Novi Ligure (Franco Traverso) – Non potrebbero occupare l’azienda se non fossero sul lavoro, ecco perché i dipendenti della Pernigotti timbrano il cartellino e poi entrano. E occupano. Macchinari fermi e un’assemblea permanente fino a quando non si avranno delle risposte certe sul loro futuro. Risposte che non arriveranno mai perché, come scriviamo noi di Alessandria Oggi (caro Crocco, sindacalista Uila, non siamo reietti a Novi perché proprio a Novi abbiamo un sacco di lettori e un sacco di amici, attenzione) i fratelli Toksoz dell’azienda non importa niente essendo più interessati al marchio da vendere magari a JP Morgan. Tuttavia i sindacati che non capiscono una beata minchia continuano nelle lotte fruste in stile anni settanta, coi lavoratori che, invece di trovarsi un lavoro fanno assemblea in un’azienda ormai morta e sepolta come la Pernigotti. Sono in cassa integrazione a mille euro al mese ma le spese aumentano, i figli studiano, ci sono le bollette e il mutuo da pagare. Ma nella pazzia collettiva che pervade Novi Ligure, una città letteralmente devastata da quasi ottant’anni di sovietizzazione, gli occupanti in assemblea si danno pure il turno e alle due del pomeriggio arrivano quelli del secondo turno che timbrano il cartellino, entrano in fabbrica e non fanno un tubo. Questa è la storia della Pernigotti e dei suoi settanta dipendenti rimasti. Capitolo chiuso. Voltate pagina prima che sia troppo tardi. Date retta a noi di Alessandria Oggi che vi abbiamo sempre raccontato la verità anche se il sindacalista Crocco dice che siamo dei reietti.