Se nell’estate scorsa ero da solo nel tentativo di capire le dinamiche deliranti dell’Alessandria Calcio, oggi, 24 Gennaio 2023, la situazione si sta definitivamente ribaltando. Gli ex fiancheggiatori seriali di quella banda sfascista del tifo organizzato si stanno defilando e molti media stanno arrivando, con passo felpato, su posizioni che solo 7 mesi fa erano messe al bando praticamente da tutti con relativo malcelato spregio nei confronti dell’unica voce dissonante, cioè la mia. Quanto male e quanti danni abbia causato in questi mesi quella becera dittatura sfascista della critica e di certo pubblico mandrogno, lo vedremo più avanti, ma sono felice di essere stato una voce fuori dal coro e ancor di più quando qualcuno di quelli là scende dal carro della contestazione globale per salire invece su quello più semplice e ragionevole, ispirato dal buon senso. Cioè su l carro di Alessandria Oggi.
“Ma tu non eri quello che poco tempo fa sosteneva pubblicamente che… etc.”: questa domandina facile facile a chi ha cambiato idea non la porrò mai perché sono invece felice di viaggiare finalmente in buona compagnia. E volendo stare un passo avanti mi occuperò, come faccio dal settembre scorso, di mister Rebuffi, dopo che anche ai ciechi è tornata la vista e hanno visto, domenica scorsa, quanto sia inadeguato il nostro mister.
Ma oggi, purtroppo, bisogna aggiungere un altro aspetto negativo di questa gestione tecnica: la totale ignoranza del mister e del suo staff rispetto alle caratteristiche delle squadre e dei giocatori avversari, perché, semplicemente, non li conoscono, aspetto comune a molti ”maestrini del calcio” che a calcio non hanno mai giocato e se hanno giocato erano dei miserabili brocchi.
E proprio loro si sono inventati il comodo motto “non ci dobbiamo preoccupare dell’avversario ma solo di noi”.
A codesti “maestrini” il principio di qui sopra è dialetticamente funzionale perché l’avversario non lo studiano e non sono quindi capaci di individuarne i punti deboli.
L’allenatore reggiano, che invece maestrino non è, in un quarto d’ora domenica scorsa ci ha colpito e affondato con un rifrullo tattico elementare, preparato conoscendo un nostro punto debole. I nostri difensori e il nostro mister sono rimasti impietriti, chi in campo chi sulla panca, incapaci di trovare mosse e contromisure adeguate. Se ci fate caso prima del gol (2’ di gioco) del vantaggio emiliano la Reggiana aveva già sfiorato il colpaccio (1’ di gioco) imbastendo la stessa azione sullo stesso lato, con identica dinamica e con gli stessi giocatori ottenendo solo un corner. Sul secondo tentativo invece siamo stati colpiti e affondati.
Ora la ferale domanda: ma se davvero contano solo il nostro gioco e come si prepara la partita in settimana, perché ci si porta il mister in panchina? Basta farlo sedere in tribuna (dove tra l’altro la partita si vede meglio) e contattarlo giusto in occasione dei cambi: un mister in smart working. E già che parliamo di questa nuova modalità di lavoro da remoto, diventata di moda con la pandemia, pare abbiamo già imboccato la strada di una società intera guidata telematicamente.
Il nuovo Segretario Generale lavorerebbe in buona parte attraverso il PC.
E, non sia mai che anche altri ruoli societari apicali non si convertano allo smart working, perché si darebbero alibi e giustificazioni ai calciatori che potrebbero lamentarsi per il fatto di sentirsi abbandonati.
Invece quelli che non si avvalgono del lavoro da remoto sono i componenti dello staff tecnico di Rebuffi, che riteniamo poco qualificati.