Un signore, dovendo partire per lavoro, ha il problema di trovare qualcuno che gli tenga il gatto. Chiede ad amici e parenti e alla fine decide di affidarlo a suo fratello. Qualche giorno dopo telefona per avere notizie della bestiola.
“È morto” dice lapidario il fratello.
“Cosa? E me lo dici così?” urla l’altro alterato.
“E come te lo devo dire? È caduto da un albero molto alto e ha sbattuto la testa”.
“Ma lo sai come gli ero affezionato! Era quasi un figlio per me! Potevi usare un po’ più di tatto! Oggi potevi dirmi che era salito sul tetto della casa e che i pompieri stavano tentando di farlo scendere. Ti avrei chiamato domani e mi avresti potuto dire che c’erano stati dei problemi e che lo avevate portato dal veterinario. Dopodomani mi avresti avvertito che era stato operato ma che non si sapeva ancora nulla. Infine, con un certo garbo, mi avresti detto che erano intervenute delle complicazioni e che il mio micio non ce l’aveva fatta… Ecco come avresti dovuto darmi la notizia!”.
“Beh, mi dispiace molto che tu l’abbia presa così… non credevo…”
“Va bene, va bene… Forse mi sono arrabbiato troppo… Cambiamo discorso. Come sta nostra madre?”.
“Nostra madre?”.
“Sì, nostra madre… Come sta?”.
“Mmm… Dunque… È sul tetto. I pompieri stanno tentando di farla scendere…”
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