Nel calcio è la Società che fa la squadra forte, non viceversa: una squadra senza una vera Società alle spalle è destinata a durare quanto il frullo di un passero.
Questo è un momento topico della stagione per i Grigi, per il campionato e (se permettete) per la nostra storia sportiva. Una situazione figlia di una promozione in B arrivata all’improvviso, dopo una campagna acquisti nella quale di giocatori nuovi ne sono arrivati tanti, abbiamo speso nella media (meno di tanti ma più di tanti altri) ma troppi tesserati che dovevano essere ceduti per liberare il posto ai nuovi arrivi sono rimasti e quei pochi che se ne sono andati sono andati con le tasche gonfie. Poi è cominciato un ritiro nel quale i giocatori andavano e venivano come nella toilette di un Autogrill in un giorno di esodo col bollino rosso. Arriva il campionato e, dopo 47 anni di attesa, cinque sconfitte consecutive (0 punti su 15 in palio), la scelta di Longo di rinunciare praticamente a tutti i cosiddetti “rinforzi” per tornare alle origini, cioè al gruppo di riferimento della passata stagione. Niente di strano, visto l’andamento delle cose e la qualità dei nuovi arrivati, se non che Longo, il quale ha fatto in carriera, e non solo qui, sempre cose egregie, due mesi fa non si era bevuto il cervello virando su giocatori scarsi e accantonando quelli bravi.
C’est l’argent qui fait la guerre
Prima considerazione: piaccia o non piaccia in B ci siamo arrivati grazie ai soldi di Di Masi, all’imponente raccolta degli sponsor, al Covid che ha un po’ rimescolato le carte e valori consolidati, e al capolavoro tecnico, tattico psicologico di Longo (non necessariamente nell’ordine). Tutto il resto, a partire dal DS, al settore sanitario, dai magazzinieri fino alla stampa, nella migliore delle ipotesi non ha fatto danni irreparabili ma dubitiamo che i protagonisti si siano spessi dimostrati all’altezza. È triste e poco promettente quando in una qualunque piazza è la squadra che si tira dietro tutto il movimento sportivo. Dovrebbe essere invece il contrario. Dopo 1600 minuti di campionato ci si ritrova – e le esternazioni ufficiali sistematiche di Longo sono lì a dimostrarlo – così piazzati: c’è un gruppo di giocatori solidale fra loro (al di là delle dichiarazioni di maniere ad uso e consumo dei gonzi) che giocano per se stessi, per le proprie famiglie, per i propri compagni e per il loro allenatore ed è per questo che la gente (sempre gli stessi) va al Mocca e si spella le mani. E pure a tal proposito, per mera piaggeria, hanno tentato di confondere in mala fede la causa con l’effetto.
La ribalta delle nullità
Poi ci sono alcuni imprenditori e commercianti (pochissimi peraltro) che hanno scommesso la loro visibilità sulla solidità della Società: queste sono le voci attive. Poi ci sono saprofiti – i furbacchioni, i malati di protagonismo – che tentano di approfittare della situazione cercando di portare a casa vantaggi nelle loro attività o monumenti alla loro vanagloria. Esempio: dopo la vittoria casalinga contro la Cremonese c’è stata la rincorsa a un entusiasmo orgiastico, finto come gli stronzi di plastica che a Carnevale i bambini mettono sulle sedie vuote sperando che chi si siede li schiacci e lo stronzo azioni il fischietto incorporato. Entusiasmo finto perché irrazionale, che non ha colto colpevolmente la valenza tecnica di quella vittoria che aveva peculiarità difficilmente ripetibili. Quando l’abbiamo scritto e motivato siamo stati tacciati di disfattismo. Erano in troppi, tutti convinti (e che si sono fatti convincere volentieri) che ci aspettasse un prosieguo di campionato in discesa con la salvezza lì, a portata di mano. Poi si prende la zuppa contro la cenerentola Pordenone la settimana successiva e la delusione generale si taglia col coltello: in Società tutti muti.
Ma quali cronisti sportivi! Solo pennivendoli
Ma se in un momento così difficile tutti si chiudono in uno sdegnato silenzio lasciando solo Longo a parare il colpo, dove sta la forza dei nostri dirigenti? Capisco la delusione e la stizza di Di Masi che è ovviamente doppia rispetto ai suoi dipendenti, ma c’è un DS pagato anche per affrontare le crisi, se no sarebbe semplicemente un consulente di mercato pagato a spot. E qui arriva l’infamia: l’unico giornalista al seguito a Lignano, nella conferenza stampa a fine partita, anziché fare una sana autocritica sull’atteggiamento irresponsabile tenuto in settimana per cavalcare la tigre (vantaggi? qualche like su Fb e una dozzina di copie in più vendute, forse) chiede al Mister se la squadra non avesse affrontato l’impegno a Lignano con colpevole superficialità. Quella è stata una domanda infame, indegna d’un giornalista che si vanta di essere tifoso sempre presente e che dovrebbe avere ormai ben chiara la realtà e lo spessore del collettivo. Cosa si tende a dimostrare con siffatta domanda retorica, dato che tutto il mondo conosceva già la risposta del mister?
