Domenica scorsa, a margine della vittoria dei Grigi a Renate, l’addetto stampa che sta nel cuore di una parte consistente della Nord, di Enea Benedetto, dei possibili nuovi acquirenti e di altri sparsi nella galassia grigia, ci ha avvertito che il giorno dopo ci sarebbe stato un accesso alla banca che nel giugno scorso ha emesso la fideiussione in favore della Lega. Poi a stretto giro di posta, dopo aver verificato la correttezza dell’operazione di sostituzione del garante sottostante al titolo fideiussorio, sarebbe stato stipulato l’atto di cessione della quota del club detenuta da Enea (60%) a favore di Molinaro entro presumibilmente giovedì 16 novembre. Se pare andata a buon fine la prima parte della missione per la seconda e definitiva tappa che darebbe a Molinaro il pacchetto di controllo dell’Alessandria Calcio ci sarebbero altri problemi. Queste difficoltà, presumo, sono relative al diritto di prelazione di Pedretti il quale detiene il 40% per cento della società. L’uomo d’affari francese infatti, “burlato” da Enea nel maggio scorso, non intende rendere la vita facile al Re dei Bitcoin. Adesso, prendendo spunto da quanto scritto, visto e letto in questi lunghi mesi si può cominciare ad esprimere valutazioni sul comportamento tenuto dai vari attori in commedia.
Personaggi e interpreti
- Enea Benedetto – Sul presidente dei Grigi non torno a ripetermi sulle perplessità che ho esternato fin dal suo arrivo, perplessità che invece in tanti allora erano disponibili a superare a piè pari perché arrivava alla testa della società dopo la cessione del club dell’odiato Di Masi. Enea, nomen omen, ha detto tutto e il suo contrario, si è smentito in decine di occasioni dimostrando, secondo me, una mancanza di considerazione nei confronti delle sensibilità degli sportivi, della nostra città, dei compagni di strada e di tutti quelli che, vacando senza una strategia comprensibile, ha incrociato sul suo cammino. Ultima sua alzata d’ingegno il licenziamento in tronco del DT Ninni Corda alla vigilia di una partita fondamentale, quel dt che era stato individuato dal probabile acquirente Molinaro il quale, non appena prenderà il comando delle operazioni, potrà reinserire nell’organigramma tecnico.
- Andrea Molinaro – È arrivato in Alessandria e ha trovato subito la sponda di Flavio Tonetto, dirigente storico di club della provincia e del Commercialista Maione il quale, in un primo momento, era stato indicato come futuro azionista di minoranza accanto a Tonetto. Non è passato molto tempo e Molinaro, evidentemente uomo che preferisce i fatti alle parole, ha deciso di trasformare il ruolo di Maione da azionista a uomo dei conti e di fare a meno del buon Flavio, in un primo momento indicato come possibile nuovo responsabile del Settore Giovanile. Tonetto L’ addetto stampa si è dimenticato di comunicarlo e quindi non conosciamo neppure i motivi del defenestramento del commerciante di abiti all’ingrosso dopo così poco tempo. Voci incontrollate parlano di una forzatura fatta da Flavio nella vicenda delle divise ufficiali della squadra confezionate, altre addirittura di incomprensioni relative all’utilizzo del posto auto in occasione delle partite casalinghe. Mi paiono entrambe voci relative a motivazioni inconsistenti quindi poco credibili, il fatto però che sulla cosa sia calato un così religioso silenzio su vicende altresì “gridate” non è un buon segno.
- Alain Pedretti – Con l’accento sulla “i”, è il socio francese di minoranza, già presidente di club di Serie A francesi e svizzeri. In un primo momento doveva diventare il dirigente che si sarebbe occupato della costruzione della squadra con Malù Mpasincatu DS. Se ne va non appena capisce che il suo ruolo era stato occupato da Quistelli, ds vicino a Enea, nel giugno scorso a seguito della decisione del presidente di avocare a sé anche la costruzione della squadra delegata a Pedretti.
