Chiusa l’orgia di partite ravvicinate durata oltre un mese, arrivati a due terzi di questa avvincente stagione di B, in vista del rush finale che determinerà gli esiti finali ed entrati nel mese di marzo (mese nel quale si deve cominciare a immaginare la prossima stagione), possiamo ricominciare a ragionare senza essere travolti dall’incalzare delle partite. Parliamo allora del pubblico, o meglio, di quelli che pensano di essere i sacerdoti della religione Grigia: 1000 abbonati e, fin qui, un altro migliaio di paganti circa in media, ospiti compresi. La domanda che porgiamo a tutti i nostri lettori (anche quelli che ci leggono ma non lo dicono, pena scomunica da parte del T.E.F., “Tribunale Ecclesiastico del Tifo”) sarà: ma quei ventimila mandrogni che avevano occupato il Comunale a Torino neanche tanto tempo fa per seguire i Grigi in Tim Cup che fine hanno fatto? Allora i “tifosi duri e puri” li avevano bollati con disprezzo “ gli occasionali”. Spariti questi sono tornati, ancora più incarogniti, i soliti noti a menare la danza, ormai certi che, senza di loro, l’Alessandria non scenderebbe più in campo. E se fosse vero invece che, finché questi ultimi presidiano militarmente il territorio grigio, i ventimila non li rivedremo più? A sostenere questa bizzarria una spiegazione ci sarebbe: chi viene al Mocca occasionalmente lo fa per assistere a un evento sportivo appassionante e non certo per sorbirsi coretti infamanti nei confronti di chi lo spettacolo lo organizza, lo finanzia e lo gestisce, atteggiamento inquinato dal livore e dal tanfo insopportabile di autoreferenzialità. Uguale uguale per i social sui quali ogni voce dissenziente rispetto al sentire comune di quei soliti pochi storici tifosi arroganti vengono censurate facendo il vuoto intorno alla squadra e al club. Esemplare il post Crotone. I social sono stati occupati lunedi da scribacchini che hanno sostenuto di aver “affrontato” in aeroporto i dirigenti mandrogni apostrofandoli in modo veemente. Penna Cadente era presente all’accaduto ma nelle sue lenzuolate ha volutamente taciuto (e non dica che non c’era perché è stata lei ad ammetterlo poco prima dell’accaduto). E non ci vengano a raccontare di essersi persi all’interno della struttura perché la conosciamo bene per averla frequentata in passato e possiamo assicurare che lì 10 persone assieme che parlano con un tono di voce al di sopra del sussurro non possono certo passare inosservate e inascoltate. Sappiamo chi sono, gli uni, gli altri e le altre, conosciamo le loro facce, le loro doti di mente e di cuore e, a occhio, in una piazza “normale” (non normalizzata…) godrebbero della credibilità di un pinguino fra gli animali della savana. Adesso invece passiamo a una noterella tecnica su Cavion, calciatore che proprio questi scienziati proto prostatici nel gennaio scorso avrebbero voluto in maglia grigia ma quell’inguaribile pitocco di Di Masi se lo sarebbe lasciato sfuggire per pochi eurini. Ebbene, se certa gente in curva si concentrasse non solo sui cori contro la società ma guardasse le partite si sarebbe accorta che Longo gioca con il 3-4-3. In quel modulo a centrocampo è richiesta la presenza di due mediani centrali e due mediani esterni, quindi le mezzali, giocando così, non sono funzionali al modulo. Fosse arrivato Cavion, tipica mezzala, si sarebbe dovuto smontare a febbraio il nostro centrocampo, ingaggiare anche un centrale davanti alla difesa che in rosa non c’è, Milanese impiegarlo come mezzala a fianco di Cavion e davanti al play; Ba, Casarini e Chiarello poi sarebbero stati destinati alla panca, ma, soprattutto, addio alle marcature a uomo, must di questa squadra. Se qualcuno ha voglia quindi di triturare le palle alle società potrebbe puntare sui limiti che questa società evidenzia quotidianamente, senza appellarsi a minchiate aberranti dal punto di vista tecnico. Dato che chi dovrebbe per definizione difendere il management, le scelte e le eventuali virtù di questa società, cioè il DS Artico (che in un’azienda qualunque sarebbe l’Amministratore Delegato nominato dalla proprietà e non… dai clienti dell’azienda) non ci pensa neppure, anzi, al contrario, parla e sparla privatamente in modo critico dei propri datori di lavoro e colleghi, abusando della sua popolarità, peraltro conquistata sul terreno di gioco grazie a rovesciate e punizioni dal limite. Al punto che se n’è accorto pure Longo, professione mister e non manager aziendale, a descrivere pubblicamente alcuni giorni orsono i rapporti “evanescenti” (eufemismo) fra certo pubblico, la città e la società, ma i “Boys Pennuti” (la milizia di Penna Cadente, intendiamo) hanno fatto finta di non sentire e, chi ha sentito, di non capire. Fra le cose che non funzionano in società infatti la principale, lo si vede ad occhio nudo, sarebbero le risultanze del lavorio del principale referente tecnico/amministrativo, cioè il DS. Ma stavolta non vogliamo parlare di acquisti sbagliati o look discutibili. Ci si riferisce