Articoli scritti in italiano maccheronico
Il mister, qualunque cosa pensasse in quel momento, non poteva che difendere il gruppo invece di buttarlo a mare, ma intanto il dubbio è stato instillato nella zucca dell’ascoltatore: ma sarà proprio vero che siamo scarsi come dice il mister? E non potrebbe essere invece che abbiamo perso contro la maglia nera perché i giocatori non si sono impegnati a sufficienza o non sono stati motivati nella maniera giusta. Ergo, la squadra quando fa risultato lo fa perché ben attrezzata, quando invece perde è perché sono dei lavativi. Dopo 5 mesi, di tutto possiamo dire di questi ragazzi tranne che non buttino il cuore oltre l’ostacolo e pure l’entusiasmo sorprendente dei tifosi allo stadio lo dimostra, e non è vero viceversa. Ma il capolavoro della cattiveria arriva lunedì, dopo la sconfitta contro il Cittadella. Ed è “scolpito” su un noto quotidiano sportivo. Cito: “Questa squadra va rinforzata – urla la Nord che offre uno spettacolo meraviglioso – e ha ragione. Basta poco, ma serve”. Ci vuole un interprete per capire se il “basta poco ma serve” lo pensa il cronista o il popolo Grigio. E poi, quel “poco” che cazzo vuol dire?
Undici votati al martirio?
Quattro nuovi titolari sono tanti o sono pochi? Non ci vuole né tanto né poco ma il minimo sindacale per avere buone possibilità di salvarsi perché, così come siamo, è la roulette russa: l’ha mai scritto chiaro, con tanto di analisi preventiva questa giornalista degna di un Pulitzer al contrario, buono come lo stronzo di Carnevale succitato? Siamo davanti alla rivoluzione copernicana nella comunicazione in salsa mandrogna: analisi e sintesi toccherebbero alla stampa specializzata che è pagata per occuparsene, sarà poi lo spettatore, che invece paga, a decidere se e quale posizione assumere rispetto al problema. Qui invece tutto capovolto: il pubblico dice la sua e un giornalista da operetta registra e trasferisce il concetto, infallibile per definizione, al popolo della pelota. Ad essere precisi è dal luglio scorso che, facendo salvo il beneficio d’inventario, sosteniamo che questa squadra è incompleta e poco dotata sia tecnicamente che fisicamente, mentre dal punto di vista tattico è disciplinata e votata al sacrificio.
Un Ds incapace
E bisogna anche ammettere che l’adesione bulgara ai peana nei confronti di Artico, totale ad Agosto, si sta incrinando. Adesso, dopo 16 partite, lo canta in coro la Nord sposando le nostre tesi e proprio chi avrebbe dovuto analizzare valori e difetti di questo collettivo scopre, attraverso i tifosi organizzati che glielo urlano in faccia, quanto fosse vero quello che andiamo scrivendo per cui siamo stati tacciati di sfascismo. Temiamo che in questa piazza tutto vada al contrario: l’allenatore che fa cose eccellenti è lasciato solo con tante cose intorno che non funzionano a dovere, mentre il DS, che ha cannato cinque mercati su cinque, fondendo risorse economiche senza contropartite tecniche adeguate, è glorificato. Un DS, tra l’altro, che non è stato in grado neppure di dare un protocollo valido per organizzare le trasferte (roba sua, non certo prenotare gli alberghi, ma supervisionare la logistica che deve garantire confort e relax per i nostri ragazzi); o razionalizzare il lavoro del settore sanitario che, a occhio, non mi pare impeccabile (roba sua pure quella).
Bla, bla, bla in privato, ma non una conferenza stampa per spiegare
Nonostante tutto ciò pare che gli abbiano prolungato il contratto, mentre lui gira per la città a spiegare a tutti che nessuno in società lo sta a sentire, che lui avrebbe fatto questo e quello ma qualche cattivone lo ha cassato e che poi, adesso arriva la ciccia, lui il campionato l’ha vinto, come ama sempre glorificarsi: ma se, invece di consumare le scarpe a girare la città per imbonire la piazza, convocasse una bella conferenza stampa e, una volta per tutte, dicesse pubblicamente la sua, non sarebbe cosa intelligente e corretta nei confronti di una città che non pensiamo sia felice di queste pelosità bizantine? Sta a vedere che è sgrammaticato come quella cronista e non vuole fare una figura di merda in pubblico. E poi sì, riconosciamolo: un campionato nel quale il suo apporto è stato determinante lo ha vinto: quello dominato dai Grigi in Serie D: lui giocava centravanti e ha fatto 20 gol. Non è stato invece determinante il suo lavoro, secondo noi, da DS la stagione scorsa, anzi pensiamo che i Grigi hanno conquistato la B nonostante lui.
