Quando si parla di calcio, argomento che ignoriamo totalmente, stiamo sempre zitti. Consigliamo analogo silenzio alla sterminata falange di candidati alla poltrona di sindaco di Alessandria allorché si parla di rifiuti, smaltimenti ed affini. Doveroso silenzio per non ridurre ulteriormente la propensione al voto degli alessandrini che, in questa nostra parodia di democrazia elettorale, supera di poco il 60% degli aventi diritto. Fatto che non deve stupire: la quantità non fa qualità e lo scopo della maggior parte degli autonominati candidati sindaco è solo quello di conquistare un posto al grande banchetto della politica italiana visto che le uniche categorie professionali, tuttora strapagate, che non sentono la crisi sono i giocatori di calcio, le puttane ed i politici. Con una differenza: per svolgere le due prime professioni occorre avere alcune specifiche qualità, cosa che non è da tutti, mentre chiunque può fare il politico e passare, come è capitato, da buttafuori di discoteca a vicepresidente della Fincantieri, o da bidonista di mezzatacca a direttore di una delle più importanti biblioteche storiche del mondo. Uno dei nostri candidati sindaco, interrogato dalla stampa, si è persino vantato di essere a conoscenza di uno straordinario metodo di selezione dei rifiuti urbani con conseguente recupero di materiali vendibili e biogas, e di essere disposto, in caso di vittoria, a trasferire il tutto nella arretrata Alessandria. Naturalmente questa misteriosa metodologia, a cui manca solo un vago profumo di gigli nel sottofondo di cori angelici per essere un miracolo, proviene da Israele, paese considerato all’avanguardia da chi l’avanguardia scientifica non sa nemmeno cosa sia. Riguardo alle immondizie i candidati sindaco almeno di una cosa potevano accorgersi non fosse altro perché riportata con evidenza anche dalla stampa locale. La discarica di Alessandria con i suoi 200 ettari di superficie è più che sufficiente per raccogliere per alcuni secoli l’intera immondizia dell’Italia settentrionale nonché della vicina Svizzera. Questa palese esibizione di abbondanza degna di Luigi quattordici, il re Sole, non è del resto insolita nella nostra città. Per il solingo cane della Protezione Civile sono tuttora messi a disposizione ben 5 ettari di terreni comunali all’interno di Forte Acqui. Ed il bello è che tale munifica e regale grandiosità è sopravvissuta ad ogni cambiamento del Comune. Sempre per un aristocratico distacco dal denaro, proprio dei cinquecenteschi nobili spagnoli, nessuno si è mai preoccupato di verificare che fine facciano i cosiddetti prodotti vendibili ed il compost ricavati dalla raccolta differenziata e dalla selezione dei rifiuti. A quanto si dice, spesse volte tutto finisce serenamente in discarica. Per dissipare questi dubbi sarebbe interessante sapere quanto si guadagna dalla vendita delle cosiddette materie prime ottenute, ovviamente dopo averne sottratto i costi di produzione. Non vorremmo che il risultato fosse ampiamente in rosso. A dirigere l’intera operazione rifiuti una sola società non fu ritenuta sufficiente, ma furono create ben tre ditte diverse con tre presidenti, tre consigli di amministrazione, tutti ampiamente pagati e distribuiti tra i vari partiti in base ad un locale manuale Cencelli, il cui solo scopo è remunerare politici a fine corsa. Naturalmente chi paga il tutto sono gli alessandrini con tariffe sempre più insostenibili e ingiustificate. Possibile che nessuno dei candidati sindaci si sia accorto di questo gigantesco spreco? Almeno contare fino a tre dovrebbero saperlo fare tutti!
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