Genova – Mercoledì 25 gennaio il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso proposto da Refuel s.r.l Group, il maggiore operatore privato italiano attivo nel riciclo e degli imballaggi di carta e plastica, per la riforma della sentenza del Tar Piemonte n. 486 del 2022 ed è stato respinto il ricorso incidentale dei Comuni e comitati. Accogliendo pienamente la ricostruzione di Refuel, i giudici hanno ritenuto che i dettagliati presidi di tutela ambientale previsti dall’autorizzazione provinciale, rigorosamente rispettati dall’impianto fin dalla progettazione, siano idonei a evitare ogni rischio di inquinamento paventato dai Comuni e comitati.
“Questa sentenza – ha spiegato Marco Benfante, Founder e Ceo di ReLife Group (nella foto) – non ci sorprende, abbiamo sempre lavorato in ogni impianto del Gruppo in modo trasparente e in osservanza delle complesse normative che regolano il settore in cui operiamo, il Consiglio di Stato ha solo constatato la correttezza di tutto il processo e noi ci siamo messi a completa disposizione delle autorità giudiziarie competenti oltre che dei comitati e dei Comuni. Siamo lieti di mettere fine a questa disputa, che tanto ci ha ingiustamente danneggiato in questi mesi, e di poter continuare a perseguire il nostro obiettivo di trasformare in valore ciò che è rifiuto e che diventa così risorsa per il territorio creando anche nuovi posti di lavoro” .
Le contestazioni sollevate nei confronti dell’impianto di Refuel s.r.l, presentate da un gruppo eterogeneo di imprese, associazioni del territorio e comuni, sono state rigettate in toto dalla sentenza del Consiglio di Stato confermando che sia Refuel, che la Provincia di Alessandria, hanno rispettato tutte le norme e le prescrizioni necessarie a garantire l’assenza di qualsiasi pregiudizio per la salute e l’ambiente, con riferimento all’impianto che aveva già ottenuto lo scorso anno la certificazione europea ambientale EMAS.
ReLife Group è stata seguita in tutto l’iter di difesa avanti il Consiglio di Stato dal team dello studio legale Ambientalex, composto dagli Avvocati Farì, Fonderico, Monteduro, Conti e Hagi Kassim.
L’impianto di Silvano D’Orba è tra i pochissimi impianti in Italia capaci di sottoporre i rifiuti prodotti dai processi di lavorazione ad un ulteriore opera di recupero, attraverso la quale viene eliminato ogni residuo di cloro e scongiurata la conseguente produzione di diossina. Gli scarti, così trattati, vengono trasformati nell’impianto ReFuel in combustibile solido secondario (CSS), un prodotto destinato ad alimentare i cementifici italiani ed europei – un settore sotto la lente di ingrandimento per il tema della CO2 – per sostituire quote rilevanti di utilizzo di carbon fossile.