Bari (da Corsera – Claudio Del Frate ) – Poche ore prima che due treni delle Ferrovie del Sud Est si scontrassero frontalmente in provincia di Lecce, provocando il ferimento di 27 persone, il tribunale di Bari aveva salvato la medesima società dal tracollo finanziario. La Ferrovie del Sud Est (Fse), di recente acquisita dalle Fs, è stata ammessa infatti al concordato preventivo: evita il fallimento e subordina il futuro a un sì da parte dei creditori che si riuniranno il 12 dicembre prossimo. Il via libera della magistratura non può cancellare però una vicenda fatta di sprechi mostruosi, inadempienze, spese folli che hanno portato la Fse (che gestisce le linee a sud di Bari) ad accumulare 200 milioni di debiti verso 400 soggetti diversi. I nuovi proprietari dell’azienda dopo l’incidente hanno assicurato che sono in corso investimenti per l’adeguamento tecnologico della rete ma anche l’ultimo incidente è frutto di un errore umano mescolato ad arretratezze tecniche.
Credito fantasma da 76 milioni
La summa delle nefandezze accumulate dalle Ferrovie del Sud est è contenuta nella relazione presentata al ministero delle infrastrutture (e da questo girata alla procura) il 20 marzo scorso dal commissario chiamato a salvare il salvabile dopo l’estromissione dei vecchi amministratori. «La Fse ha smarrito la propria missione: il trasporto pubblico locale» scrive il commissario analizzando come l’azienda, che aveva a libro paga 1.500 dipendenti, avesse accumulato debiti verso fornitori, dipendenti, l’Inps, le banche. La contabilità viene definita «fittizia» e frutto di «comportamenti che configurano profili importanti di responsabilità» come ad esempio un credito di 76 milioni dalla Regione Puglia che quest’ultima disconosce. In compenso viene sottolineato come la rete fosse antiquata, registrando solo nella provincia di Bari 26 punti di rallentamento e nemmeno un km elettrificato in quella di Lecce mentre l’età media dei mezzi è superiore ai 20 anni.
La beffa dei locomotori tedeschi
Al momento in cui il commissario ha firmato la relazione, su 27 treni solo 8 erano «in totale efficienza» e 13 erano completamente fermi. Di 25 carrozze acquistate nel 2010 ne circolavano solo 3, mentre i 3 locomotori tedeschi acquistati nello stesso periodo « costati 5.602.683 euro non hanno mai trasportato un passeggero, due addirittura non sono riusciti a percorrere neppure pochi metri, uno ha effettuato pochi chilometri di prova rientrando in stazione ingloriosamente trainato». Su questi ultimi veicoli circola un aneddoto: uno degli ostacoli alla loro entrate in servizio fu data dal fatto che il libretto delle istruzione era scritto in tedesco, lingua ignota tra i ranghi delle Fse. Risultato? «Il livello di puntualità nel 2015 è stato inferiore all’80% con un calo di oltre 7 punti rispetto al 2014».
Il dottore fuori stanza. A Roma
Ma se questi erano i livelli di efficienza del servizio, in quale buco nero finivano i soldi? La relazione commissariale parla di servizi esternalizzati «eseguiti con affidamento diretto» affidati con «innumerevoli proroghe che in alcuni casi non venivano nemmeno formalmente notificate». Viene raccontato un caso concreto di spreco: «Dal 1998 un dirigente dell’azienda era distaccato a Roma (?) presso la segreteria tecnica del ministero dei trasporti. Nonostante il distacco a tempo pieno l’azienda ha continuato per 17 anni a farsi carico dello stipendio». Nessuno ha mai saputo dell’esistenza di questo dirigente-fantasma, fino a quando quest’ultimo non è stato colpito da un provvedimento di arresti domiciliari. Anche il direttore del personale svolgeva la sua attività da Roma (?), in una sede appositamente presa in affitto (?), percepiva 220.000 euro all’anno e una indennità di trasferta per venire a Bari (?). «Una trasferta all’incontrario – ironizza il commissario – non per recarsi fuori dall’azienda ma per venire in azienda».
Più soldi agli avvocati che ai treni
A conti fatti «si è nel tempo prodotta una pletora di incarichi che sono andati sovrapponendosi e moltiplicandosi fino a determinare una fittissima ragnatela che ha lentamente, ma inesorabilmente soffocato la società». Si segnala il caso di un dirigente, l’avvocato Luigi Fiorillo al quale, calcola la relazione, sono stati corrisposti in dieci anni compensi totali superiori a 13 milioni di euro (?). La sola gestione dell’archivio è costata 717.000 euro in 8 anni mentre il contenzioso col personale (4.000 fascicoli) aveva generato spese legali per un volume superiore di due volte alle spese per la manutenzione dei treni. Ma il record dei beneficiati spetta a uno studio tecnico esterno ai quali le Fse hanno pagato complessivamente parcelle per 54 milioni di euro.