Il sacerdote veronese parla del recupero di Erika De Nardo e annuncia la sua missione in Madagscar come insegnante. Don Mazzi ha un solo timore, quello che Erika ricada nella droga.
Milano – A dieci anni di distanza fa ancora discutere il delitto del Lodolino a Novi. Don Mazzi ha confermato pubblicamente ciò che noi, inascoltati, abbiamo sempre affermato e cioè che alla base del massacro del Lodolino a Novi di dieci anni fa sta l’abuso di cocaina. ” Si è dovuta disintossicare in carcere da questa dipendenza” ha detto il sacerdote di Verona parlando di Erika. “Non esiste l’irrecuperabile. Sono gli adulti a credere che esistano casi estremi” ha detto ancora don Antonio Mazzi, parlando a margine di un incontro con i giovani e i loro genitori promosso dalla Fondazione Exodus e da Zetema.”Erika ha finito il suo tempo in carcere, sta con noi e per sei mesi farà volontariato. È molto cambiata” ha aggiunto il sacerdote veronese. Ora per Erika, giubbetto fucsia, jeans, un filo di trucco, capelli raccolti a coda, la vita ricomincia. Finalmente libera anche se con un macigno sulla coscienza. Vuole restare a Sedena di Lonato per occuparsi di volontariato. “Farà comunità e per parecchio tempo – spiega don Mazzi – come lei ha chiesto”. Andrà all’estero per lavorare in altre comunità? “Non sono cose che si preparano tra l’oggi e il domani – smorza gli entusiasmi l’educatore -, un conto è la liberta che si raggiunge espiando la pena; un conto è il lavoro interiore e quello è molto più difficile: avrà bisogno di tempo. Ha bisogno di fare un passo alla volta – prosegue – di prendere in mano seriamente la sua vita, perché quello che ha fatto è terribile e non dobbiamo mai dimenticarlo”. Certamente lei, Erika, non se lo può dimenticare e prima di tutto avrà bisogno di ricostruire se stessa, che è quello che don Antonio le chiede: “guardati dentro”. Omar disse che la prima cosa che avrebbe voluto fare una volta libero era vedere il mare…. “Qui Erika vedrà le colline, gli alberi, i cavalli, lavorerà e non deve rompere le scatole. Questo è quello che diciamo noi ai nostri ragazzi”. In un’altra intervista a Radio 24 Don Mazzi parla esplicitamente del rapporto che esisteva tra Erika ed il suo fidanzatino Omar. Il prete veronese afferma ciò che noi, inascoltati, scriviamo da dieci anni, e cioè che, date le modalità e la dinamica dei fatti si deduce che con ogni probabilità i due assassini erano sotto l’effetto della cocaina. Ora la conferma, autorevole, ci viene direttamente da Don Mazzi che ha dichiarato a “Radio 24”: “Il rapporto tra Erika De Nardo e Omar Favaro era tra uno spacciatore e un’utente. Poi scriviamo pure che erano fidanzatini, se vogliamo. L’utente però era la leader che ha sempre usato per gli affari suoi questo ragazzetto, poveretto”. Don Mazzi ha confermato che Erika rimarrà ancora a lavorare nella comunità: “Lei è la prima a capire che ciò che ha fatto non è da dimenticare e ha chiesto di stare con noi il tempo debito. 10 anni di carcere sono pochi? Se dovessimo badare solo all’opinione pubblica, ogni volta che uno ammazza qualcuno dovremmo rinchiuderlo per l’eternità, perché noi abbiamo umore, perché il sangue non è acqua. Ma la legge italiana è questa, Erika ha scontato la sua pena”. Infine don Mazzi conferma la frase che Erika gli disse qualche mese fa: “Un giorno, disperata, mi ha detto: ‘Pensa che oggi faccio fatica ad ammazzare una mosca e ho fatto quello che ho fatto’. Ma ricordiamoci che era minore al momento del delitto ed era sotto effetto di droga. Si è dovuta disintossicare in carcere da questa dipendenza”.
Ora per Erika De Nardo si prospetta un futuro da missionaria. Don Antonio Mazzi, che l’ha accolta nella sua comunità della Fondazione Exodus, annuncia in un’intervista esclusiva a La Stampa.it che Erika tra qualche mese partirà per una missione in Africa, in Madagascar, dove si dedicherà all’insegnamento. Don Mazzi ha un solo timore per il futuro della ragazza: “Il pericolo è che ricada nella droga”.
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