È la settimana dell’avvio del campionato di Serie C e per i Grigi è partita davvero male. Lunedì scorso (ieri) l’articolo di apertura di Tutto C discettava sulla situazione sportiva e societaria allucinante dell’Alessandria Calcio, ufficializzando coram populo che noi potenzialmente potremo rappresentare un problema per tutti gli altri 59 club e che, per questo motivo, dobbiamo subire l’umiliazione di essere monitorati giorno per giorno dalla Lega e ogni novità che ci riguarderà sarà scansionata ai raggi X. A conti fatti sono bastati poco più di quattro mesi a Enea Benedetto per giocarsi 10 stagioni precedenti nelle quali siamo stati indicati modello e punto di riferimento per gli altri club di C, adesso invece siamo la pecora nera. Società in crisi profonda come la nostra sono facili prede di personaggi senza scrupoli che possono creare non solo imbarazzi, perché poco inclini a rispettare impegni e accordi con le consorelle, ma anche perché possono trasformarsi in fonte di lucro attraverso attività poco lecite quali, ad esempio, scommesse su incontri taroccati o partite vendute al miglior offerente. La nostra sarà una stagione, immaginiamo, da “osservato speciale”, con tutto quel che ne consegue e non ci sarà perdonato nulla, mai. Tutti quelli che in città hanno lavorato in questi ultimi 18 mesi per destabilizzare hanno raggiunto il loro scopo ma, convinti di gestire poi agevolmente la successiva fase di ripartenza, hanno toppato perché sono degli incapaci. E mi riferisco a certo tifo organizzato che ha agito magari per motivi elettoralistici o per conquistare la semplice egemonia in Curva Nord; a certi pennivendoli che hanno appoggiato il “golpe” sperando di riconquistare una ribalta diventata per loro off limit, nonché a certe associazioni nate in fretta e furia col preciso scopo di ottenere la wild card per il controllo futuro della società. Comune a lor signori la necessità di cacciare Di Masi per poi essere sostituito da azionisti più disponibili. Negli ultimi mesi, con l’arrivo di Enea, salutato dai più come i soldati americani dopo l’8 settembre, a ben vedere la società è andata avanti coi soldi e con tutto quello che Di Masi, dandosi alla fuga inseguito dalla muta di cani rabbiosi, ha lasciato ai nuovi arrivati. Adesso che il giochino è ormai scoperto nessuno di quelli che hanno ispirato questo “agguato” ha fatto un minimo di autocritica, anzi, adesso fanno gli sdegnati per non perdere la faccia davanti a una città intera. I club di tifosi organizzati che hanno guidato il colpo di mano con lo sputtanamento personale dell’ex presidente adesso sembrano pappa e ciccia con la nuova società ma contestano pubblicamente Enea a uso e consumo dei gonzi. E i pennivendoli succitati sono tornati a sguazzare nel pentolone delle notizie riservate e costruiscono i loro scoop sfruttando la dabbenaggine e l’inesperienza di questi nuovi dirigenti. Un esempio perfetto di ciò che sto dicendo l’abbiamo avuto sabato scorso a margine della sconfitta patita al Mocca contro la Juve U23. Parlo del siparietto costruito e poi reso noto da un “giornalista-scienziato” che ha fatto scontrare verbalmente Ninni Corda e Zerbo (che non era allo stadio), in un match condito di insulti e minacce reciproche. E questo Rubbia della piuma, pur sedicente amico e confidente dei due, li ha buttati senza pietà entrambi sul ring, sicuro che avrebbero debordato, come poi avvenuto, per la gioia dei lettori. Gli esempi di deontologia professionale che questo “Premio Pulitzer” della Fraschetta ci ha offerto negli anni sarebbero da illustrare a una scuola di giornalismo ma questa strumentalizzazione è stata particolarmente odiosa perché studiata a tavolino e le vittime sono due suoi benefattori. Ma ci sarebbe un altro particolare indicativo in tutta questa penosa vicenda relativa all’ allergia di cui soffre questa nuova gestione a mantenere la parola data e a rispettare le regole. La dice lunga il fatto che il pennivendolo di cui sopra ha presentato un Direttore Generale dei Grigi che che era stato presentato un mesetto fa da Enea come semplice “consulente”. Bene, nel calcio professionistico ogni ruolo societario è ben delineato e, soprattutto, deve comparire ufficialmente nell’organigramma societario depositato in Lega e facilmente consultabile dal mondo intero per ovvie ragioni di trasparenza. Ebbene, il “Direttore Generale” grigio non compare ufficialmente in nessun organigramma societario e tanto meno alla voce DG. E chi gli ha attribuito un ruolo e responsabilità che la società non gli ha riconosciuto dovrebbe stare più attento. Dettagli? Lo sapremo qualora dovesse succedere un imprevisto che, per una società di calcio “provvisoria” come la nostra, è sempre dietro l’angolo. Nel caso le competenze e le responsabilità autentiche emergono in un nanosecondo, checché ne scriva il solito giornalista “distratto”.