- Umberto Quistelli – Il ds, poi licenziato, poi accusato ad ottobre pubblicamente da Enea di cose terribili dopo una rissa dai contorni ancora da definire dove ha avuto la peggio con sua relativa visita al Pronto Soccorso e accesso dei Carabinieri in Sede. Ha costruito un collettivo senza logica, si è “liberato” di ragazzi giovani e di prospettiva come Marietta, Speranza e il genietto Lamesta che non costavano nulla, guadagnavano poco e potevano diventare uomini validi per il prossimo mercato. Ha poi issato in panchina tal Fiorin, lo ha appoggiato durante la striscia di “sette partite un punto”, lo ha spalleggiato nelle sue decisioni più infantili e controverse e ha ripreso voce lunedì scorso dopo la serie positiva ottenuta dal nuovo mister Banchini arrogandosi meriti che oggettivamente nessuno sembra riconoscergli. La squadra ha cominciato a volare con il nuovo mister in panchina gli innesti di Siafa e Foresta, tre personaggi che lui non ha né indicato, né contattato né ingaggiato. Perché occupi l’ufficio in sede non è dato a sapere e, anziché pugliese, sembra di origini venete, quelli “che se la cantano e se la suonano”. Adesso però dovrà raccontare a chi di dovere come sono andate le cose nell’ufficio di Enea quel pomeriggio che è arrivato ferito in ospedale.
- Fulvio Fiorin – Una delle note più dolenti di questo inizio di stagione. È stato fin dall’inizio, lui che la passata stagione sedeva sulla panchina della Primavera mandrogna, supportato senza limiti alla decenza da certi giornalisti che fanno audience i quali non si sono accorti (non sarebbe una novità) che la squadra con lui si allenava poco e male, con un’intensità tipica da calcetto e in campo non aveva un progetto di gioco da praticare. Più che dimissioni la sua è stata una fuga non appena si è accorto che nemmeno la stampa e il ds che gli tenevano, chissà perché, la mano sulla testa sarebbe stati in grado di difenderlo oltremodo.
- Cesare Rossini – L’Avvocato che oltre dieci anni fa aveva sbrogliato per la società mandrogna in enorme difficoltà una matassa forse ancora più intricata dell’attuale. Ecco perché Molinaro e i due compagni di cordata della prima ora lo hanno individuato come professionista di riferimento per l’acquisto della quota di Enea. Si è avvalso sin qui delle sue buone relazioni con i maggiorenti della città e anche dell’appoggio incondizionato dell’addetto stampa ombra il quale lo ha definito addirittura “gran tessitore” in un recente articolo d’elogio dimenticando che di professione fa l’avvocato e non il baco da seta. Adesso sta remando in mezzo ai contrattempi, tra difficoltà impreviste ed imprevedibili con le novità che si inseguono senza sosta e mai positive. Per carità, è molto aiutato dall’addetto stampa ombra il quale scrive solo le cose che ritiene che la gente debba sapere e non altre che invece necessitano della sordina, comportamento tipico degli scribacchini di regime impegnati più ad “educare” il lettore anziché informarlo.
