Roma (Lorenzo Mancini) – Il Ministero del Tesoro ha bocciato il piano di rientro della Regione Piemonte sul debito di 1 miliardo sulla Sanità. Doveva essere spalmato su sei anni e invece si deve rientrare in tre. Mancheranno quindi 200 milioni all’anno. Secondo attenti osservatori le prime vittime di questa mattanza saranno le RSA che non hanno ricevuto il riconoscimento del 3% di aumento retta. Poi toccherà a ospedali e servizi ambulatoriali. Secondo i pessimisti la Sanità potrebbe essere commissariata e il primo problema di Alberto Cirio, in caso di rielezione, sarebbe quello di recuperare quasi 250 milioni dalle sue casse e destinarli ad Asl e Aso. È quanto previsto dal pronunciamento della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima la legge con la quale di fatto la Regione Piemonte ha “ricontrattato” il piano di rientro dal disavanzo sanitario che aveva precedentemente concordato coi Ministeri delle Finanze e della Salute. Il provvedimento contestato dai magistrati è contenuto nella finanziaria dello scorso anno in cui all’articolo 8 da una parte si conferma l’impegno a trasferire alle aziende sanitarie e ospedaliere quel che ancora resta degli 1,5 miliardi necessari per coprire i ritardi nei tempi di pagamento dei propri fornitori; dall’altra, però, si decide di spalmare il passivo su più anni. L’accordo trovato nel 2016 dall’allora giunta di Sergio Chiamparino, infatti, imponeva l’estinzione del debito entro il 2026 con rate crescenti che negli ultimi quattro anni corrispondevano a 200, 220, 240 e 263 milioni di euro. L’anno scorso, però, Cirio decise di rivedere unilateralmente quell’intesa e stabilì che la Regione avrebbe estinto le proprie pendenze non nel 2026, ma sei anni più tardi, nel 2032. Così facendo la rata s’è ridotta sensibilmente, scendendo a 93 milioni all’anno. Il provvedimento è dell’aprile 2023, ma il Governo Meloni lo ha impugnato il giugno successivo. L’assessore al Bilancio Andrea Tronzano aveva parlato di “atto ampiamente previsto” e rassicurato tutti sulla presenza di interlocuzioni in grado di “superare l’impugnativa”. La sintesi, però, non s’è trovata e il Governo Meloni ha deciso di andare davanti al giudice. Ieri è arrivata la sentenza che condanna Cirio e la sua giunta. È vero, infatti, che la Regione non è più in piano di rientro e quindi può godere di una certa autonomia finanziaria che, almeno sulla carta, le consentirebbe di rinegoziare le proprie passività, ma per i Giudici della Consulta è anche vero che è uscita dal piano di rientro rispetto agli impegni presi a suo tempo da Chiamparino che non possono essere rinegoziati unilateralmente. La decisione della Corte Costituzionale arriva a poche settimane dal voto dell’ 8 e 9 giugno scatenando gli attacchi dell’opposizione. Tuttavia l’assessore alla Sanità Genesio Icardi (nella foto con Salvini) ha dichiarato di essere in contatto col Ministero per ratificare un nuovo accordo certo di poter trovare un’intesa, come suggerito anche dalla Consulta stessa. I piemontesi possono stare tranquilli quindi: non c’è nessun buco di bilancio, non ci sono nuovi debiti da coprire. Parola di Icardi.