Perché AMIU e ATM si accorgono solo ora dei crediti verso il Comune che sono in essere dall’inizio della legislatura? Come mai in quattro anni la Giunta del sindaco Fabbio ha speso senza sosta, ed ha programmato di spendere ancora, facendo leva su quei crediti (oltre 40 milioni d euro) mai pagati ai craditori (AMIU e ATM)? La Procura della Repubblica di Alessandria vuole giustamente vederci chiaro. Si attendono sviluppi di questa nuova fase di indagine.
di Andrea Guenna
Alessandria – La situazione in cui versa la politica cittadina potrebbe subire una svolta dall’inchiesta in corso da parte della Procura della Repubblica di Alessandria che ha già fatto finire sul registro degli indagati per Falso, Truffa allo Stato, Abuso d’ufficio il sindaco Piercarlo Fabbio, l’ex ragioniere capo Carlo Alberto Ravazzano (arrestato e poi rimesso in libertà) e l’ex assessore alle Finanze Luciano Vandone. La svolta interesserebbe da vicino le aziende partecipate, cioè le società che gestiscono servizi per conto del Comune, essenzialmente Amiu e Atm, creditori, al 31 dicembre 2010, nei confronti del Comune di Alessandria, secondo i conteggi della Corte dei Conti, di 20 milioni per Atm e 21 per Amiu. I magistrati alessandrini si chiedono infatti come sia stato possibile che, solo nel corso del 2011, le due partecipate abbiano sentito il bisogno di rendere nota la situazione creditoria che, anche data l’enormità della cifra, avrebbe dovuto essere denunciata fin dall’inizio. In sostanza non si capisce come sia stato possibile che il Comune di Alessandria sia abbia potuto andare avanti impunemente nei quattro anni precedenti con la finanza allegra e creativa di Fabbio e Vandone, usando a tutti quei soldi invece di darli ai creditori. Ma ciò che più fa opensare è il fatto che i creditori, in quattro anni, si fossero fatti andar bene quell’andazzo. Per gli inquirenti il motivo potrebbe risiedere nel fatto che i creditori, pur sapendo, non parlavano per una sorta di accordo tacito coi debitori. In sostanza, Piercarlo Bocchio presidente AMIU, Luni e Cabella direttori ATM e Lombardi del CISSACA sapevano e non dicevano niente. Ma non basta perché in tutta questa vicenda qualche responsabilità sembra averla anche Nicola Tattoli, presidente del collegio dei revisori dei conti del Comune e di SITAL, l’Ente di secondo grado presieduto da Dall’Erba, uomo vicinissimo a Fabbio il cui ufficio si è trasformato in una galleria d’arte moderna coi quadri appesi della pittrice ovadese Raffaghelli che lo occupa – o occupava – in pianta stabile usando anche il telefono per telefonare spesso in Cina a spese del Comune. Tattoli appare uomo di un certo peso anche alla luce del fatto che è stato mandatario elettorale sia di Fabbio che di Ugo Cavallera, il politico democristiano di lungo corso attualmente vicepresidente della Regione Piemonte al fianco del governatore Cota (Lega). Essendo mandatario, Tattoli poteva aprire un conto corrente bancario a suo nome per conto dei candidati rappresentati, registrare tutti i contributi e tutte le spese (raggruppate secondo le categorie indicate) relativi alla campagna elettorale; predisporre per ogni collaboratore la prevista dichiarazione congiunta sottoscritta dal mandatario e dal versante, predisporre ed inviare agli organi competenti, la dichiarazione di rendiconto, con allegati gli estratti del conto corrente bancario. Inoltre Tattoli è laureato in economia e commercio ed è amico di Vandone col quale ha collaborato in tutti questi anni di Giunta. Non poteva non sapere. Ma non basta perché sia Tattoli che i presidenti delle controllate chiamate in causa avevano ed hanno più di un incarico (Bocchio è presidente AMIU e ARAL, Lumi è stato presidente ATM, quindi assessore per la Lega) e ciò li identifica facilmente come organici al sistema. Per i magistrati si apre un nuovo fronte che potrebbe coinvolgere in giudizio altri esponenti del mondo politico e pubblico amministrativo cittadino. Nel suo ufficio, da oggi, qualcuno trema.
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