di Giusto Buroni
Sto ascoltando le “agenzie” riportate da RAINEWS24 riguardanti la “scoperta” che la difettosa connessione di una fibra ottica all’interno del colossale LHC a Ginevra avrebbe provocato l’errore di misura della velocità del neutrino, che ora si dice non abbia anticipato di 60 nsec la luce nel suo percorso da Ginevra al Gran Sasso perché il difetto ha compromesso in qualche modo il funzionamento del GPS. Ricordo che questa ovvia ipotesi (cioè l’errore di misura) era stata subito avanzata anzitutto dagli scienziati dissidenti dello stesso CERN (un buon 30%, se non sbaglio) e poi da tutti gli altri studiosi dotati di buon senso che, concordemente, hanno preteso la ripetizione e la riproduzione del test in altro impianto indipendente, prima di trarre conclusioni. Ma, nel frattempo, i giornali versavano fiumi di inchiostro (come si usava dire una volta) e le TV ci assordavano con paroloni incomprensibili ai più, decretando in sostanza la fine delle teorie di Einstein. Per non parlare degli immaginifici “scienziati alternativi” di Facebook e Twitter, che si considerano depositari d’una verità tanto sconosciuta quanto differente dalle asserzioni dei geni convenzionali (quale fu Einstein, in contrapposizione, per esempio al misconosciuto Nicola Tesla, senza volere arrivare a Beppe Grillo o Dario Fo). Quanto dovremo ancora sopportare questo degrado dell’informazione? E, nell’attesa, è lecito aspettarsi un sincero mea culpa dei comunicatori impreparati e frettolosi? Secondo me è doveroso. Attenzione alla seguente ovvietà: le teorie di Einstein (che non sono che formule matematiche che descrivono l’universo sensibile alla strumentazione umana) sono ben lungi dalla “verità finale” e saranno via via affinate seguendo i progressi delle osservazioni scientifiche sperimentali, ma speriamo che non siano mai più sepolte (come non possono essere sepolte quelle di Newton) solo a causa di una fibra ottica collegata in modo sbagliato.
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