di Giusto Buroni – CIRN Milano
In occasione del primo anniversario dello tsunami giapponese del marzo 2011 gli esperti di economia di tutti i giornali si sono scansati per pochi istanti, per ricordare sommessamente una tragedia, che, avendo origini del tutto naturali e non “antropiche”, rischia di passare presto nel dimenticatoio, nonostante i circa 20000 morti e altri 10000 dispersi. Ma quale migliore occasione di questa per rispolverare le usurate litanie contro la produzione di energia nucleare civile? Invano il Corriere della Sera della scorsa settimana, con un articolo dell’ottimo, ma prudentissimo Agnoli, che ne replicava un altro quasi identico del Sole 24Ore del 21 febbraio, annunciava la ripresa o la continuazione dei programmi nucleari un po’ in tutto il Mondo: due nuove centrali autorizzate negli USA, prosecuzione in Finlandia dell’unico interminabile EPR, otto nuove centrali confermate in Gran Bretagna, proroga della vita degli impianti in Spagna, costruzione di 28 centrali in Cina, nessun vero spegnimento totale in Germania e Svizzera, nonostante l’ordine di farlo, ma senza fretta, nessuna variazione di programma nei Paesi minori dove la costruzione di centrali era già in corso, e così via, mentre va sfumando la paura nata dai guasti ai reattori di Fukushima in seguito allo scavalcamento delle barriere anti-inondazione da parte dello tsunami. La propaganda antinuclearista però ha efficacemente bilanciato queste (coraggiose) notizie di timida ripresa, ritornando sugli usuali argomenti: ogni sito prima o poi può essere sismico (i terremoti emiliani lo dimostrano), la sicurezza dei reattori a fissione sarà sempre impossibile, i reattori a fusione (che nessuno mette in dubbio siano sicurissimi, e non si sa neanche come e con che materiali verranno realizzati!) stanno per arrivare (e manca un secolo!), il trattamento delle scorie è un problema irrisolvibile e via piagnucolando e senza muovere un dito per dare inizio ad azioni costruttive, almeno nella ricerca. Il Governo Tecnico italiano non si è pronunciato, nonostante la “gaffe” di Clini che il primo giorno dopo l’insediamento si era lasciata scappare l’intenzione di ripensare al nucleare.
Ciononostante nessuna rete televisiva e nessun giornale ha “osato” chiamare la strage giapponese col suo nome reale (TSUNAMI), facendo invece tutti riferimento alla inesistente “Catastrofe Nucleare di Fukushima” e agli 80000 sfollati dalla regione interessata dal sisma e dallo tsunami, confermando la credenza che si trattasse di fuga da nubi radioattive (e non dalle inagibili abitazioni coperte da metri di fango). Le stesse cerimonie di commemorazione in Giappone mostrate dalla stampa e dalla televisione italiana e straniera riguardavano in realtà manifestazioni antinucleariste, in cui i Giapponesi partecipanti indossavano finte tute e mascherine antiradiazioni (magari bastassero quelle!) e inalberassero cartelli “no nuke” a beneficio dei non Giapponesi. E’ vero che depositavano moltissimi mazzi di fiori, ma non potevano certo essere per i defunti vittime dei guasti dei reattori, dato che ne risulta per ora uno solo e a causa di infarto. La menzogna si è spinta al punto che l’Economist, subito imitato anche dal nostro Sole 24 Ore e da chissà quanti giornali al mondo, dichiaravano ancora attivi solo due impianti in Giappone, mentre fonti governative giapponesi parlano di almeno 13 centrali che hanno tutte superato lo stress test (del resto superato anche dai reattori francesi, che quindi non chiuderanno, contrariamente a quanto ogni tanto si cerca di far credere; e la costruzione di quello di Flammaville non si è interrotta…).
In conclusione, con tutto il rispetto e l’immenso dolore per le vittime del maremoto, si cerchi di ristabilire la verità (la TEPCO può anche avere barato, ma fortunatamente ha causato solo danni materiali ed economici) e non si rinunci all’insostituibile ed indispensabile risorsa che è l’energia nucleare da fissione (di qualunque cosa sia fissile con produzione di energia), che, a detta di esperti veri, come il professor Battaglia, “può assicurare la sopravvivenza del Pianeta per altre migliaia di anni senza rinunce rispetto al tenore di vita attuale”. Non ci si deve fermare ovviamente alle tecnologie attuali della fissione, ma è assolutamente necessario passare in un lasso di tempo ragionevole (una decina d’anni, se si volesse) alle tecniche di autofertilizzazione (che “bruciano” la quasi totalità dell’uranio, azzerando praticamente le scorie “cattive”) e del ciclo del torio, che è enormemente più abbondante dell’uranio, più facile da estrarre e più “controllabile” ai fini della sicurezza. Queste ultime sono le tecniche promettenti già conosciute. E’ chiaro che intensificando la ricerca in questo settore (che è perfettamente controllabile dalle teorie matematiche messe a punto da Einstein, Fermi e loro successori) altre tecniche emergeranno che miglioreranno l’efficienza, la sicurezza e lo sfruttamento della materia prima. Se si pensa che dai tempi di Fermi, a causa del boicottaggio cominciato da subito dopo Hiroshima, praticamente nulla è cambiato, si può immaginare l’enormità dei progressi che ci si possono attendere impiegando nella ricerca della fissione quelle risorse economiche che attualmente vanno disperse in ricerche per “nuove” fonti di energia, soprattutto quelle dette erroneamente “rinnovabili”. Facciano attenzione gli ambientalisti fanatici e ottusi: le loro dottrine hanno già creato milioni di sempliciotti che credono fermamente nel moto perpetuo, il concetto più antiscientifico che esista al mondo e che fa retrocedere il pensiero umano a tempi premedioevali. E tutto ciò per non sforzarsi di imparare la parola “entropia”. Eppure “entropia” significa consumo costante, inarrestabile e ineluttabile dell’energia dell’Universo: si può solo rallentarlo fino a livelli bassissimi, ora imprevedibili, ma con un uso intelligente e oculato delle risorse: altre soluzioni, che non siano affette da stregoneria, non esistono.
Leave a Reply
Devi essere connesso per inviare un commento.