purtroppo alla ignavia di Artico il quale, dopo quasi tre anni di attività retribuita qui da noi, non ha nemmeno pensato per un attimo di dotare questo club di una serie di strutture ormai patrimonio genetico dei club di calcio, almeno quelli professionistici: l’attività di scouting. La nostra infatti è una Società organizzata come quelle di trent’anni fa, dove tutto è delegato alle “intuizioni” del DS, con il l’aggravante che per il nostro DS intuizione e fantasia proprio non fanno parte delle suo DNA . Se prendiamo il Settore Giovanile, ad esempio, dopo le ultime due gestioni fallimentari di Sala e di tal Nereo intimo di Soldati, è arrivato Cerri il quale, da serio professionista quale è, ha rivoltato la Cantera mandrogna come un guanto, cercando di mettere le persone giuste al posto giusto e immaginando una struttura logica e agile volta a formare giovani calciatori. I primi risultati si intravedono solo, ovvio, ma almeno si è acquisita una minima funzionalità di una struttura dove, prima dell’ avvento del manager piacentino, i ragazzi provinati non venivano neanche schedati e inseriti in un database. Possibile che Artico in tre anni non abbia trovato il modo, il tempo, la voglia e la necessità di proporre alla proprietà una ventata di aria nuova in cucina? Il tutto magari approntando una relazione scritta con accanto un progetto quotato per dare il via ad una struttura di scouting. Un supporto ormai ineludibile per un calcio sempre più proiettato sul mercato estero, sui prestiti dalle Primavere, su quello dei giovani virgulti e sui giocatori delle serie minori. Stiamo parlando di un embrione rispetto alle iniziative già consolidate altrove ma bisognerà ben cominciare. Intendiamoci, un professionista quale dovrebbe essere un DS di Serie B (uno dei primi 40 d’Italia quindi) non basta che faccia presente l’importanza e la inderogabilità di una struttura simile davanti a un Gin Tonic bevuto con il Presidente. Il DS dovrebbe invece sottoporre alla Società un progetto articolato composto da vari step, diverse e articolate soluzioni, lista dei collaboratori eventualmente disponibili e un elenco dei costi di partenza e di mantenimento del meccanismo, con tanto di analisi del rapporto costi-benefici, il tutto scritto possibilmente in italiano, magari stampato da un computer su una decina di fogli A4 e depositato agli atti, senza pacche sulle spalle amicali, smorfie allusive e battute piacione. Ma decchè? Secondo voi il Nostro sarebbe in grado, naturalmente non al bar davanti ai suoi adoranti accoliti ma di fronte a dirigenti aziendali e alla proprietà, di immaginare un progetto simile, di illustrarlo nero su bianco, di crederci, di spiegarlo e di motivare chi di dovere a “cacciare la grana”? Si, proprio cosi, “cacciare la grana”, come gracchia a Di Masi attraverso megafono un vetusto e lampadato lancia cori dalla Nord. Tutto questo senza far caso che, nel contempo, i nostri calciatori stavano tentando disperatamente di raddrizzare la partita contro il Como, oppure, sempre lui, scrivendo post inverecondi la settimana appresso, salvo poi cancellarli non appena raccolti i “mi piace” dei soliti asini (calcisticamente parlando, sia chiaro) come lui. Al nostro impareggiabile lancia cori: sarebbe così che tu dimostri il tuo contributo alla salvezza dei Grigi? Se la tua tattica è quella roba lì allora, in qualità tifosi, indegni ma sinceri, ti preghiamo: per favore diventa tifoso di un’altra squadra e magari, già che ci sei, completa l’opera portando con te pure il tuo amico DS, così tutti noi, magari senza saperlo, facciamo bingo… Fai il tifoso ma in realtà sei “l’amico del giaguaro”. E chiediamo al DS: ma Artico, quando eri in panchina contro il Como, hai riconosciuto la voce del tuo amico del cuore che usciva dal megafono per urlare certe minchiate o no? E se le hai sentite perché, a fine partita, non hai preso la parola pubblicamente per difendere il tuo datore di lavoro e pure il tuo operato? Credi così poco alla bontà di quello che hai fatto qui da DS? D’altra parte la credibilità da dirigente calcistico, caro nostro DS, l’hai costruita in mezzo ai tuoi amichetti in anni di frequentazioni (parafrasando un noto claim) “nelle migliori birrerie di Alessandria” e non certo sulle scrivanie di società professionistiche con ruoli direttivi. Quel gracchiare inconsulto invece Longo, in panchina accanto a te, l’ha sentito e ha rintuzzato subito dopo in sala stampa, lui che con l’argomento c’entrava poco. A proposito, caro Artico, meglio conosciuto nell’ambiente come “er Bomber”: se ti venisse la malinconia di buttar giù quel famoso progettino per traghettare l’Alessandria Calcio negli anni 2020 (che a regola dovrebbe stare già da due anni sulla scrivania di Di Masi) faccelo sapere, naturalmente se è farina del tuo sacco e non un penoso copia incolla, e per una volta, dopo tante delusioni, ci stupirai positivamente… Rimaniamo in attesa, da lettori scrupolosi quali siamo.
Per il resto au revoir Grisòn!