di Renzo Penna – Il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio ha recentemente ribadito che l’area individuata per il nuovo Ospedale di Alessandria è quella di piazza d’Armi, nel quartiere Orti, dove attualmente si trova l’aeroporto. Tra le “criticità” ancora da affrontare il presidente cita il collegamento con la tangenziale, mentre sembra non costituire un problema lo spostamento dell’aeroporto e l’individuazione della zona dove rilocalizzarlo.
Per una serie di ragioni Cirio e la Regione ritengono che la scelta di piazza d’Armi per il nuovo nosocomio sia “la migliore” e, sorprendentemente, non viene indicata, tra le possibili criticità, la situazione idrogeologica e idraulica della zona che, come tutti noi ricordiamo, è risultata quella più interessata dalla tragica alluvione del fiume Tanaro nel novembre ’94.
Concorrendo infatti la Regione Piemonte – insieme a Lombardia, Veneto, Emilia- Romagna – all’indirizzo e all’azione dell’Agenzia Interregionale per il fiume Po, AIPo, non è pensabile che il presidente Cirio non conosca la relazione tecnica del progetto di variante al PAI (Piano Assetto Idrogeologico) redatta, nel luglio 2021, dall’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po. E, in particolare, il punto 6.3 che analizza la situazione del fiume Tanaro “da Ceva alla confluenza con il Po”.
In detta relazione si afferma che “permane critica la situazione delle arginature di Alessandria…per condizioni non adeguate di franco idraulico”; e che tali criticità del sistema difensivo sono state particolarmente evidenziate “dagli eventi di piena dell’aprile 2006 e del novembre 2016”.
Per la protezione dell’area di Alessandria il progetto, corredato da cartine, indica i seguenti dettagliati interventi:
- l’abbassamento della soglia dell’ex ponte Cittadella;
- la realizzazione di una cassa di laminazione in località Solero, poco a monte di Alessandria (Fig. 1 – a destra);
- la realizzazione di due casse di laminazione in località Rocchetta Tanaro (Fig. 2 – a sinistra);
- la sistemazione del tratto urbano di Alessandria nonché i rialzi arginali necessari a garantire un franco adeguato rispetto alla portata di progetto.
Interventi che, per gli effetti delle due aree di laminazione, comporterebbero “una riduzione della portata del colmo ad Alessandria” di 376 m3/s (da 3.869 m3/s, corrispondente all’assetto attuale, a 3.493 m3/s).
Riduzione che, unita ai rialzi arginali previsti per il tratto urbano, sarebbero in grado di garantire, per il fiume Tanaro, un franco di sicurezza adeguato all’evento di piena considerato “il più gravoso”, secondo gli studi prodotti dall’Università di Padova nel 2005.
Queste condizioni, sicuramente note alla Regione e al presidente Cirio, costituiscono a giudizio dell’associazione “Città Futura”, le vere criticità che, se non risolte, rendono rischiosa e problematica la realizzazione del nuovo ospedale in piazza d’Armi. Si tratta se mai di capire per quale motivo chi avendone la responsabilità non sia intervenuto, visto che, nel luglio del 2020, sia il segretario generale dell’AIPo che l’assessore regionale alla Difesa del Suolo del Piemonte Marco Gabusi, avessero già indicato come urgenti gli interventi di messa in sicurezza previsti e considerati prioritari sia dal PAI (Piano Assetto Idrogeologico) che dal PGRA (Piano Gestione Rischio Alluvioni).
Condizioni che, in maniera pressoché analoga, riguardano anche il progettato “Campus universitario” previsto dal rettore dell’UPO prossimo all’attuale Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica, Disit, ubicato in Viale Teresa Michel. Struttura non a caso realizzata sopraelevata rispetto al suolo. Ora se già la costruzione sopraelevata di un Campus universitario solleva rilevanti dubbi di opportunità è pensabile che una struttura ospedaliera che deve essere sempre raggiunta in sicurezza e con facilità dagli operatori e dai cittadini possa essere costruita “su palafitte?”.
A tale ultimo proposito, e opportunamente, il sindaco di Alessandria Giorgio Abonante, nel chiedere conto alla Regione di questi interventi indispensabili per la messa in sicurezza della città e, in particolare, del quartiere Orti, ha fatto anche presente come, negli ultimi anni e in più occasioni, le esondazioni del fiume Bormida abbiano interessato un’ampia zona del territorio del Comune situata ad est.
Determinando, per la condizione critica dell’attuale e unico ponte sulla Bormida, una interruzione dei collegamenti fra la zona centrale della città, quartiere Orti compreso, e gli oltre 16 mila abitanti di Spinetta Marengo e dei sobborghi della Fraschetta.