Alessandria (Cinzia Capelli) – Dal “Rapporto congiunturale sull’industria delle costruzioni nella provincia di Alessandria”, presentato dal Collegio Costruttori ANCE Alessandria, è emerso uno scenario ancora molto negativo ma con la prospettiva, per il 2015, se non di una nuova crescita, di una certa stabilità. Nell’ambito del campione rilevato dal centro studi di ANCE Alessandria, infatti, è ancora elevato il numero delle imprese che prevedono un’ulteriore riduzione di fatturato mentre rispetto ai lavori eseguiti fuori provincia si è registrata un’inversione di tendenza, essendo la percentuale delle imprese attive fuori dei confini provinciali (il 45% delle quali vi ha sviluppato oltre la metà del proprio fatturato) quasi raddoppiata, passando dal 40% circa a più del 70% rispetto al 2008. Sempre dal 2008 al 2014 il numero degli addetti iscritti alla Cassa Edile di Alessandria è calato del 42,90% (da 5.982 a 3.416) per poi lievemente risalire (3.987) nel primo semestre 2015, mentre il numero delle imprese si è ridotto, nel medesimo periodo, del 41,51% (-49% per le piccole aziende artigiane e -25% per quelle industriali). Nel comparto degli appalti pubblici, pur essendosi registrato, a livello sia regionale che provinciale, un significativo incremento (46%), i valori risultano ancora inferiori (- 50% circa rispetto al 2008) a quelli ante crisi, circostanza tutt’altro che trascurabile se si pensa che circa il 40% dell’incremento registrato a livello provinciale risulta imputabile agli eventi alluvionali dell’autunno scorso. Con specifico riferimento alla provincia di Alessandria, le stazioni appaltanti hanno messo in gara, nel 2014, circa 45 milioni di euro di lavori (degli appalti pluriennali si è considerata la sola quota 2014), per un importo aggiudicato di circa 38 milioni, cui devono tuttavia aggiungersi i circa 55 milioni subaffidati (nell’ambito della quota – del 40% del totale dell’opera – affidabile privatisticamente) dal Consorzio COCIV che, per quel che attiene il 60% di lavori da affidare con procedura di evidenza pubblica, ha messo in gara, sempre nel 2014, circa 120 milioni aggiudicati però solo nel 2015. Già fortemente penalizzate dai ritardi con cui la Pubblica Amministrazione (per una molteplicità di cause, la principale delle quali, secondo il 73% del campione rilevato, è il cosiddetto Patto di stabilità interno) è solita pagare (anziché entro i 30 giorni comunitariamente previsti, i pagamenti avvengono normalmente in sei 6 mesi, con punte di ritardo che superano l’anno), le imprese che realizzano lavori pubblici hanno dovuto subire l’ulteriore colpo inflitto del cosiddetto split payment, ossia quel meccanismo introdotto con la Legge di Stabilità 2015 che pone a carico delle pubbliche amministrazioni il versamento dell’IVA relativa alle cessioni di beni e prestazioni di servizi effettuate nei confronti delle stesse. Indolore, in astratto, se il rimborso dell’IVA da parte dell’Erario fosse tempestivo, detto meccanismo rischia invece di rivelarsi fatale nel nostro Paese, in cui l’impresa, per ottenere il rimborso, deve attendere in media circa 470 giorni e, peraltro, nell’ipotesi più favorevole in cui possa accedere alla procedura di rimborso trimestrale, dalla data di emissione della fattura, circostanza che ha comportato l’apertura di una procedura d’infrazione europea, tuttora in atto, nei confronti dell’Italia. Dovendo, per la stessa fattura, attendere almeno 6 mesi per il pagamento e quasi 16 mesi per il recupero dell’IVA, le imprese stanno fronteggiando una crisi di liquidità senza precedenti, ulteriormente aggravata dalle perduranti difficoltà ad accedere al credito. Anche l’edilizia privata si trova in una fase di stallo attribuibile tanto alle note difficoltà legate alla generale assenza di liquidità quanto al prelievo fiscale sugli immobili. IMU, TASI, IRPEF, IRES, IVA e le altre imposte sui trasferimenti e sulle locazioni, hanno fruttato alle casse dello Stato nel 2014 ben 42,1 miliardi di euro di gettito, corrispondenti ad un incremento di 3,8 miliardi rispetto al 2013 (+9,8%). Nel territorio provinciale le compravendite di immobili residenziali avvenute nel 2014 sono rimaste pressoché costanti rispetto al 2013 (-3% nel comune di Alessandria),mentre è da evidenziare un deciso incremento delle compravendite degli immobili strumentali (+ 63% terziario; +18 % commerciale; +54% produttivo). Come già rilevato negli ultimi anni, nel settore privato il dato positivo riguarda le manutenzioni straordinarie che dal 2011 hanno avuto un’impennata del 130%, ma sono interventi modesti che raramente superano la soglia dei 25.000 euro. I permessi per nuove costruzioni sono invece calati del 47% e praticamente inesistenti sono gli abbattimenti per costruire nuovi palazzi. Ben l’85% del campione intervistato ha dichiarato di non voler procedere ad investimenti nel corso del prossimo esercizio (il restante 15% realizzare investimenti di carattere non immobiliare). Dopo anni di calo, il livello delle compravendite di immobili residenziali nel 2014 è rimasto pressoché invariato rispetto al 2013 mentre c’è una ripresa in quello non residenziale: sedi d’uffici e banche, di negozi e centri commerciali, capannoni per industrie, probabilmente indotto anche dall’elevato numero di fallimenti e procedure concorsuali. Risultato dell’ennesimo anno di crisi: il 51% delle imprese intervistate dichiara di aver ridotto il personale (solo il 5% dichiara un aumento); l’85% non procederà ad investimenti nel prossimo anno (il restante 15% farà investimenti prevalentemente di carattere non immobiliare); i tempi di pagamento ai fornitori sono aumentati (in media 134 giorni contro gli 83 dichiarati nel 2014).
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