Benchè sia disincantato ammetto di averci creduto: a Foggia c’erano i margini per qualificarsi pur avendo davanti la squadra di casa ottimamente attrezzata. Il primo tempo dei Grigi in terra di Puglia è stato ottimo: una mezza occasione su tiro da fuori e nessuna lasciata ai padroni di casa i quali, peraltro, hanno menato la danza con sterile dominio. Che queste partite giocate spesso sugli episodi possano evolversi in un modo o nell’altro dovremmo averlo tutti ben chiaro in zucca. E, rispetto quanto è successo a nostro favore in Timcup, stavolta la partita l’ha “spaccata“ un giocatore avversario appena entrato (Riverola) grazie ad una giocata sontuosa e ad un errore individuale di un nostro difensore. E non vado molto lontano dalla realtà dicendo che, fino a quando abbiamo esercitato una sorta di controllo sulle altrui operazioni, è andato tutto liscio. Non appena invece ci siamo alzati nel tentativo di osare qualche sortita ci siamo beccati due gol in contropiede. Se poi si va a vedere cos’è successo nelle altre partite di esordio di questi iniqui spareggi di Legapro dobbiamo segnalare che hanno vinto proprio le squadre che hanno giocato un calcio sparagnino e attento, e che spesso è stato l’episodio a far pendere la bilancia da una parte piuttosto che dall’altra. Ciò detto vale quindi tutto e il contrario di tutto. Chiaro che quando si perde è facile sostenere che non doveva giocare Tizio bensì Caio, che l’allenatore non capisce niente anche quando, come nel nostro caso, Gregucci ha fedelmente riproposto i meccanismi, il modulo, gli equilibri e i giocatori protagonisti dell’avventura di Coppa Italia dei grandi e della rimonta autunnale in campionato. Se poi, per onestà intellettuale, ci rifacciamo alla partita di Marassi o di La Spezia non mi pare di aver apprezzato un calcio particolarmente propositivo da parte dei Grigi. La differenza fra la partita di Foggia e quelle due là l’hanno fatta gli errori nel senso che, anziché commetterli, siamo stati bravi a capitalizzare quelli altrui. Adesso la palla passa alla nostra “intelligence cittadina” fatta da stronzi fatti e finiti la quale, vedrete, adombrerà la dolce vita praticata dai nostri campioncini e magari qualcuno più stronzo degli altri accennerà a nostri giocatori scommettitori o, peggio ancora, venduti: classico rituale mandrogno che scatta dopo ogni spareggio perso (perché di spareggi, qui in riva al Tanaro, ne abbiamo persi più d’uno). Trattasi naturalmente di menzogne le quali saranno corroborate da occhiate d’intesa da parte di certi giornalisti che, pur di vendere dieci copie in più, hanno già cominciato nella scorsa domenica notte a piazzare il cesto sotto la ghigliottina. Ma questi sarebbero giornali e giornalisti che sono partner dell’Alessandria Calcio? Pazzesco. E quanto meno discutibile pure l’atteggiamento della Società la quale si fa massacrare da chi, pochi mesi fa, ha cavalcato senza limiti o esitazioni la tigre della Timcup. In quelle occasioni infatti questi furbacchioni hanno fatto proselitismo gratis e lenzuolate invereconde sulle imprese di un Club che ora, almeno per questi voltagabbana, andrebbe rifondato in toto. Il tutto, naturalmente, senza uno straccio di analisi tecnica e sportiva ma sull’onda emotiva di quattro tifosi delusi durante il ritorno da Foggia. Per quel che mi riguarda le analisi arriveranno la prossima puntata, dopo aver sbollito la rabbia e la delusione per l’eliminazione e di veder ancora una volta buttar via il bambino (nella fattispecie il coniglietto fradicio) con l’acqua sporca.
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