Torino – È emergenza farmacisti in Piemonte. Uno dei motivi della carenza di farmacisti potrebbe essere il numero chiuso all’università per cui, anche a causa della pandemia, sforna sempre meno laureati. Altro motivo sono gli stipendi da fame: un farmacista con trent’anni di anzianità non arriva a guadagnare più di 1.700 euro al mese. Molti preferiscono l’attività commerciale facendosi assumere dalle ditte farmaceutiche che li pagano molto di più. Un informatore farmaceutico sfiora i 3.000 euro al mese netti. Nonostante tutto quella del farmacista è una figura importante, un punto di riferimento per i cittadini ed è fondamentale che lavori in condizioni di serenità, senza sovraccarico di lavoro. A Torino la Società Farmacie Comunali ha 220 dipendenti distribuiti in 37 farmacie. Ai neolaureati appena assunti offre, come da contratto, uno stipendio di 1.450 euro al mese per quattordici mensilità. Una miseria. La cifra aumenta di un centinaio di euro dopo due anni di occupazione, così si arriva a 1550 euro. E c’è chi riesce pure a fare carriera, a diventare direttore e quindi arrivare a prendere circa 2.000 euro al mese.
Invece, il carico di lavoro nelle farmacie in questi anni di pandemia è aumentato a dismisura rispetto al passato. Ora i cittadini possono prenotare in questi luoghi gli esami, le visite, possono fare i tamponi e persino i vaccini. Se prima bastavano due o tre farmacisti in ogni rivendita, ora ne servono di più. E i neolaureati appena usciti dall’università sono immediatamente risucchiati dal mondo del lavoro. C’è una vera corsa a fargli firmare un contratto.
E se in passato questi giovani laureati finivano in lista d’attesa, adesso per trovarli c’è chi guarda all’estero.