- Rinaldo Zerbo – Ad inizio agosto si è materializzato questo personaggio voluto da Enea e issato sulla tolda di comando in un momento di grande confusione. Il figlio è un giovanissimo calciatore arrivato in estate dal Novara, preso di mira da tifosi e giornalisti per i quali “colpe dei padri” ricadono sui figli. Ma quali sarebbero poi le colpe non è dato sapere, di positivo c’è che ha economicamente aiutato Enea e quindi i Grigi. Al primo impatto Zerbo è sembrato un decisionista poco incline alla pratica della diplomazia e pensavo che in quel momento di totale anarchia in società un personaggio del genere fosse utile. In realtà mi pare che col passa parola mandrogno certi tifosi gli abbiano confezionato un abito su misura che lo caratterizza come minaccioso, maleducato e prepotente. Peraltro qui, fra sartorie, tagliatori di colletti diplomati e bachi da seta, quanto a capi d’abbigliamento non siamo secondi a nessuno. Dai (pochissimi) colloqui avuti non ho ricavato un’impressione negativa, mi rimetto all’alto giudizio di chi lo ha conosciuto e frequentato e di chi, proprio come l’addetto stampa ombra, qui ha accolto Ninni Corda con un “vade retro Satana”, poi addolcito subito dopo perché ha realizzato che era “amico degli amici” per finire con un’intervista al dt a “pelle di leone” dove è stato dipinto come un misto fra Allodi e S. Francesco: intervista però che ha portato sgarro al beatificando perché è stato licenziato da Enea la sera stessa, mi pare.
- Ninni Corda – Arrivato con Molinaro ha suscitato subito un moto di diffidenza, come ho scritto prima, da parte degli integerrimi soloni mandrogni che non troverebbero neppure la sabbia nel deserto. Poi Enea lo ha nominato dt, su indicazione del possibile futuro acquirente, ad affiancare Banchini Il mister ha altri padrini, non certo Corda, almeno da quello che sanno i bene informati ex dirigenti comaschi, piazza dove i due hanno lavorato in un tandem forzoso che comunque ha prodotto risultati positivi. Banchini è rimasto in riva al lago mentre Corda se n’è andato in cerca di nuove avventure. Ma un “mercoledì nero”, da Brescia, a margine dell’inchiesta sulle scommesse irregolari, è comparso il nome del manager sardo accusato di una strana storia legata a presunti prestiti mai restituiti, nulla a che vedere con scommesse sul calcio ma tanto è bastato per gettare un’ombra sinistra su Ninni, poi licenziato da Enea pochi giorni prima della partita giocata e vinta a Meda. Si è caratterizzato per aver portato qui Gentile, suo giocatore storico, avanti con gli anni e fermo da tempo. Banchini lo ha fin qui utilizzato solo in Coppa Italia ma potrebbe diventare utile in momenti particolari, in partite delicate, sempre che non sia stato già utile con la sola sua presenza nel gruppo.
- La squadra – Mai come stavolta posso giudicare il gruppo nel suo insieme perché, dopo un avvio pazzesco con 1 punto in 7 partite, la squadra con l’arrivo del nuovo mister è rinata, pare che i giocatori vecchi e nuovi abbiano stipulato un patto di ferro che funziona anche fuori dal campo, mi hanno parlato infatti di cene collettive con lo staff e i giocatori, momenti fondamentali per cementare il gruppo. Sul campo, poi, questa nuova vita si nota a occhio nudo coi ragazzi che cominciano a muoversi all’unisono in una ritrovata unità d’intenti.
- Marco Banchini – Il nuovo mister è arrivato qui targato, pare, Pedretti. Aveva un compito semplice ma, nel contempo, disperato. Semplice, perché fare meglio di Fiorin ci voleva davvero poco. Disperato perché portare questo collettivo in linea di galleggiamento in così poco tempo e in un contesto che certo non aiuta è una impresa che mette il mister lombardo sotto i riflettori del calcio italiano. Oggi vedere giocare questa squadra è un piacere, quanto a cuore e organizzazione, con una personalità tecnica che solo l’allenatore può conferire. Ha cambiato modulo difensivo (a proposito, l’addetto stampa ombra presente a Meda ha scritto che l’Alessandria ha giocato “a quattro” in difesa: naturalmente non è vero. Delle due l’una: o non sa contare fino a quattro oppure le partite né le guarda né le vede) passando dalla difesa a quattro di Fiorin a quella a tre. Ha messo in mostra inoltre la capacità non proprio banale di “vedere la partita” dalla panchina cambiando in corsa moduli e posizioni.