Una squadra è una squadra, si vince tutti insieme, ma basta uno a mandare in palla tutto
Sarebbe come dire che il merito del campionato vinto in C2 con Fioretti presidente, Benelle dirigente, Bencina, Accardi, Fiori, Mazzeni, Galparoli, Mazzeo e compagnia in campo sia da attribuire a Tato Sabadini perché allora sedeva in panchina. Macchè: Tato Sabadini era sì in panchina ma la gestione tecnico tattica la faceva qualcun altro e quindi quella volta abbiamo vinto nonostante l’allenatore, basta guardare la carriera successiva del Tato. Ogni tanto succede nel calcio ma qui certe banali verità non si colgono: una volta abbiamo vinto un campionato vendendo un centravanti che aveva fatto il capocannoniere sostituendolo con uno ingollabile. Come Mourino che ha vinto il triplete con l’Inter cedendo Ibra, centravanti da trenta gol in stagione, sostituito da una punta del Genoa, tal Milito, che ha fatto il suo ma solo in quella stagione straordinaria. Adesso bisogna essere, secondo noi, trasparenti, anche per togliere alibi e scuse precostituite: il tempo di vizi privati e pubbliche virtù è finito.
Scarica barile
Frasi del tipo: “Se mi fossero stati a sentire, ora staremmo meglio”; oppure: “Meglio un DS poco pratico ma onesto perché con il cuore grigio, che un mercenario di cui non ci fidiamo perché non è un tifoso” (dichiarazione autentica e squinternata postata da un “tifoso” su Fb), si dicevano e si leggevano in quei tempi che, dicevamo, sono passati. Adesso la palla passa al Presidente e al DS che, concordando con le esigenze dei mister, ci devono dire – se lorsignori vogliono – come intendono muoversi alla vigilia del mercato e cosa sono in grado di fare. Non vogliamo sapere nomi e cognomi (per sapere quelli c’è una la solita cronista nella manica della Società depositaria di tutti quei segreti che fanno audience) ma le caratteristiche sia dei giocatori che si intendono ingaggiare ma, soprattutto, di quelli che si vogliono cedere perché, nessuno lo ribadisce mai, per ragioni regolamentari che disciplinano il tesseramento, così dove ci ha cacciato il Ds, un nuovo giocatore prevede almeno una partenza. Magari non si riuscirà colpire tutti i bersagli, magari strada facendo dovrai cambiare obiettivo, ma mi pare corretto che chi ha dimostrato tanto affetto debba essere gratificato dalla chiarezza che arriva dall’alto, e chi invece non ha dimostrato finora certe sensibilità può ricredersi davanti alle cose spiegate in modo chiaro, univoco e onesto.
Libertà di stampa vuol dire scrivere la verità
Quanto alla stampa, faccia quello che le passa per la controcassa, figuriamoci. Ma se alcuni cronisti cominciassero a fare il loro mestiere anziché far finta di farlo per tutelare altri interessi sotto mentite spoglie, dove il media diventa solo uno strumento che ti garantisce lo stipendio e la visibilità ma lo si può usare a proprio piacimento (e lo dico da lettore) potrebbero addirittura diventare utili alla causa e, soprattutto, a loro stessi. Una conferenza del genere si farà, non si farà? Non so, ma Longo deve essere recepito da tutti come parte importante e integrante di un gruppo di lavoro che si aiuta e si stima, pur nella completa autonomia operativa, e non un uomo solo al comando, con i suoi dirigenti che aspettano di vedere come la storia finirà. Artico dovrebbe ad esempio prendere atto che ogni volta che i Grigi vincono una partita o centrano un obbiettivo che ha vinto pure lui, altrimenti si compri un club e se lo gestisca in piena trance autoreferenziale nella quale galleggia.
Nonostante tutto la vita continua
È davvero eccezionale, inoltre, che qui, prova provata, il Ds non c’entra una minchia, che lo spirito della quasi totalità dei giocatori, seppur in una situazione di classifica traballante, sia da riferimento quanto a compattezza e unità di intenti mentre chi dovrebbe essere l’esempio ai ragazzi, in realtà non lo è, tutti lavorano ossessionati da diffidenze e scazzi ben noti con dovizia di particolari a tutta la città. Speriamo bene. Questo è stato l’articolo più facile ma più amaro e doloroso che abbiamo pubblicato su questo sito e chi è tifoso e sportivo saprà quanto si può essere sinceramente amareggiati e delusi per queste situazioni di profondo malessere che esulano dai risultati. E che non finisca ad minchiam, come qualcuno invece, tra sé e sé, in fondo spera pure (e un giorno spiegheremo anche il perché).
Si sa, dopo aver assaggiato il miele (la Serie B) anche lo zucchero sembra amaro.