Alessandria (Andrea Guenna) – Sderenando quattro nobilissime province quali Casale, Novi, Tortona e Acqui, Alessandria le ha inglobate tutte essendo stata fatta capoluogo nel lontano 1867 da Urbano Rattazzi per biechi calcoli truffaldini, ancorché di matrice sabauda, essendo stata fino allora un Comune importante solo per motivi militari.
Abitata già nel XVIII secolo, coi suoi sobborghi (come risulta dai rapporti prefettizi del tempo), da un migliaio di ladri, circa ventimila soldati e circa tremila puttane, era famosa come la sede della procura più corrotta d’Italia poiché era costantemente impegnata a dare torto agli agricoltori dei sobborghi che denunciavano il dinamificio Barberi di Cengio colpevole di inquinare in modo insopportabile il Bormida e l’area circostante. Ma il dinamificio era l’azienda produttrice di esplosivi dei Savoia e non la si poteva chiudere. Per questo servivano giudici corrotti che mettessero tutto a tacere.
Ai primi del Novecento l’azienda di esplosivi divenne Società Italiana Prodotti Esplodenti. Erano gli anni delle guerre coloniali in Libia, gli esplosivi erano usati massicciamente per la creazione dell’Impero coloniale italiano (quello del Duce arriverà vent’anni dopo). E l’inquinamento del Bormida aumentava.
Nel 1929 fu costituita l’ACNA, acronimo di Aziende Chimiche Nazionali Associate ceduta negli anni trenta alla Montecatini e alla IG Farben. Poi l’acronimo ACNA cambiò denominazione e divenne Azienda Coloranti Nazionali e Affini, e il Bormida, oltre ad essere sempre più inquinato, divenne anche rosso, ma i giudici alessandrini che avevano preso il testimone dai predecessori, continuarono a dare ragione allo Stato e torto ai contadini.
Nel solco di questa sciagurata tradizione, continua a tenere banco il caso dell’inquinamento della cava Clara e Buona (nella foto durante un sopralluogo dei No Tav – No Terzo Valico) destinata a raccogliere i detriti del Terzo Valico i cui liquami inquinanti finiranno nella falda acquifera.
Proprio lì, secondo gli ultimi riscontri, è stata rilevata la presenza di idrocarburi, cromo e nichel in eccesso, ma Arpa (Agenzia regionale protezione ambientale) e il Comune di Alessandria hanno taciuto la cosa. I controlli sono stati eseguiti su quattro campioni di terra prelevati in cava. In uno di questi sono stati trovati tracce di idrocarburi pesanti, cromo e nichel in misura superiore di circa il 50% rispetto ai limiti consentiti. A fronte di questo disastro, l’agenzia ci fa sapere che i limiti in questione per Clara e Buona erano già stati innalzati rispetto ai limiti di legge. È un po’ come se io viaggio a 90 all’ora mentre c’è il limite dei 50 e il vigile, invece di farmi la multa, cambia il cartello e mette quello dei 90. Ma almeno il vigile mi dice che lo fa perché in cambio vuole un articolo sul figlio che gioca a calcio mentre Arpa non dice niente, forse perché nel sito era già stata riscontrata a suo tempo una presenza di cromo e nichel superiore alle tabelle di legge e vuole nascondere il fatto che, invece di imporre la bonifica si è girata dall’altra parte facendo finta di non vedere mentre continuavano a buttarci dentro di tutto. Ecco perché, oggi come ieri, come quel vigile che ha cambiato il segnale stradale, invece di bonificare l’area hanno innalzato i limiti di legge per fare rientrare i parametri di inquinamento nella norma. Metodo tipicamente mandrogno.
Non basta, in quanto il direttore generale dell’Arpa, pur avendo firmato le analisi in data 7 aprile 2017, delle stesse, nonostante che siamo a maggio, nessuno ha diffuso la notizia. Quindi c’è la solita complicità dei soliti pennivendoli di regime. A ridaje!
E a noi, che facciamo solo il nostro mestiere di cronisti normali, tocca informare gli alessandrini (ma un po’ lo vogliono anche loro) che qualcuno li sta avvelenando.
Non è finita perché nella cava Clara e Buona del Quartiere Cristo è stata rinvenuta anche la presenza di amianto (fonte Osservatorio Ambientale) con una concentrazione in falda fino a 305.000 fibre/litro (fonte Arpa). Ma sono stati rilevati anche zolfo e schiumogeni oltre il limite.
E la sindaca cosa fa? Niente. Parla, parla parla, ma su queste cose fa silenzio.
Per questo il comitato spontaneo No Tav – No Terzo Valico organizza una manifestazione prevista per sabato 27 maggio in difesa dell’acqua e della salute.
“Sarà una grande marcia popolare pacifica – dicono i No Tav – a cui sono invitati tutti i cittadini stanchi di subire le angherie di una politica supina agli interessi dei privati. È sempre più necessario non stare a guardare ma manifestare il proprio dissenso”.