di Andrea Guenna
Alessandria – Chi scrive è convinto che un disastro come qello della gestione del sindaco Fabbio sia secondo solo agli tsunami giapponesi. Questo sindaco sta distruggendo la città, una città che sta annegando nei debiti, con le partecipate alla canna del gas che non sono più in grado neppure di pagare gli stipendi ai dipendenti. A questo punto, visto come stanno le cose, con la Corte dei Conti che chiede un risarcimento di 40 milioni circa, con la Procura della Repubblica che ha iscritto nel registro degli indagati il ragioniere capo, l’assessore alle Finanze ed il Sindaco in persona, il prefetto Castaldo cosa fa? Fa finta di niente. Ma dovrà rispondere o no della sua inerzia? Cosa ci sta a fare? Ministro degli Interni lo sa o non lo sa che qua ad Alessandria c’è un suo dipendente che non fa quello che dovrebbe fare e lascia andare a ramengo un’intera città che dovrebbe essere invece commissariata per essere sottoposta ad una cura intensiva di risanamento? In questa situazione irreale è di ieri la notizia che gli Ufficiali Giudiziari si sono recati al teatro, non per assistere ad uno spettacolo ma per pignorare attrezzature elettroniche e informatiche destinate all’asta per pagare alcuni debiti. Ma, come nella più classica delle sceneggiate napoletane, il padrone di casa, guarda un po’, non s’è fatto trovare ed il pignoramento è stato rinviato. Infatti la presidente, tale Mancuso Elvira, non c’era e ogni tentativo di rintracciarla è risultato vano. Ha da passa’ a nuttata avrà pensato la signora Mancuso che, certamente, si farà rivedere in giro quando le acque si saranno calmate. Ma ecco che entrava in scena l’orbense Lorenzo Repetto, presidente Amag, membro del consiglio d’amministrazione della Fondazione del Teatro che, col solito coup de theatre – appunto – cui da tempo ci ha abituati, sbucava dicendo che, voilà, il mandato di pagamento era pronto. Il creditore, la Medial, concessionaria di pubblicità del trisettimanale Il Piccolo, che vantava un credito di 14.000,00 euro, se ne stava e tutto aveva fine. Per ora. E sì, cari Fabbio e Vandone, è proprio vero che ogni giorno ha la sua croce. Ieri ne avete avute due, fino a domani siete a posto. Ha da passa’ a nuttata.
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