Nell’era telematica, mentre l’umanità si appresta a conquistare Marte, il mondo diventa globalizzato in nome del nuovo mercato e la Cina dei mangiatori di riso si appresta a fare il sorpasso delle nazioni fino a ieri più ricche del mondo, in questa nostra povera Italia i passaggi a livello, col freddo, si bloccano sempre e i treni arrivano – quando arrivano – sempre in ritardo. Sembra il copione di uno sketch della compagnia teatrale romana del Bagaglino ma è la triste realtà del Bel Paese. L’altro ieri sulla linea Acqui – Ovada – Genova per alcuni passaggi a livello “inchodati” le linee sono andate in tilt. A farne le spese sono stati i pendolari della prima mattina, “quelli delle cinque” per intendersi, stipati su sette convogli che sono arrivati nel capoluogo ligure con ritardi anche di mezzora. In sostanza per percorrere 50 chilometri s’è impiegata un’ora e mezza, alla media oraria di ben 30 chilometri all’ora. Se si andava in bici, tempo permettendo, si arrivava prima. I ferrovieri sottolineano il fatto che la colpa è dei passaggi a livello lungo la linea che hanno reso tutto maledettamente complicato a causa del ghiaccio che ne ha impedito il funzionamento, alla faccia delle “modernissime” apparecchiature antigelo. Per risolvere l’inconveniente è scesa in campo una attrezzatissima squadra di esperti delle Ferrovie proveniente da Genova. C’è solo da chiedersi come facevano le Ferrovie a funzionare così bene ai tempi del Conte di Cavour, un aristocratico che aveva a cuore la qualità della vita dei cittadini. Sarà per questo motivo che a vincere le primarie del PD genovese è stato un Duca.
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