Lascia un po’ interdetti leggere, sul decreto del Ministro dell’Interno riguardante la gestione liquidatoria, cioè fino al 31 dicembre 2011, del Comune di Alessandria, i cosiddetti debiti non ammessi che raggiungono la fin troppo considerevole cifra di 116.953.645,92 euro. Si tratta pur sempre di massa passiva che non aveva titolo ad essere richiesta per almeno sette ragioni che vanno dalle gestioni vincolate, alle cifre richieste due o più volte, ai debiti del tutto insussistenti, ai debiti fuori bilancio, alle prestazioni già pagate.
Se si pensa che l’insieme delle pretese rasentava i 230 milioni e consentì alla Rossa di andare per televisioni a denunciare un debito indicibile e accollarlo bellamente e senza ombra di dubbio all’amministrazione precedente – peraltro poi smentita dalla Corte dei Conti – si ha il quadro a tinte fosche di una situazione più raccontata sul piano politico, che su quello strettamente contabile ove doveva rimanere. Perché se, ora, si sottraggono ai 229 milioni di pretese, i 117 di passività non ammesse, si va verso un più tranquillo panorama di circa 110 milioni, largamente compensabile dalla massa attiva di oltre 104 milioni. E tutto ciò non aveva certo bisogno del megafono dei Santoro o dei giornalisti cagoia (D’Annunzio, n.d.r.) del centrodestra che pensavano di aver in mano la notizia del secolo o di tacere la verità che non hanno neppure provato a conoscere. Una volta si sarebbero appellati vigliacchi, oggi li si liscia con il nominativo di politically correct. È un problema di opportunità, bellezza, ma così la sinistra continua a tenere il privilegio di essere riferimento della verità e gli altri sguazzano nella incredibilità patentata.
Ma perché registro oltre ottocento richieste infondate? Intanto questo all’epoca fece dire ai giornali che circa 1500 aziende erano state danneggiate dalla situazione di default del Comune. E intanto erano solo metà. E intanto poi si verificò che moltissimi erano cittadini che richiedevano rimborsi Tia. E intanto che molti altri erano dipendenti comunali e solo poco più del 10-15% erano aziende. Cambia niente? Può darsi, ma da 1500 a 150-200 l’impatto è ben diverso e poi perché bisogna scrivere 1500 quando la verità è un’altra? Per caricare di dramma la situazione?
E perché, mi chiedo, il signor Gagliaudo Aulari (cittadino medio di Alessandria con nome da leggenda) decide di chiedere al Comune 14,5 euri che ha già avuto? Il furbo contadino potrebbe rispondermi così:
a) “beh, mi sono recato in Comune, ho chiesto cosa dovevo fare e mi hanno detto di sottoscrivere comunque domanda di insinuazione, perché quelli di prima erano stati tremendi”;
b) “beh, per non aver capito niente del dissesto, meglio chiedere. Non vorrei mai doverci rimettere a favore di qualcuno”;
c) “beh, mi sono sbagliato, ero confuso dal gran vociare e ho fatto una cosa che non dovevo fare. Me ne scuso, ma la colpa è anche di chi ha gridato senza averne ragione”.
Gagliaudo si salva nel caso c), mentre nel caso a) è raggirato dal funzionario che lo ha consigliato, nel caso b) ha bellamente truffato il Comune cercando di guadagnarci 14,5 euri.
Ma i tanti gagliaudi messi assieme che obiettivi politico-contabili potrebbero aver raggiunto? Aumentare surrettiziamente il numero dei richiedenti per fare più scalpore e far fruttare giornalisticamente la notizia? Aumentare in modo infondato la massa passiva per consentire di poter giustificare la scelta del dissesto? Aumentare la cifra complessiva per poter chiedere più soldi allo Stato?… che però ora rivuole indietro circa 40 milioni di euro.
Oppure nulla di tutto questo ed è stato solo un errore in buona fede di tutto il sistema, politici di sinistra al potere in testa… Questa è la più buona!
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