l’aumento entro i due gradi. Già passando da 1,5 a 2 gradi — si sottolinea — è garantita un’intensificazione degli eventi estremi con ondate di calore più lunghe e temporali più violenti. Tuttavia pur rilevando situazioni estreme, come l’Artico che si riscalda due volte più velocemente rispetto al resto della Terra, restano «cruciali incertezze» nelle valutazioni. Le 13 agenzie autrici del rapporto sono convinte che l’anidride carbonica non sia il principale colpevole del riscaldamento e che altri gas come il metano contribuiscano in maniera altrettanto significativa ma tutto ciò è ancora da spiegare bene. Tra le «cruciali incertezze» rimangono anche l’ondata di calore del 2003 in Europa e il record di caldo in Australia nel 2013. Proprio in tale contesto di «incertezze» destano sorpresa le accuse all’Italia da parte della Svizzera di essere responsabile di una maggiore quantità non dichiarata di emissioni da loro rilevate, in arrivo da precise località, come fosse facile decifrare la precisa origine dei gas. In conclusione, il rapporto fa capire la necessità di impegnarsi ancora di più nelle ricerche per togliere proprio quelle incertezze a cui il presidente americano Trump si aggrappa per cancellare l’adesione agli accordi climatici di Parigi, senza il rispetto dei quali la catastrofe è dietro l’angolo.
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Ed ecco l’articolo principale della Gandolfi, che non conosce il significato italiano di “decade”
Non siamo all’Apocalisse dei film hollywoodiani stile The day after tomorrow o 2012 . La Statua della Libertà non è ancora sommersa dalle acque, tsunami e inondazioni non inghiottiranno la Terra nel breve periodo. Però, non scherziamo: il riscaldamento del pianeta è reale, le colpe dell’uomo certe. Il messaggio, chiaro e diretto, arriva dagli scienziati di 13 agenzie federali americane che, in netto contrasto con le politiche del presidente Donald Trump, rilanciano l’allarme sul clima con un rapporto ora fermo per la firma alla Casa Bianca. Ci ha pensato ieri il New York Times a pubblicarlo integralmente. Alcuni scienziati, infatti, temono che il presidente possa bloccarne la pubblicazione o addirittura cambiarne delle parti perché non interferisca con la sua decisione di uscire dall’accordo di Parigi.
Il rapporto, firmato dalla National Academy of Science, rientra nel National Climate Assessment, la valutazione sul clima richiesta dal Congresso ogni quattro anni. Di fatto, è un’elaborata sintesi di migliaia di studi pubblicati dai più prestigiosi centri di ricerca, con focus sugli Stati Uniti. Prima conclusione: se non si taglieranno drasticamente le emissioni di CO2 di origine antropica, come previsto dagli accordi di Parigi del 2015, nessuno potrà considerarsi davvero salvo, men che meno l’America. Le temperature medie negli Usa sono aumentate «rapidamente e drasticamente» dal 1980, le ultime decadi sono state le più calde degli ultimi 1.500 anni e da qui a fine secolo il termometro potrà salire fino a 4,8°. Al contrario di quanto asseriscono Trump e l’uomo da lui scelto per guidare l’agenzia per l’Ambiente, Scott Pruitt, il contributo umano al surriscaldamento è provato, le conseguenze sul lungo periodo sono evidenti. «Abbondano le prove del cambiamento climatico, dalla sommità dell’atmosfera alle profondità degli oceani — dichiara il rapporto —. Le attività umane, in particolare le emissioni di gas serra, sono le principali responsabili. Non ci sono spiegazioni alternative, nessun ciclo naturale può spiegare questi cambiamenti». Il rapporto cita dati ormai noti nel mondo scientifico. La temperatura media globale è aumentata di 0,7° nel periodo 1986-2016 rispetto al 1901-1960; da qui a fine secolo potrà essere contenuta a +2° soltanto se saranno implementate radicali misure di contenimento della CO2. Allarmanti anche le rilevazioni negli Stati Uniti — secondi solo alla Cina oggi per emissioni di gas serra — e nell’Artico. «Le temperature medie annuali in Alaska e nella regione artica sono aumentate negli ultimi cinquant’anni ad un tasso doppio rispetto alla media globale» ed è «virtualmente certo che le attività umane hanno contribuito, a partire dal 1979». Gli scenari, conclude il rapporto, sono inquietanti: il disgelo del Grande Nord avrà «significative conseguenze» per l’America, in particolare «un innalzamento del livello del mare che minaccia le nostre comunità costiere» e può portare ad «un’alterazione nella circolazione delle correnti nell’Atlantico meridionale».
Il rapporto, in sfida aperta a Trump e ai «negazionisti», attribuisce al cambiamento climatico anche alcuni eventi meteorologici estremi, come le ondate di calore in Europa nel 2003 o il caldo record in Australia nel 2013. Più «complicato» collegare invece le recenti siccità negli Usa all’attività umana, perché simili variazioni idrogeologiche non sono senza precedenti in natura.
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